Le infrastrutture fisiche governano il mondo

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Le infrastrutture fisiche governano il mondo

Ponti, strade, acquedotti e città con l’arrivo del digitale hanno viaggiato sempre di più sulla blockchain e avevano perso l’interesse delle élite globali. Pandemia, embarghi e divieti di passaggio hanno rimesso in agenda il reale rispetto al virtuale.

Anzi, nonostante la sua immagine vetusta e così poco sexy, non ha mai perso importanza. E ora torna in scena con prepotenza, chiedendo attenzione e soldi. Anche dove non si vede.

INTEGRARE IL DIGITALE

Da oltre trent’anni lo sviluppo digitale riesce a ritagliarsi grandi o piccoli pezzi di budget in ogni settore. Non c’è organizzazione pubblica o privata, dalla salute all’energia, dai trasporti alle costruzioni, che prima o poi non riesca a dare spazio e soldi a reti, connessioni, tecnologie e strumenti virtuali. Fino ad oggi, per un organo collegiale o di vertice politico o economico è stato piuttosto semplice mettere il digitale all’ordine del giorno, perché gli ha permesso di vestire l’abito nuovo dell’innovazione e dire a chi osserva “stiamo guardando avanti”.

È stato invece molto più complicato – e meno appagante dal punto di vista dell’immagine data – trovare soldi e capacità di spesa, ed organizzare il consenso per riparare un ponte o pianificare la realizzazione di una strada o il cablaggio di una città. Figuriamoci per un elemento strutturale magari lontano, come un acquedotto, oppure non così visibile, come un gasdotto. Raramente un investimento in un’infrastruttura fisica prende piene pagine di giornali; per giunta ha ritorni lunghi e chiede pazienza perché non mostra immediatamente i risultati tangibili voluti.

IL RITORNO OBBLIGATO

Poi d’improvviso una malattia globalmente estesa ha richiesto un blocco della circolazione delle persone dentro e fuori i confini nazionali, benché provvisorio o alternato. Una guerra ha minato la funzionalità fisica di ponti e porti, strade, centrali elettriche ed aeroporti. Ed embarghi commerciali hanno bloccato il flusso di merci e materie prime, rimestando in modo disordinato e confuso i normali flussi di materiale fisico che compongono le filiere di approvvigionamento globale. Ognuno di questi fattori ha contribuito ad alzare la posizione delle infrastrutture fisiche nell’ordine del giorno nell’agenda globale.

INFRASTRUTTURE DI PASSAGGIO

L’infrastruttura è un elemento connettivo. Indica infatti la connessione di componenti a costituzione di un’armatura, una formazione stabile e solida. La prima e intuitivamente più necessaria perché evidente, è quella che permette un passaggio da un punto ad un altro. Ne abbiamo capito l’importanza strategica con il recente conflitto russo-ucraino:

  • sono state bombardate le strade principali;
  • è stato fatto esplodere il ponte Kerch tra Russia e Crimea
  • sono stati danneggiati il gasdotto North Stream sul fondale del Mar Baltico ed uno vicino a San Pietroburgo.

Come queste, sono infrastrutture fisiche critiche per il passaggio le autostrade e gli aeroporti, i condotti per le energie e l’acqua così come i rigassificatori in terra o in mare, le linee ferroviarie e le stazioni e i cavi elettrici o sottomarini che costituiscono la dorsale di cablaggio (infrastrutture di velocità).

INFRASTRUTTURE DI SICUREZZA 

Per un attimo, l’eccesso di attenzione per l’elemento digitale ci ha ostacolato lo sguardo anche sull’elemento geografico, che non ha mai perso importanza. Solo oggi, all’aumentare delle necessità di limitazione del passaggio in molte parti del mondo, ricordiamo l’importanza delle infrastrutture destinate alla sicurezza come le frontiere e i punti di confine.

Ad oggi, che siano nuove difese in acciaio o recinzioni presidiate, barriere in cemento o fortificazioni a mo’ di vecchi limes, nel mondo ci sono 74 muri con funzione di blocco della connessione fisica. Ce n’è in Polonia, in Israele come in Texas. Per la maggior parte sono stati costruiti negli ultimi 20 anni, e una quindicina è in corso di progettazione. Hanno ragioni varie, quasi sempre connesse alla sicurezza e con l’intenzione di limitare terrorismo, contagi, flussi migratori, contrabbando e spaccio.

Allo stesso modo, cresce l’importanza delle infrastrutture di stoccaggio di prodotti o materie prime o energia, oppure che consentono un provvisorio punto di sosta nell’attesa del passaggio successivo, come:

  • il Porto di Odessa da cui passano il grano ucraino e russo verso il mondo; 
  • il Porto di Amburgo, strategico non solo per la Germania, che desta l’interesse dell’azienda cinese della logistica Cosco;
  • datacenter di stoccaggio dati nella Svezia del Nord;
  • la Diga di Mosul sul fiume Tigri in Iraq.

INFRASTRUTTURE IMMAGINARIE

Già dal 2021 gli investimenti in infrastrutture fisiche stanno aumentando, pur non raggiungendo ancora i livelli necessari allo sviluppo, perché cominciano a ridestare l’interesse delle élite economiche, finanziarie e politiche. E per due motivi:

  • sono ri-considerate uno strumento di sviluppo economico (com’è evidente in Africa);
  • sono strumenti geopolitici di difesa, controllo, influenza (come in Medio Oriente, in Asia e nei futuri insediamenti artici).

Questo cambio di paradigma le rimette ora al centro della scena come all’epoca della rivoluzione industriale e del periodo postbellico. Ci ricorda lo sviluppo ferroviario americano, gli aiuti ricevuti dopo la Seconda guerra mondiale e la costruzione delle prime autostrade.

Torneranno dunque decisivi, in tema di investimenti e di crescita dei relativi business, i settori LIT – la logistica, le costruzioni e i trasporti – così come i ruoli diversi delle aziende pubbliche. Ma la Via della Seta – mancata o realizzata – il probabile passaggio a Nord Ovest tra i ghiacci delle rotte artiche, e quello sempre più conteso dello Stretto di Malacca prossimo al bollente Mar Cinese Meridionale indicano la presenza anche di infrastrutture immaginarie.

​Antonio Belloni è nato nel 1979. È Coordinatore del Centro Studi Imprese Territorio, consulente senior di direzione per Confartigianato Artser, e collabora con la casa editrice di saggistica Ayros. Scrive d'impresa e management su testate online e cartacee, ed ha pubblicato Esportare l'Italia. Virtù o necessità? (2012, Guerini Editori), Food Economy, l'Italia e le strade infinite del cibo tra società e consumi (2014, Marsilio) e Uberization, il potere globale della disintermediazione (2017, Egea).