Narrazioni economiche da non sottovalutare

Society 3.0


Narrazioni economiche da non sottovalutare

Quando l’economia fa una curva, stretta o larga che sia, quasi sempre c’è dietro un nuovo racconto favorito, se non addirittura spinto, da cosa (si) dice la gente. Quali sono le 10 storie più gettonate adesso?

Fare debiti comincia a costare troppo, l’innovazione è ora una minaccia, la Germania è in deficit e si riarma, l’Europa si indebita, la Cina diventa pericolosa, l’energia ora costa e il mondo deve tornare verde. Di cambi del genere, negli ultimi quindici anni, possiamo contarne almeno una decina. Sono le storie che stanno modificando il nostro modo di pensare ed influenzano le decisioni di tutti su tutto: acquisti e consumi, investimenti e procreazione, debiti ed assicurazioni, automobile e vacanze…

I cambi di direzione delle scelte economiche e di vita sono spinti da altrettanto grandi cambi di narrazione: piccole storie individuali che le persone si scambiano trasformandole in storie collettive. Cosa si dice la gente si addensa così in scelte comuni, e bisogna tenerne conto.

Sembra incredibile, ma è proprio il Nobel per l’economia Robert Shiller a suggerirci di accantonare per un attimo gli studi economici fatti di numeri e di scienze dure (Narrative economics: How stories go viral & drive major economic events).Per capire dove va l’economia dobbiamo certo prender le statistiche, ma c’è qualcosa di più importante: dobbiamo soprattutto ascoltare cosa (si) dice la gente.

Passato, presente e futuro: i piani si sovrappongono

È un cambio di approccio notevole ma utile, proprio perché siamo ad un punto critico sulla strada verso la comprensione di cosa accade nell’economia di un mondo complesso e costretto a navigare nell’incertezza.

Pensandoci bene, al momento quali strumenti abbiamo sul tavolo? Fino ad oggi, le statistiche ci hanno appunto insegnato, e ci aiutano, a lavorare col passato, a pesarlo, ponderarlo e fare previsioni basandoci su cosa è successo prima.
Come un oracolo, ora è arrivata l’Intelligenza Artificiale e ci aiuta a fare predizioni e a lavorare col futuro. A simulare e fare sintesi di ciò che potrà accadere domani e oltre.
Così ci arrovelliamo per delineare scenari, ragionare su cigni neri e wild cards manipolando sensibili anticipazioni e restando pronti ed aperti ad affrontare ogni sorpresa. Ma in quale tempo incastoniamo la valutazione dei si dice, de il vento sta cambiando, dei si sente o è nell’aria, di quelle storie comuni che i latini cominciavano con il dicitur, ovvero il si narra che…?

Sono queste mezze frasi della gente a dirci ora, soprattutto via social network, come cambia la morale dei consumatori, la fiducia degli investitori tanto preziosa per i banchieri centrali e l’inflazione, il sentiment studiato dai moderni aruspici. Oggi il carotaggio più innovativo e finalmente possibile è l’indagine del tempo reale, il lavorare con il presente pesando le parole che si scambiano le persone attraverso gli strumenti tecnologici – in pubblico o in privato.

Le 10 narrazioni che cambiano

Eppure, le narrazioni ci sono sempre state. Hanno sempre avuto ed hanno ancora modalità virali per diffondersi di bocca in orecchio, vere o fasulle che siano. Gioacchino Rossini fece cantare al Don Basilio un’aria del Barbiere di Siviglia che diceva:

La calunnia è un venticello, Un’auretta assai gentile, Che insensibile, sottile, Leggermente, dolcemente, Incomincia, incomincia a sussurrar. Piano, piano, terra terra, Sottovoce, sibilando, Va scorrendo, va scorrendo. Va ronzando, va ronzando. Nell’orecchie della gente. S’introduce, s’introduce destramente. E le teste ed i cervelli. Fa stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo. lo schiamazzo va crescendo, prende forza a poco a poco, vola già di loco in loco, sembra il tuono, la tempesta. Che nel sen della foresta, va fischiando, brontolando. E ti fa d’orror gelar. Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia. E produce un’esplosione. Come un colpo di cannone…

