La magica scienza del What if

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La magica scienza del What if

Economia di guerra, fine dell’Antropocene, vita fino a 100 anni: fare ipotesi estreme ed etichettare il futuro chiedendosi cosa accade è utile solo se ci porta a scelte decisive e comportamenti nuovi che ricadono sul presente.

La voglia di fare i conti con il futuro cresce e ci spinge sempre di più a fare ipotesi estreme e disegnare scenari sulle più dirompenti novità che nei prossimi anni possono cambiare definitivamente la nostra vita. Ma anche se ci aiuta a ragionare sul dopo e pensare a nuove soluzioni, quella del What if è una scienza inesatta e ci può allontanare dal vivere il presente, l’unico tempo in cui possiamo plasmare il domani senza consumarlo in anticipo.

Un’ipotesi

Proprio in questi giorni ci stiamo passando molto vicino. È il futuro di un mondo non più piatto come quello preconizzato da Thomas L. Friedman, ma completamente diviso in due.

Da una parte potremo avere tutti i Paesi amici della Cina, invitati o persuasi a:

–   consumare merce cinese; 

– servirsi di mezzi di trasporto e macchine cinesi;

–   usare moneta cinese;

–  transitare o poter entrare ed uscire da paesi amici della Cina; 

–  utilizzare canali di informazione, web, siti di eCommerce cinesi; 

–   essere approvvigionati da materie prime solo di marca cinese.

E dall’altra tutti gli altri Paesi.

È solo un’ipotesi.

Ed è solo una delle tante fatte in questo tempo di navigazione nell’incertezza da chi muove grandi masse di denaro, sposta investimenti e prodotti e lavoro su scala globale ma deve confrontarsi con eventi proiettati su scala locale.

Le tendenze dietro il what if

Quella del fare tante ipotesi su cosa accade se – in inglese What if – è quasi una scienza magica, ma è spinta da un insieme di tendenze molto profonde e reali in atto da anni, capaci di farci rivolgere ossessivamente lo sguardo verso il futuro.

Tra questetendenze, le più importanti sono:

  • il progresso tecnico e tecnologico; 
  • il consumo delle risorse del pianeta e l’intervento dell’uomo su di esso; 
  • l’invecchiamento della popolazione occidentale e l’aumento di quella mondiale.

Tutte e tre sono lunghe e si proiettano in un futuro altrettanto lungo, ma stanno vivendo una grande accelerazione proprio in questo momento storico. Ecco perché sono il campo da gioco ideale per il What if.

Per questo, il tempo accelerato che stiamo vivendo ci spinge a concentrare molti dei nostri sforzi intellettuali verso la costruzione di proiezioni del futuro prossimo, alla ricerca dell’elemento capace di stravolgerne le regole.

Cerchiamo infatti:

  • la Next Big Thing tecnologica e capace di deformare l’economia o alla finanza; 
  • l’evento di frattura politico in grado di rompere gli schemi statuali;
  • lo stravolgimento ambientale che può cambiare il destino del pianeta; 
  • la novità che può incidere sulla vita e la salute di tutti.

Ipotesi estreme su guerra, ambiente, salute

Il campo di esercizio di queste ipotesi può essere poi ridotto a tre macro-ambiti: è il perimetro in cui cerchiamo di pensare a come e quando e su cosa dovremo decidere improvvisamente.

La guerra e gli Stati

Il primo indaga quasi sempre le intersezioni latenti tra l’economia e la politica, quelle potenzialmente esplosive ed in grado di portarci a rotture definitive degli schemi attuali e di influenzare la vita economica o democratica di tutti noi.

Per esempio, cosa accadrebbe se:

  • il prezzo del petrolio andasse a 200$ al barile? A luglio del 2008 aveva infatti toccato il picco di 147$ per cause geopolitiche e finanziarie ma è anche andato sottozero nel periodo del Covid19;
  • l’Italia non producesse più acciaio? La crisi strutturale che ha colpito l’Ilva di Taranto (oggi Acciaierie d’Italia) è emblematica e ripetibile e potrebbe essere più conveniente produrlo altrove… 
  • l’Europa fosse tempestata da una guerra ibrida intensa e capace di bloccare le strutture di comunicazione, la logistica ed i trasporti, gli ospedali come gli aeroporti, le piatteforme digitali e di pagamento?
  • il dollaro non fosse più la valuta di riferimento degli scambi internazionali?

