Green New Deal: la svolta verde che può rilanciare l’Italia

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Green New Deal: la svolta verde che può rilanciare l’Italia

Il Green New Deal è un piano per promuovere una transizione ecologica e sostenibile, rilanciando l'economia con investimenti verdi e innovazione.

Negli ultimi anni, la crisi climatica ha imposto nuove priorità globali, portando alla nascita di strategie economiche innovative capaci di coniugare sviluppo e sostenibilità. Tra queste, il Green New Deal si è affermato come paradigma centrale per affrontare le sfide ambientali ed economiche del nostro tempo. Ispirato al celebre New Deal degli anni Trenta, questo piano ambizioso mira a riconciliare crescita, giustizia sociale e tutela dell’ambiente, spingendo verso un modello di sviluppo più equo, resiliente e sostenibile.

Green New Deal: cos’è e perché è importante

Il Green New Deal, termine ormai entrato nel lessico delle politiche ambientali globali, nasce negli Stati Uniti come proposta di riforma economica e sociale capace di affrontare congiuntamente la crisi climatica e quella delle diseguaglianze. Ma green new deal cos’è, concretamente? Si tratta di un insieme di politiche e investimenti pubblici orientati a una transizione ecologica dell’economia, promuovendo energie rinnovabili, mobilità sostenibile, economia circolare e una nuova idea di benessere.

Il green new deal significato affonda le sue radici in una constatazione scientifica: un ambiente in salute distribuisce benefici economici tangibili. Questo ribalta l’assunto secondo cui esisterebbe un conflitto strutturale tra crescita economica e tutela della natura. Al contrario, l’equilibrio ambientale diventa condizione necessaria per uno sviluppo duraturo, inclusivo e competitivo. Come sottolineato dall’Agenda 2030 dell’ONU, la sostenibilità è la chiave per un futuro equo, capace di offrire lavoro, salute e benessere nel rispetto dei limiti planetari.

Il Green New Deal si inserisce in questo scenario come volano di un’economia che ridistribuisce i profitti in modo più equo, genera occupazione qualificata, migliora la qualità della vita e sposta l’accento dalla quantità al valore delle produzioni. Un approccio che mette al centro non solo i beni materiali, ma anche elementi come la salute, la pace, il tempo libero, la sicurezza urbana, come illustrato anche nel nostro approfondimento su città sostenibili e impatto sulle persone.

Green New Deal in Europa e in Italia

Il green new deal europeo è uno dei pilastri della strategia dell’Unione Europea per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Lanciato nel 2019 dalla Commissione Europea, il piano mira a trasformare l’Europa nel primo continente a impatto climatico zero, attraverso interventi su energia, edilizia, trasporti, agricoltura e finanza sostenibile. Il Green Deal dell’UE prevede investimenti per almeno 1.000 miliardi di euro in dieci anni, con strumenti normativi vincolanti e una roadmap chiara, rafforzata da iniziative come il Fit for 55 e la Climate Law.

Sul fronte italiano, il green new deal italiano ha preso forma grazie a specifici programmi nazionali di investimento, come il Fondo per il Green New Deal, operativo attraverso i bandi green new deal gestiti da CDP e dal Ministero delle Imprese. Nel 2024, l’Italia ha rafforzato l’attenzione verso le imprese che investono in progetti a basso impatto ambientale e alta innovazione, puntando sulla transizione ecologica come leva per la competitività. A differenza dell’approccio europeo, più sistemico e normativo, il modello italiano si concentra sull’attivazione di filiere produttive sostenibili, valorizzando le eccellenze territoriali e la biodiversità.

Proprio in questa prospettiva, l’Italia può giocare un ruolo privilegiato: il nostro Paese vanta la metà della biodiversità europea, un patrimonio storico-artistico unico e una tradizione imprenditoriale diffusa. Caratteristiche che rendono l’Italia una potenziale leader in un’economia fondata sulla qualità, sul territorio e sulla sostenibilità, come evidenziato anche nel dibattito sull’idrogeno verde in questo articolo.

Gli ambiti strategici del Green New Deal

Il Green New Deal non è un piano astratto, ma un insieme di politiche concrete che coinvolgono settori strategici per la transizione ecologica. Tra questi:

Transizione energetica
Il cuore pulsante del Green Deal è la sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili: solare, eolico, idroelettrico, geotermico e – sempre più – idrogeno verde. Un’energia pulita, decentralizzata e sicura è la base per ridurre le emissioni climalteranti e per rafforzare la sovranità energetica.

Mobilità sostenibile
Dalla mobilità elettrica ai trasporti pubblici a basse emissioni, il settore dei trasporti è chiamato a una radicale trasformazione. Città più vivibili, meno traffico e inquinamento, più spazi pubblici: è questo il modello di sviluppo urbano che guarda al futuro.

Economia circolare
Rifiuti ridotti al minimo, riuso dei materiali, filiere produttive chiuse e sostenibili: l’economia circolare rappresenta un nuovo modo di concepire la produzione e il consumo. Una leva fondamentale per migliorare la competitività e ridurre l’impatto ambientale. In quest’ambito, il principio “chi inquina paga” si rivela essenziale per responsabilizzare produttori e consumatori, come approfondito in questo contributo.

Agricoltura sostenibile
Un’agricoltura resiliente e rispettosa della natura è fondamentale per la sicurezza alimentare e la tutela del paesaggio. L’Italia, con le sue tradizioni e il suo saper fare, ha l’opportunità di essere all’avanguardia in modelli di produzione agroalimentare che valorizzano la qualità, la biodiversità e l’equità sociale.

Il Green New Deal rappresenta un cambio di paradigma radicale, una visione di futuro che unisce progresso, giustizia e natura. Per l’Italia, è un’opportunità unica per trasformare le sue fragilità in forza, valorizzando risorse immateriali come cultura, bellezza e legalità diffusa. Un’economia che interpreta il territorio, che lo cura e lo promuove, può diventare il motore di una crescita più giusta e duratura. Non solo per contrastare la crisi climatica, ma per costruire un nuovo patto sociale e ambientale fondato sulla ricchezza del bene comune.

*Articolo pubblicato a febbraio 2019 e sottoposto a successive revisioni

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È​ Vice Segretario Generale per l’Energia e l’Azione Climatica dell’Unione del Mediterraneo. È​ un diplomatico italiano ed è stato coordinatore per l'eco-sostenibilità della Cooperazione allo Sviluppo. È stato delegato alle Nazioni Unite, console in Brasile, consigliere politico a Parigi e, alla Farnesina, responsabile dei rapporti con la stampa straniera e direttore del sito internet del Ministero degli Esteri. Da una ventina d'anni concentra la sua attenzione sui cambiamenti climatici. Nel 2009 la Ottawa University in Canada gli ha affidato il primo insegnamento attivato da un'università sulla questione ambiente, risorse, conflitti e risoluzione dei conflitti. Collabora da tempo con il Climate Reality Project, fondato dal premio Nobel per la pace Al Gore.