Nel 1816, quando Rossini scrisse l’opera non aveva a disposizione le analisi in tempo reale su un’infinita mole di dati provenienti dai social network, ma la viralità con cui si propagano e cambiano le narrazioni era già chiara.
Cambiano, infatti, con le stesse dinamiche epidemiche di sempre. Lunghe o brevi, annunciate o improvvise, finiscono per influenzare i pensieri delle persone e modificarne i comportamenti. Ogni storia penetra quotidianamente nella nostra memoria a breve termine fino ad accomodarsi in quella a lungo termine e cambiare la memoria collettiva.

Sul disco fisso vengono incise nuove convinzioni, e nuovi schemi mentali prendono il posto di altri. Nuove idee cambiano le conversazioni quotidiane finché:

  1. causano la corsa ai prelievi ed il collasso delle banche, come nei recenti casi dell’americana SVB o della svizzera Credit Suisse;
  2. fanno accettare con serenità che la Germania si riarmi e produca deficit della bilancia commerciale dopo 30 anni;
  3. lasciano diffondere l’idea che l’Europa possa produrre debito o che il denaro cominci a costare di più;
  4. trasformano la Cina, da miglior alleato commerciale, in un pericoloso competitor economico e militare;
  5. fanno pensare che le piattaforme web, da agenti di sviluppo, diventino minacciose sfruttatrici di lavoro e di dati;
  6. mutano la globalizzazione, regno della libera circolazione, in un inferno di materie prime critiche scarse ed embarghi energetici;
  7. fanno perdere posizione al terrorismo nella lista delle principali minacce, dopo anni in cui ha influenzato l’agenda globale;
  8. ci fanno considerare l’energia, da costo quasi fisso, come una variabile generatrice di incertezza costante;
  9. rendono il clima non più un alleato, ma un nemico schizofrenico da cui tutelarsi;
  10. si considera il mondo una risorsa finita, non sfruttabile senza regole.

Quanto conta il digitale sul cambio di narrazione

Già nel 2008, per esempio, il sociologo Zygmut Bauman sosteneva che l’idea di progresso stesse passando da una promessa di felicità condivisa e durevole a una minaccia imprevedibile e inarrestabile. Ma cosa amplifica oggi il cambio di narrazioni popolari che influiscono su grandi eventi e grandi fenomeni economici e sociali?
Lo sviluppo delle tecnologie e delle comunicazioni digitali, insieme all’aumento della nostra incertezza (non è escluso che si auto-alimentino), ha ora effetti importanti sulle narrazioni. Tra cui:

  • la velocità e l’accelerazione della loro diffusione (ancora più immediata di quel 1895 in cui Gustave Le Bon scrisse Psicologia delle folle);
  • la connessione totale (tutti in ogni momento ed in ogni luogo possono riceverle e diffonderle);
  • l’effetto moltiplicatore informativo (decido e immediatamente lo faccio sapere).

Possiamo farli riassumere alla perfezione dal personaggio della giornalista Zoe Barnes di House of Cards: “…ricorda sempre che al giorno d’oggi, quando parli a una sola persona, è come se parlassi a mille”.

​Antonio Belloni è nato nel 1979. È Coordinatore del Centro Studi Imprese Territorio, consulente senior di direzione per Confartigianato Artser, e collabora con la casa editrice di saggistica Ayros. Scrive d'impresa e management su testate online e cartacee, ed ha pubblicato Esportare l'Italia. Virtù o necessità? (2012, Guerini Editori), Food Economy, l'Italia e le strade infinite del cibo tra società e consumi (2014, Marsilio) e Uberization, il potere globale della disintermediazione (2017, Egea).