Relazioni sociali e AI: cosa cambia

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Relazioni sociali e AI: cosa cambia

C'era una volta ELIZA, il primo software di analisi del linguaggio umano che segnò l'inizio di un'avventura tecnologica nel mondo cambiando il modo di relazionarci. Dove potremo arrivare adesso?

Nel 1966 Joseph Weizenbaum, informatico del MIT di Boston, sviluppò ELIZA, un programma capace di simulare una conversazione con uno psicoterapeuta. Fu un passo significativo: la tecnologia cominciava a entrare nel territorio delle relazioni umane. Da allora, l’evoluzione non si è più fermata, trasformando radicalmente l’interazione uomo-macchina.

Come l’intelligenza artificiale sta cambiando le relazioni umane

Negli anni ’90 un altro momento chiave: il Tamagotchi. Questo piccolo animaletto virtuale non aveva alcuno scopo pratico, se non quello di costruire un legame affettivo con il suo possessore. È stato il primo essere robotico a chiedere amore all’uomo.

Oggi interagiamo quotidianamente con chatbot, assistenti virtuali e sistemi che rispondono alle nostre domande in modo immediato, 24 ore su 24. Questi strumenti soddisfano rapidamente il nostro bisogno di informazione e ascolto, e questo è piacevole, ma può anche generare aspettative irreali verso le relazioni umane.

Le persone non sempre riescono a rispondere alle nostre esigenze nel modo in cui un software lo fa. L’AI non si offende, non si stanca, non si dimentica. È sempre pronta a continuare la conversazione, anche dopo ore, senza alcun rancore. Se il nostro cane fosse un essere robotico, resterebbe per sempre un cucciolo adorabile. E se lo fosse il nostro partner? Potremmo essere certi di rimanere al centro del suo universo.

Relazioni e AI: perché creiamo relazione con l’intelligenza artificiale

Il bisogno di scambi relazionali è fondamentale per l’essere umano. Quando questi mancano o non sono soddisfacenti nella realtà, la tecnologia offre un rifugio semplice. Il “meglio di niente” diventa presto “meglio di qualcosa”, e a volte persino “meglio di tutto il resto”.

L’interazione con l’intelligenza artificiale nasce spesso dal desiderio di riempire spazi vuoti, trovare ascolto, sentirsi riconosciuti. E la risposta, anche se simulata, può sembrare così perfetta da farci dimenticare che si tratta di una macchina.

L’importanza di un uso consapevole e critico dell’IA

Nonostante l’efficienza e la comodità offerte da questi strumenti, è fondamentale ricordare che l’IA non è una persona. Le relazioni sociali simulate, per quanto ben costruite, non sono autentiche.

Serve una riflessione etica sull’uso dell’intelligenza artificiale nelle relazioni. Le macchine non provano emozioni, e anche se imitano la comunicazione affettiva, lo fanno in modo programmato, senza alcuna esperienza reale.

Educare all’intelligenza artificiale: una sfida culturale e sociale

Per convivere in modo sano con questi strumenti serve alfabetizzazione digitale, ma anche pensiero critico e formazione etica. È importante fornire alle persone – soprattutto alle nuove generazioni – gli strumenti per distinguere tra un’interazione simulata e una reale.

Educare all’intelligenza artificiale significa anche spiegare quali sono i limiti della tecnologia, affinché le persone non ne diventino dipendenti o illuse da una falsa reciprocità emotiva.

Verso un equilibrio tra connessione tecnologica e autenticità umana

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando le relazioni sociali, offrendo vantaggi evidenti ma anche sfide complesse. Può favorire comunicazione e inclusione, ma non deve sostituire le relazioni umane, con tutte le loro imperfezioni.

È proprio in quelle imperfezioni che risiede la nostra crescita personale e sociale. Integrare l’AI nelle nostre vite senza rinunciare all’ascolto, alla complessità e alla ricchezza delle emozioni umane sarà la vera sfida dei prossimi anni.

*Articolo pubblicato il 30 ottobre 2023 e sottoposto a successive revisioni

Digital wellness coach, mindfulness trainer e psicologa. Aiuta le persone a costruire e coltivare il proprio equilibrio interiore nell’era dell’iper-connessione digitale. Nei suoi percorsi e masterclass guida in particolare professioniste e professionisti a migliorare le proprie abitudini per avere più focus, tempo e benessere mentale. Organizza anche ritiri digital detox in cui accompagna gruppi di persone a disconnettersi per riconnettersi a sé.