La mobilità si trasforma: l’IA al servizio della sicurezza stradale

Il Forum 2025 del Think Tank The Urban Mobility Council “Mobilità urbana: progettare la sicurezza” ha affrontato il tema della sicurezza stradale con il suo consueto approccio
Il Green New Deal è un piano per promuovere una transizione ecologica e sostenibile, rilanciando l'economia con investimenti verdi e innovazione.
Negli ultimi anni, la crisi climatica ha imposto nuove priorità globali, portando alla nascita di strategie economiche innovative capaci di coniugare sviluppo e sostenibilità. Tra queste, il Green New Deal si è affermato come paradigma centrale per affrontare le sfide ambientali ed economiche del nostro tempo. Ispirato al celebre New Deal degli anni Trenta, questo piano ambizioso mira a riconciliare crescita, giustizia sociale e tutela dell’ambiente, spingendo verso un modello di sviluppo più equo, resiliente e sostenibile.
Il Green New Deal, termine ormai entrato nel lessico delle politiche ambientali globali, nasce negli Stati Uniti come proposta di riforma economica e sociale capace di affrontare congiuntamente la crisi climatica e quella delle diseguaglianze. Ma green new deal cos’è, concretamente? Si tratta di un insieme di politiche e investimenti pubblici orientati a una transizione ecologica dell’economia, promuovendo energie rinnovabili, mobilità sostenibile, economia circolare e una nuova idea di benessere.
Il green new deal significato affonda le sue radici in una constatazione scientifica: un ambiente in salute distribuisce benefici economici tangibili. Questo ribalta l’assunto secondo cui esisterebbe un conflitto strutturale tra crescita economica e tutela della natura. Al contrario, l’equilibrio ambientale diventa condizione necessaria per uno sviluppo duraturo, inclusivo e competitivo. Come sottolineato dall’Agenda 2030 dell’ONU, la sostenibilità è la chiave per un futuro equo, capace di offrire lavoro, salute e benessere nel rispetto dei limiti planetari.
Il Green New Deal si inserisce in questo scenario come volano di un’economia che ridistribuisce i profitti in modo più equo, genera occupazione qualificata, migliora la qualità della vita e sposta l’accento dalla quantità al valore delle produzioni. Un approccio che mette al centro non solo i beni materiali, ma anche elementi come la salute, la pace, il tempo libero, la sicurezza urbana, come illustrato anche nel nostro approfondimento su città sostenibili e impatto sulle persone.
Il green new deal europeo è uno dei pilastri della strategia dell’Unione Europea per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Lanciato nel 2019 dalla Commissione Europea, il piano mira a trasformare l’Europa nel primo continente a impatto climatico zero, attraverso interventi su energia, edilizia, trasporti, agricoltura e finanza sostenibile. Il Green Deal dell’UE prevede investimenti per almeno 1.000 miliardi di euro in dieci anni, con strumenti normativi vincolanti e una roadmap chiara, rafforzata da iniziative come il Fit for 55 e la Climate Law.
Sul fronte italiano, il green new deal italiano ha preso forma grazie a specifici programmi nazionali di investimento, come il Fondo per il Green New Deal, operativo attraverso i bandi green new deal gestiti da CDP e dal Ministero delle Imprese. Nel 2024, l’Italia ha rafforzato l’attenzione verso le imprese che investono in progetti a basso impatto ambientale e alta innovazione, puntando sulla transizione ecologica come leva per la competitività. A differenza dell’approccio europeo, più sistemico e normativo, il modello italiano si concentra sull’attivazione di filiere produttive sostenibili, valorizzando le eccellenze territoriali e la biodiversità.
Proprio in questa prospettiva, l’Italia può giocare un ruolo privilegiato: il nostro Paese vanta la metà della biodiversità europea, un patrimonio storico-artistico unico e una tradizione imprenditoriale diffusa. Caratteristiche che rendono l’Italia una potenziale leader in un’economia fondata sulla qualità, sul territorio e sulla sostenibilità, come evidenziato anche nel dibattito sull’idrogeno verde in questo articolo.
Il Green New Deal non è un piano astratto, ma un insieme di politiche concrete che coinvolgono settori strategici per la transizione ecologica. Tra questi:
Transizione energetica
Il cuore pulsante del Green Deal è la sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili: solare, eolico, idroelettrico, geotermico e – sempre più – idrogeno verde. Un’energia pulita, decentralizzata e sicura è la base per ridurre le emissioni climalteranti e per rafforzare la sovranità energetica.
Mobilità sostenibile
Dalla mobilità elettrica ai trasporti pubblici a basse emissioni, il settore dei trasporti è chiamato a una radicale trasformazione. Città più vivibili, meno traffico e inquinamento, più spazi pubblici: è questo il modello di sviluppo urbano che guarda al futuro.
Economia circolare
Rifiuti ridotti al minimo, riuso dei materiali, filiere produttive chiuse e sostenibili: l’economia circolare rappresenta un nuovo modo di concepire la produzione e il consumo. Una leva fondamentale per migliorare la competitività e ridurre l’impatto ambientale. In quest’ambito, il principio “chi inquina paga” si rivela essenziale per responsabilizzare produttori e consumatori, come approfondito in questo contributo.
Agricoltura sostenibile
Un’agricoltura resiliente e rispettosa della natura è fondamentale per la sicurezza alimentare e la tutela del paesaggio. L’Italia, con le sue tradizioni e il suo saper fare, ha l’opportunità di essere all’avanguardia in modelli di produzione agroalimentare che valorizzano la qualità, la biodiversità e l’equità sociale.
Il Green New Deal rappresenta un cambio di paradigma radicale, una visione di futuro che unisce progresso, giustizia e natura. Per l’Italia, è un’opportunità unica per trasformare le sue fragilità in forza, valorizzando risorse immateriali come cultura, bellezza e legalità diffusa. Un’economia che interpreta il territorio, che lo cura e lo promuove, può diventare il motore di una crescita più giusta e duratura. Non solo per contrastare la crisi climatica, ma per costruire un nuovo patto sociale e ambientale fondato sulla ricchezza del bene comune.
*Articolo pubblicato a febbraio 2019 e sottoposto a successive revisioni