Adattarsi al clima: le città cambiano colore
Le aree urbane risentono più delle aree rurali del surriscaldamento globale. Il cosiddetto “effetto isola di calore” può aumentare le temperature di 4-5 gradi centigr
È iniziato il periodo transitorio del CBAM. Questo acronimo, che sembra quasi un suono onomatopeico, cela uno degli strumenti più importanti adottati dall’Europa nella lotta ai cambiamenti climatici. Cos’è e come funziona.
Il CBAM – acronimo di Carbon Border Adjustment Mechanism (in italiano, “meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere“) – è, infatti, uno strumento adottato dall’Unione Europea al fine di contrastare il problema del cambiamento climatico a livello globale, attuando il principio “chi inquina paga”. Il Cbam è, infatti, uno dei pilastri centrali dell’ambizioso programma “Fit for 55” ovvero il meccanismo posto in campo dall’UE per il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. In particolare:
Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere opera mediante l’introduzione di una tassa sulle importazioni di alcuni beni prodotti in paesi esterni all’UE, misurata tenendo presente la quantità di CO2 emessa durante il loro processo produttivo. I settori inizialmente interessati da questa misura sono quelli ad alta intensità energetica (e di carbonio), come la produzione di acciaio, cemento, ferro, fertilizzanti, alluminio, idrogeno ed elettricità. I prodotti interessati dal provvedimento (classificati secondo la Nomenclatura Combinata, c.d. codici NC, corrispondenti a quelli del regolamento CEE n. 2658/87), comprendono “sia le merci che sono utilizzate nella loro produzione sia, per evitare possibili pratiche elusive del meccanismo, determinate lavorazioni dei prodotti definite con differenti codici NC” come viene specificato sul sito del Ministero dell’Ambiente ove viene sottolineato che “le emissioni incorporate nelle merci importate alle quali sarà applicato il Regolamento sono sia quelle dirette che quelle indirette (salvo specifiche eccezioni riportate dall’Allegato II del Regolamento)”.
Per tutto il 2024 e fino alla fine del 2025 sarà in vigore un periodo transitorio. Le modalità di entrata in vigore del CBAM infatti prevedono un sistema progressivo e graduale di accompagnamento delle aziende che ha l’obiettivo di minimizzare impatti negativi e permettere alle imprese e ai sistemi di commercio internazionale di adeguarsi alla nuova normativa.
In buona sostanza i soggetti che importeranno tali beni non dovranno pagare, per ora, imposte aggiuntive ma dovranno compilare i report nei quali si potrà dichiarare di aver già eventualmente pagato le tasse sul carbonio nel Paese da cui si importa la merce. Questa modalità transitoria potrebbe essere replicata anche in diversi altri campi considerato che, in passato, meccanismi “on-off” hanno generato invece molteplici problemi.
Potremmo sostenere che questo periodo, oltre a fungere da training per le aziende, è utile anche per la messa a punto definitiva del portale che registrerà i dati attraverso i report. Infatti il Registro transitorio CBAM ha manifestato una serie di problemi tecnici che ne hanno reso arduo l’accesso e che non hanno consentito a tutti i dichiaranti di rispettare la scadenza di fine gennaio per comunicare i dati del quarto trimestre 2023, motivo che ha recentemente spinto all’introduzione di una nuova funzionalità che consente di presentare la relazione CBAM oltre il termine del 31.01.2024.