Essere vulnerabili: una forza da riscoprire anche al lavoro

Viviamo in una società che ci ha spesso insegnato a indossare maschere e armature, soprattutto in ambito professionale. Tuttavia, sempre più ricerche e testimonianze ci dimostran
Come gli eventi estremi sempre più frequenti mettono alla prova la resilienza di cittadini e imprese. Serve una strategia integrata che unisca prevenzione, informazione e protezione assicurativa.
Cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, inquinamento: l’emergenza ambientale non è più una previsione astratta, ma una realtà che influisce concretamente sulle nostre vite. Di fronte a questa crisi globale, cresce un senso diffuso di preoccupazione, incertezza e ansia, soprattutto tra le nuove generazioni. Questo disagio ha un nome sempre più riconosciuto: eco ansia. Ma di cosa si tratta davvero? In questo articolo cercheremo di capire cos’è l’eco-ansia, quali ne sono le cause, chi ne è più colpito e, soprattutto, come affrontarla in modo costruttivo.
La crisi climatica non riguarda solo la scienza o la politica: è una sfida che incide profondamente anche sulla nostra dimensione emotiva. Ondate di calore, eventi meteorologici estremi, incendi, siccità e perdita di ecosistemi ci mettono di fronte a una realtà in rapido deterioramento, che scuote il nostro senso di stabilità. Da qui nasce un disagio psicologico crescente, una forma di ansia legata al futuro del pianeta e al timore per le sue conseguenze: la eco ansia. Un sentimento che attraversa fasce d’età diverse, ma che trova nei giovani una delle categorie più esposte, mettendo in luce quanto la salute mentale e la sostenibilità ambientale siano oggi profondamente intrecciate.
L’eco-ansia è una forma di disagio psicologico causato dalla consapevolezza della crisi climatica e ambientale in atto. Secondo una definizione ormai condivisa tra psicologi e studiosi, l’eco ansia è lo stress emotivo generato dalla percezione di un futuro incerto e minaccioso a causa del degrado ambientale. Non si tratta ancora di una patologia riconosciuta nei manuali diagnostici ufficiali, ma è un fenomeno psicologico reale e crescente, descritto da molte persone attraverso emozioni come frustrazione, tristezza, senso di impotenza e colpa ecologica.
Il termine è stato coniato negli anni Duemila, ma solo di recente ha guadagnato visibilità nel dibattito pubblico, con un’accelerazione soprattutto dopo il 2018, complice l’attivismo climatico globale e la crescente evidenza scientifica degli effetti dei cambiamenti climatici.
Comprendere cos’è l’eco ansia è il primo passo per non sentirsi soli o sbagliati nel provare certe emozioni. È un segnale di empatia e di connessione con il mondo naturale, non una debolezza. Accettare le proprie vulnerabilità è oggi un gesto di forza, non di resa.
Le cause dell’eco ansia sono molteplici. Tra le principali ci sono:
A livello psicologico, questo porta a una risposta emotiva simile a quella generata da un trauma collettivo. I sintomi più frequenti dell’eco-ansia includono:
L’eco-ansia non è dunque solo una preoccupazione, ma può diventare una condizione debilitante se non gestita. Eppure, è possibile imparare a convivere con l’incertezza e trasformarla in spinta al cambiamento, personale e collettivo.
Tra i gruppi più vulnerabili all’eco-ansia troviamo le nuove generazioni. I dati parlano chiaro: secondo uno studio pubblicato su The Lancet, il 59% dei giovani tra i 16 e i 25 anni si dichiara “molto o estremamente preoccupato” per il cambiamento climatico, e oltre il 45% afferma che questa preoccupazione influisce negativamente sulla propria vita quotidiana.
L’eco-ansia nei giovani è alimentata da un doppio paradosso: da un lato sentono il peso del futuro, dall’altro vedono una mancanza di azione concreta da parte delle generazioni precedenti. Questo sentimento può sfociare in rabbia, rassegnazione oppure, nel migliore dei casi, in attivismo climatico.
La Generazione Z è infatti protagonista di movimenti globali come Fridays for Future ed Extinction Rebellion, che trasformano l’ansia in azione. Ma anche chi non si identifica in movimenti collettivi può vivere fortemente il disagio ambientale, con un impatto sulla salute mentale ancora sottovalutato.
La buona notizia è che l’eco ansia può essere affrontata, trasformando il senso di impotenza in consapevolezza, e la paura in impegno concreto. Tra i rimedi all’eco-ansia, psicologi e terapeuti consigliano:
Inoltre, comprendere le dinamiche economiche e sociali legate alla crisi ambientale è un altro modo per sviluppare resilienza informata. Per esempio, leggere approfondimenti su chi sono realmente i responsabili dell’inquinamento aiuta a ridimensionare la colpa individuale e a spostare l’attenzione sulla giustizia climatica.
L’eco ansia non è un problema individuale, ma il riflesso di una crisi sistemica che ci interpella tutti. Capirla non significa ignorare la gravità della situazione, ma imparare a conviverci in modo sano e costruttivo. Riconoscere la propria fragilità, coltivare la resilienza e agire insieme agli altri sono gli antidoti migliori contro il senso di impotenza. Come suggerisce anche il concetto ditransilienza, si può trasformare l’incertezza in leva per innovare, cambiare prospettiva e costruire un futuro più equo e sostenibile.
La sfida della crisi ambientale richiede non solo soluzioni tecnologiche, come quelle legate all’idrogeno verde, ma anche una rivoluzione culturale e psicologica. Solo così potremo davvero prenderci cura del pianeta… e di noi stessi.