Cose di cui non possiamo fare a meno

Sono indispensabili, invisibili, strategici. Sono i prodotti critici che hanno un ruolo chiave nell’economia globale e dei quali guerra, inflazione e nuovi utilizzi hanno reso difficile il reperimento.
Sono indispensabili, invisibili, strategici. Sono i prodotti critici che hanno un ruolo chiave nell’economia globale e dei quali guerra, inflazione e nuovi utilizzi hanno reso difficile il reperimento.
Ponti, strade, acquedotti e città con l’arrivo del digitale hanno viaggiato sempre di più sulla blockchain e avevano perso l’interesse delle élite globali. Pandemia, embarghi e divieti di passaggio hanno rimesso in agenda il reale rispetto al virtuale.
Nel settore delle materie prime prezzi e ricavi surfano su ritardi nelle consegne e scarsità dei beni. Poco più sotto, si restringono i margini. Andando in profondità i rischi geopolitici spingono verso la sostenibilità per cui servirebbero investimenti enormi.
Sarà ancora l’uomo a muovere il capitalismo, o lo farà la natura? All’orizzonte c’è però un investitore di maggioranza silenzioso e ingombrante. Un investitore escluso, a cui non si è ancora dato spazio.
Perché instabilità e conflitti preoccupano i capi d’azienda più di inflazione, volatilità dei prezzi dell’energia e delle risorse e tassi di interesse.
Non c’è solo la guerra Russia-Ucraina. La convergenza di fattori di crisi sul settore alimentare globale può diventare la sfida più grande dei prossimi anni.
La scarsità di risorse idriche che il pianeta sta attraversando non può essere superata solo con soluzioni tecniche. Perché occorre un approccio politico di sistema.
Ogni generazione è costretta a gestire l’ignoto, anche se qualcuna sembra esserlo più delle altre. Eppure, abituarsi ad affrontarlo è possibile, e ha molto a che fare con il sapere.
Se le aree urbane sono oggi in prima linea ad affrontare l’offensiva portata dal cambiamento climatico, come possono individuare e organizzare una riposta di sistema?
Rincari di materie prime, logistica, energia, e anche della transizione verso un’economia sostenibile: il consumatore riuscirà a sopportare tutto questo peso?
Consumatori e investitori, autorità regolatorie e Governi stanno chiedendo al mondo economico una svolta sostenibile e una spinta verso l’economia della condivisione.
Chi sono, cosa fanno e perché possono essere così utili ai cambiamenti che le aziende stanno affrontando a patto di sapersi mettere in ascolto.
La strada verso il cambiamento climatico non è un pranzo di gala. E sta portando la già viva competizione commerciale e militare tra USA e Cina, sul terreno del clean tech.
Da dove viene e che destino avrà la tendenza crescente delle imprese a considerare la natura come partner del proprio business.
La storia di Paolo Raineri che studiando i comportamenti degli elefanti marini ha fondato Yumi che dà un valore agli elementi intangibili.
Dopo gli anni della ricerca ossessiva di scalabilità, profitti e quotazioni veloci, l’economia della condivisione si converte a un tempo lento e si concentra su uno schema nuovo ispirato al modello cooperativo.
Il virus incide sulle nostre performance lavorative. Conservare l’equilibrio tra tempi e spazi e tenere stretta la creatività che nasce fuori dai nostri contatti abituali è la vera sfida.
L’ufficio è al centro della scena. Il suo svuotamento mette in crisi l’economia che ci gira intorno, e la sua riorganizzazione interna sarà decisiva per tornare a viverlo. Ma con quali regole e spazi?
Perché nel percorso evolutivo della sanità e della salute, in cui la tecnologia sta cambiando i rapporti tra aziende e pazienti, l’informazione è decisiva.
L’onda del delivery è partita con qualche hamburger spedito da una parte all’altra delle città. Oggi si è allungata ed allargata con effetti su mezzi, app, modalità e settori.
Le teorie economiche devono ancora prendere coscienza dell’inizio di un nuovo periodo occupazionale per gli over 60. E dovrà avere tempi, regole e modalità nuove.
I consumi globali sono polarizzati tra due generazioni contrapposte: Millennials e Silver. Una generazione diversa dall'altra che guida le strategie delle imprese.
Di fronte a incertezze politiche, mercati instabili, concorrenti inediti e nuove tecnologie, come reagiscono e quale forma prendono i modelli organizzativi, e la gerarchia?
L’amazonizzazione ha pervaso tutti i settori: velocità ed efficienza sono le parole d’ordine. Così aziende e consumatori non sono più disposti a farne a meno del delivery. E il settore è già in consolidamento.
È la prima volta che l’uomo si sente minacciato da questo materiale così diffuso, la plastica, da imporgli una vita diversa, fatta di piccoli cambiamenti nel quotidiano. Che modificano in maniera sostanziale l'economia.
È possibile fare un bilancio, anche parziale, della sharing economy? Va presa come una benedizione per ogni soggetto economico? Il modello sta sedimentando lentamente, rivela pregi e difetti, con aree molto fertili e zone d’ombra.
Se il digitale ha rotto ogni barriera di accesso al mercato, come è possibile individuare i propri concorrenti? I successi e i fallimenti recenti suggeriscono alle aziende di cambiare punto di osservazione: guardare settori e dimensioni diverse.
Algoritmi, intelligenza artificiale e una produzione mai vista di dati quotidiani proietta le scelte economiche individuali e delle imprese solo verso il futuro. Eppure la memoria, il passato, il vintage e gli archivi acquistano un valore strategico decisivo.
Produzione, trasformazione, distribuzione, informazione e gestione sono le parole che descrivono i più diffusi processi economici. Ma ce n’è una ancora più lunga. Ha 18 lettere, fa impazzire il T9, ma accorcia tutte la altre : la disintermediazione.