Ambiente e risorse

Il secondo macro-ambito di ipotesi cerca di scoprire gli effetti dannosi estremi sull’ambiente da quando il pianeta è modificato dall’uomo (Antropocene), ma anche i comportamenti del pianeta in grado di stravolgere la vita dell’uomo.

Per esempio, cosa accadrebbe se:

  • si estinguessero gli insetti, magari cancellati da un disastro chimico o atmosferico, provocando una riduzione netta dell’impollinazione o della produzione di vegetali o frutta su scala globale?
  • un super vulcano in Indonesia eruttasse provocando una piccola era glaciale (come quella descritta da Philipp Blom, accaduta tra il 1570 ed il 1700) ed un abbassamento della temperatura globale di cinque gradi?
  • nei Paesi del Sud del mediterraneo mancasse l’acqua potabile da giugno a settembre o le estati in quest’area durassero sei mesi l’anno invece che due o tre?

Tecnologia e salute

Il terzo macro-ambito raccoglie poi le ipotesi riguardanti il campo della salute e della medicina, così come quello delle tecnologie in grado di produrre profondi cambiamenti nella vita umana.

Per esempio, cosa accadrebbe se:

  • la vita media arrivasse a 90 anni? Quali conseguenze avrebbe sul lavoro, sulla famiglia e sui risparmi, sulla casa e sui vari sistemi di welfare pubblici e privati? 
  • la natalità dei paesi sviluppati si riducesse a 0,5 figli per donna, o l’età media di un parto arrivasse 40 anni, o la concentrazione media di spermatozoi i riducesse a soli 20 milioni per millilitro? 
  • grazie alle tecnologie per la prevenzione fossero ridotte drasticamente le malattie neuro degenerative, quelle vascolari ed oncologiche, portando vicino allo zero il ricorso ai farmaci?

Allo stesso modo potremmo fare ipotesi estreme anche sul nostro paese.

Per esempio, cosa accadrebbe in Italia se:

  • il 50% delle imprese passasse in mani straniere?
  • il risparmio fosse eroso del 50% da una bolla immobiliare o una crisi? 
  • il 30% degli ospedali chiudesse per carenza di personale?
  • il sud si spopolasse del 50%?

Un buon allenamento?

Il What if però non è una scienza, ma un’arte imperfetta. I suoi disegni impressionistici ci possono far intuire il futuro ed aiutarci a fare un allenamentocontinuo ed utile alla programmazione di ciò che speriamo ed alla prevenzione di ciò che rifuggiamo.

In un mare incerto, tra il possibile e l’impossibile, può farci risparmiare costi indesiderati, ma anche portarci in oceani troppo lontani per essere esplorati e per produrre conseguenze significative su ciò che pensiamo e facciamo oggi.

Può certo aiutarci a ragionare su alcuni ambiti importanti per tutti, come:

  • la sicurezza politica e la democrazia;
  • la salute, l’alimentazione e la riproduzione; 
  • l’economia, il lavoro ed il risparmio.

Ma diventa tempo perso se è solo congettura, se non cambia i nostri comportamenti e se ci fa consumare così tanto futuro prima di viverlo, da allontanarci sempre di più dal presente come terra nuova da esplorare e indagare.

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​Antonio Belloni è nato nel 1979. È Coordinatore del Centro Studi Imprese Territorio, consulente senior di direzione per Confartigianato Artser, e collabora con la casa editrice di saggistica Ayros. Scrive d'impresa e management su testate online e cartacee, ed ha pubblicato Esportare l'Italia. Virtù o necessità? (2012, Guerini Editori), Food Economy, l'Italia e le strade infinite del cibo tra società e consumi (2014, Marsilio) e Uberization, il potere globale della disintermediazione (2017, Egea).