Quale Metaverso resterà

Second Life, ovvero l’esperimento più simile al cosiddetto Metaverso, ha compiuto 20 anni ad agosto 2023. Oggi ha 750 mila user mensili, più di quelli che ne aveva nel suo mome
È possibile fare un bilancio, anche parziale, della sharing economy? Va presa come una benedizione per ogni soggetto economico? Il modello sta sedimentando lentamente, rivela pregi e difetti, con aree molto fertili e zone d’ombra.
È possibile fare un bilancio, anche parziale, della sharing economy? Va presa come una benedizione per ogni soggetto economico? Il modello sta sedimentando lentamente, rivela pregi e difetti, con aree molto fertili e zone d’ombra.
Uno dei futuri possibili della sharing economy, quello forse più radicale, è nelle parole che la parlamentare danese Ida Auken ha consegnato al Global Future Councils del World Economic Forum del 2016. Si tratta di una prospettiva iperbolica, molto evoluta e raffinata, che descrive il 2030: un mondo in cui dimenticare i pronomi personali, perché la proprietà mio-tuo-suo sarà quasi scomparsa, tutto verrà prodotto pensando al riciclo-riuso, e lo shopping morirà, perché l’acquisto cederà il passo all’utilizzo.
Ida Auken ha voluto aprire un dibattito, appena cominciato, con una posizione forte e provocatoria, lasciando poi i puntini di sospensione sul futuro di uno dei modelli che ha portato più scompiglio e novità nel mondo dell’economia. I numeri ci sono, e si trovano ovunque: partendo dalle performance dei suoi due più noti protagonisti (Uber e AirBnb) si stima che la condivisione crescerà, dagli oltre 15 miliardi di dollari l’anno, fino ai 335 miliardi nel 2025.
Sono risultati buoni e parlano di un settore che porta soprattutto investimenti e non ancora grandi utili, diviso tra questi grandi attori:
Ad oggi, filtrando questi dati in maniera grezza, è chiaro che le piattaforme fanno utili sottili, come quelli dei fornitori, ma senza i loro ingenti investimenti; e gli utenti hanno anche loro una loro piccola dose di risparmio.
Il sistema della sharing economy, pur volendo applicare la condivisione a tutto, non solo a biciclette, automobili, case, non allarga ancora la platea del guadagno, ma in qualche modo porta diffusi vantaggi indiretti, come:
Nonostante il car sharing, per esempio, non abbia ancor prodotto utili di bilancio robusti, ma solo grandi investimenti, ha influenzato i comportamenti dei consumatori:
Nonostante Uber e AirBnb abbiano poi sollevato problematiche legate al lavoro e all’imposizione fiscale, i loro ecosistemi hanno contribuito all’emersione di mercati che prima del loro arrivo restavano nascosti, e al tentativo di risolvere inefficienze che erano celate dietro a privilegi di categoria o barriere artificiali di mercati che prima o poi dovevano essere aperti.
EVOLUZIONE E NUOVI PROTAGONISTI
Molti di questi vantaggi sono stati inattesi. E sono anche arrivati dall’esterno rispetto al core business della condivisione o agli attori direttamente coinvolti nell’offerta (provider e piattaforme).
Sono anche arrivate sorprese altrettanto inattese dagli spazi creatisi lungo il percorso, che stanno lasciando il campo aperto a nuove strategie, che oggi guidano l’evoluzione del modello originale.
Ci sono nuovi intermediari, come Sweetguest, che gestiscono i passaggi tra utenti e proprietari di case in affitto, compresi i servizi di pulizie e lavanderia, e la gestione dei rapporti dei proprietari con AirBnb.
Nascono modelli misti, direttamente ispirati dagli stimoli della sharing, come quello della start up Riversimple, che produce auto destinate solo all’affitto e non alla vendita: ritirate, sistemate e riaffittate di nuovo.
E vi sono persino cicli produttivi influenzati dalla sharing, come i primi appartamenti e condomini in Florida, progettati per essere espressamente destinati alla condivisione.
Di queste evoluzioni, volontarie o casuali, ce ne sono e saranno molte. Anche dentro a settori che non hanno la possibilità di applicare il modello puro della condivisione, e non sono considerati “fit” per la sharing.
I due driver che certamente continueranno a influenzare i cambi di strategie della condivisione sono già evidenti:
Sono due stimoli che portano a miglioramenti che superano il modello della condivisione. E funzionano solo se convivono.
Infatti, per esempio:
Saranno questi i due principali metri di misura, utili da una parte a controllare il tentativo di applicare la sharing a qualsiasi settore, e dall’altra a prenderne in prestito qualche strumento per migliorare altri modelli di business e rendere efficiente l’utilizzo non ancora sostenibile di spazi, risorse, prodotti, materie prime e macchine.