Intelligenza artificiale e relazioni sociali

Well being


Intelligenza artificiale e relazioni sociali

C'era una volta ELIZA, il primo software di analisi del linguaggio umano che segnò l'inizio di un'avventura tecnologica nel mondo cambiando il modo di relazionarci. Dove potremo arrivare adesso?

Era il 1966 e Weizenbaum, un informatico del MIT di Boston, pubblicò ELIZAa, un programma che simulava una conversazione con uno psicoterapeuta. Fu un passo significativo della tecnologia che entrava nel territorio delle relazioni.

La ricerca è andata avanti e negli anni ’90 c’è stata un’altra tappa rilevante dell’evoluzione tecnologica nel campo delle relazioni umane. Ricordi il Tamagotchi? Il giochino che ha segnato una svolta nella relazione tra essere umano e robot in quanto è stato il primo essere robotico a chiedere amore all’uomo. Il piccolo animaletto virtuale, infatti, aveva l’unica finalità di instaurare una relazione affettiva con il suo possessore. Non si trattava di un software che aiutava le persone a svolgere delle attività pratiche e concrete della loro vita ma semplicemente di un essere virtuale di cui prendersi cura.

Nel corso degli anni, dai primi esperimenti degli anni ’60 fino all’odierno ChatGPT, abbiamo assistito a un’evoluzione inarrestabile della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nella sfera delle interazioni umane. Pensiamo all’esperienza che oggi capita a tutte e tutti di aver a che fare con un chatbot o assistente virtuale quando dobbiamo cercare delle informazioni. Per quanto ci sia ancora molto lavoro da fare per migliorare questi software, comunque si tratta di sistemi che ci offrono risposte immediate e disponibilità 24/7.

Ciò porta ad una soddisfazione immediata del bisogno di informazione e ascolto, senza pari. Il che è piacevole ma ha anche il rischio di sviluppare aspettative irrealistiche nei confronti delle relazioni umane. Se il robot risponde perfettamente alle nostre esigenze, cosa succede quando una persona reale non può farlo? Le relazioni umane richiedono fatica, quelle con un software invece non deludono in quanto risponderà perfettamente alle nostre esigenze, come nessun umano potrà fare per certi versi. Il software possiamo lasciarlo lì se siamo impegnati in altro e non si offenderà. Quando torniamo sarà pronto a proseguire la conversazione, senza rancori. Se il nostro animale domestico fosse un essere robotico, potrebbe rimanere sempre il cucciolo che adoriamo e gratificarci continuamente. Per estensione, se il nostro innamorato fosse robotico avremmo la certezza di essere sempre al centro del suo universo.

L’interazione con sistemi di intelligenza artificiale può derivare da una voglia di riempire spazi vuoti. L’essere umano ha necessità di avere scambi relazionali e se non li ha sufficientemente soddisfacenti nel mondo reale, rifugiarsi in quello virtuale è una via facile. E quello che inizia come “è meglio di niente” può diventare il meglio di qualcosa e trasformarsi nel “meglio di tutto il resto”.

In conclusione, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando le nostre relazioni sociali, offrendo vantaggi e sfide. Può sicuramente facilitare comunicazione e inclusione ma è importante ricordarci che il fulcro nella nostra evoluzione personale e sociale è fatto di relazioni umane, con tutte le loro imperfezioni che però ci permettono di crescere.

Digital wellness coach, mindfulness trainer e psicologa. Aiuta le persone a costruire e coltivare il proprio equilibrio interiore nell’era dell’iper-connessione digitale. Nei suoi percorsi e masterclass guida in particolare professioniste e professionisti a migliorare le proprie abitudini per avere più focus, tempo e benessere mentale. Organizza anche ritiri digital detox in cui accompagna gruppi di persone a disconnettersi per riconnettersi a sé.