Automotive: i vantaggi dell’economia circolare
Tutti noi conosciamo il termine di obsolescenza programmata, ovvero una progettazione finalizzata a far durare un dispositivo soltanto per un certo numero di anni, oppure di operaz
La storia di Paolo Raineri che studiando i comportamenti degli elefanti marini ha fondato Yumi che dà un valore agli elementi intangibili.
Studiare i comportamenti di un elefante marino può aiutarti a fondare una startup. Sembra impossibile, ma è l’esperienza capitata a Paolo Raineri, Chief Digital Officer di YUMI, azienda che trasforma in dati gli elementi intangibili del lavoro, come condividere emozioni e i comportamenti. A 18 anni capita a tutti di prendere una sbandata per un primo amore e mollare la facoltà per seguirlo chissà dove. E alla stessa età è capitato a Paolo. Con un distinguo. Non ha mollato veterinaria a Milano, da matricola, per una cotta improvvisa. Ha fatto un’inversione a “u” quando gli hanno messo in mano un volantino che selezionava volontari per una ricerca sugli elefanti marini nel Pacifico. Pronti via: tornato a Chiari, Brescia, per fare i bagagli, parte per le Isole di San Benito, tre asciuttissimi pezzetti di terra poco a ovest della penisola della Bassa California, stato del Messico. Obiettivo? Studiare i comportamenti degli elefanti marini.
Ma c’è qualche problema. Il primo, molto pratico, è darsi il turno con una piccola squadra di scienziati marini per pescare e procurarsi il pranzo e la cena. In parte risolto con lo spiaggiamento di un bel branco di calamari di Humboldt, subito usati come efficacissima esca. Il secondo, più connesso alla ricerca: come si tracciano e trasformano in dati i comportamenti animali, ovvero qualcosa di così poco obiettivo? E come si imposta un progetto agendo in maniera data driven, ovvero guidata dai dati? Rendere tangibile e oggettivo qualcosa di intangibile e capire come prendere decisioni guidate dai dati. Dunque, era questo il problema di Paolo.
Così è incappato nei princìpi della fuzzy logic, un tipo di logica costretta ad operare in contesti un po’ meno definiti rispetto a quelli normali.
Da questo sforzo intellettuale, cercando una soluzione data driven, pochissimo tempo dopo ha deciso di fondare una startup, ma in campo del tutto diverso. Il Basket.
Il tutto nella stessa direzione in cui lo hanno guidato gli elefanti marini, ovvero trasformare in dati i fattori non oggettivi, tecnicamente “standardizzare variabili non standard” dice Paolo con l’ingenuità di un bambino entusiasta.
Nel basket, come altri sport, infatti, si può misurare il giocatore o il team con i tiri da tre fatti e sbagliati, i falli, i canestri, ma è più complicato valutare e pesare l’attaccamento alla squadra, la grinta agonistica, il coraggio e lo sforzo. Come si misura quell’insieme complesso di hidden value – valori nascosti – decisamente più complicati da mettere in un foglio Excel? È per questo che Paolo ha creato e guidato MYagonism, una start up durata una decina d’anni e chiusa, come capita a tantissime. Ma con un’altra ennesima eccezione, di quelle a cui Paolo ormai ci ha abituato nel suo percorso professionale. Con questo metodo per rendere meno soggettiva la valutazione degli aspetti impalpabili che ci sono anche nel basket, MYagonism entra nell’orbita del MIT di Boston ed è premiata come una delle migliori startup nel settore dello sport analytics al mondo. La prima italiana ad essere mai stata selezionata.
Dall’analisi dei dati per lo sport a quelli per le aziende: è il più recente dei passaggi professionali di questo biologo marino Made in Brescia. Che ora ha messo le sue intuizioni al servizio dell’App di Yumi, utile a condividere le informazioni, tangibili e intangibili, a favore di chi lavora. Yumi raccoglie, in forma anonima, osservazioni tra colleghi, consente loro di scambiarsi consigli e dare impressioni sui comportamenti tenuti o l’impegno dedicato a un progetto. Come un diario quotidiano, l’app ti consente inoltre di annotare ed esprimerti su come ti sei trovato nella tua giornata di lavoro o in un dato gruppo, se hai percepito obiettivi poco chiari o una comunicazione confusa, se hai percepito supporto o ti sei sentito solo e molto altro.
Come con gli elefanti marini, vengono raccolte informazioni su elementi che di solito non emergono o sono difficili da misurare, e consentono a tutti, l’individuo o i vertici dei team, di tracciare una figura d’insieme resa oggettiva dalla mole di dati raccolti tra pari. Alla base del progetto c’è un elemento decisivo per il mondo del lavoro, soprattutto in questa era di novità improvvise (vd. Covid-19), ovvero l’ascolto delle persone e delle loro tracce emotive e comportamentali. Condividere emozioni poi, attraverso piccoli suggerimenti indiretti, con il metodo del nudge, può aiutare a migliorare il lavoro di tutti. Con un beneficio diffuso.