Essere fragili è un valore

Society 3.0


Essere fragili è un valore

Otto consigli per sviluppare un pensiero che trasforma i propri limiti in strumenti utili per cambiare nella vita e nel lavoro in modo positivo.

Otto consigli per sviluppare un pensiero che trasforma i propri limiti in strumenti utili per cambiare nella vita e nel lavoro in modo positivo.

La bellezza del ciliegio è data dalla fragilità dei suoi fiori. Riconoscere d’esser anzitutto fragili è il primo passo dell’antifragilità poiché non c’è opportunità migliore che quella che nasce dal riconoscimento dei nostri limiti.  «Uffa, mi sono stufata di vivere…». Così singhiozza Gelsomina, nel film La strada di Fellini, all’inizio del suo dialogo con il Matto. Non piange perché Zampanò la schiaffeggia e la maltratta, non si lamenta perché la vita è dura e il cibo è poco.

Ma piange per ben altro: «Io non servo a nessuno… che ci sto a fare a questo mondo?». Il desiderio di servire a qualcosa o a qualcuno, di lasciare un segno, di essere al mondo per uno scopo, tutti ce l’abbiamo inscritto nel cuore, ognuno di noi, come Gelsomina. Il senso del lavoro come espressione di questa eccedenza di desiderio consiste nella voglia quotidiana di lasciare un segno in quello che facciamo. Pena, altrimenti, il dolore sordo della noia.

Accogliere il limite o il confine tra le cose non significa essere mediocri o fallibili, ma esattamente l’opposto: arrivare al massimo concesso dalle circostanze e dalle proprie forze per poi fermarsi, permanere e contemplare il punto estremo, il capo Nord che la realtà ci propone, non come mortificazione ma come soglia necessaria alla piena consapevolezza di sé e dei propri confini.

L’idea del mio libro Essere antifragili o del coraggio – Otto movimenti per sviluppare una mentalità antifragile e un cuore coraggioso (Effatà) prima e di un percorso manageriale poi sul tema dell’antifragilità che possa sostenere singoli e imprese in questa delicata fase storica, ha origine dall’appassionata lettura del libro Antifragile dell’economista-filosofo libanese Taleb Nassim. Una premessa necessaria per introdurre un cammino verso il Pensiero Antifragile consiste nel riconoscere e affermare come fragilità e limiti siano elementi caratterizzanti e connaturati a ciascuna persona.

L’arrivo del Covid-19 ha scoperchiato la coltre di ottimismo che permaneva nella società della «prestazione» e dell’efficienza. Non che l’uomo sia cambiato, siamo sempre gli stessi, con la differenza che la fragilità e la paura – che non ci hanno mai abbandonato – si sono rese più evidenti: i contratti a tempo indeterminato con la vita non esistono, non solo perché si muore, ma anche perché tutto ciò che un uomo costruisce può trasformarsi in breve tempo in cenere.

Presa allora piena coscienza del limite, da cosa possiamo ripartire? Per anni il tentativo di aggirare o censurare la fragilità nel mondo delle imprese è stato tanto utopistico quanto voler sorpassare la propria ombra correndo più forte. Fragilità e limite sono una dotazione naturale, un regalo della specie che ci permette altresì di poter costruire su quanto ci manca e non su ciò che eccede.

Non è tempo di performance, ma tempo buono per un inizio che tragga dal limite personale, risorse e opportunità. Essere antifragili, pertanto, non significa affatto negare la fragilità, ma esattamente l’opposto, prenderne coscienza per mettersi in sicurezza, conoscere e accogliere i punti di minor resistenza per proteggerli e valorizzarli, accogliere i contraccolpi che se interiorizzati ci fanno avanzare e generano cambiamento reale.

Sappiamo di vivere in un sistema complesso e profondamente soggetto a cambiamenti imprevisti, poco probabili ma sempre possibili, come cigni neri che possono mutare d’improvviso il corso della nostra storia personale e sociale. Ma in che cosa consiste un sistema fragile e al contempo complesso? Come il pensare e vivere antifragile può trovare dimora nell’incertezza?

Per sistema si può intendere qualsiasi contesto complesso: una foresta, un’azienda, un individuo, una specie animale, insomma tutto ciò che può e sa “geneticamente” mutare, adattarsi e migliorare grazie ad eventi traumatici e nonostante la strutturale fragilità. Per capire fino in fondo il funzionamento di un sistema fragile bisogna realisticamente considerarlo esposto di continuo a rischi che possono danneggiarlo o addirittura distruggerlo. Per salvaguardare un sistema fragile di solito si mettono in atto comportamenti o modifiche per irrobustirlo. In natura sovente ciò che è robusto è connotato da resistenza e resilienza.

Ma robustezza e resilienza portano in sé un grosso limite: l’alta probabilità della rottura. Un sistema, una persona o una qualsiasi specie animale resiliente o robusta rimane pertanto molto fragile, solo che ha ingenuamente edificato una sorta di «armatura» protettiva per accrescere la propria resistenza ed elevare il livello del proprio punto di minor resistenza o punto di rottura. Infatti, al primo colpo imprevisto e ben assestato che subisce si spezza, crolla, si estingue. La resilienza è solo la chirurgia estetica dell’anima.

Un sistema antifragile, invece, subisce l’evento traumatico, lo fa proprio e lo sfrutta per migliorare e mutare. Chiarito dunque cosa sia un sistema complesso, introduciamo la definizione di antifragilità secondo Taleb.

L’antifragilità è il vero opposto del concetto di fragilità, pur presupponendolo necessariamente e accogliendolo delicatamente. Connota la caratteristica specifica di un sistema di cambiare, migliorare, evolvere a fronte di fattori traumatici esterni, non al fine di proteggersi bensì di adattarsi per progredire.

Un sistema divenuto antifragile abbraccia l’imprevisto, l’incertezza, ne assume positivamente il rischio. Oggi il pensiero scientifico in ambito antropologico e sociologico si sta focalizzando sulle varie manifestazioni delle relazioni umane in qualsivoglia ambito sociale per comprenderne la natura e l’attitudine all’antifragilità.

Gli otto movimenti che seguono vogliono rappresentare un tentativo e un metodo per facilitare e rendere possibile un cammino alla volta di un pensiero aperto con coraggio e speranza al cambiamento.

  1. Consapevolezza del limite
    Inizia così il cammino verso l’antifragilità. Si tratta di passare da un’idea di prestazione ad ogni costo a una visione realistica del sé professionale, riconoscendo che limiti e imprevisti sono sempre accanto a noi.
  2. Riconoscimento delle capacità innate
    Valorizzare le proprie capacità a prescindere dalle competenze acquisite. Per capacitazione s’intende un nuovo punto di vista che precede e sostituisce la priorità delle competenze, riconoscendo e valorizzando la struttura potenziale della persona. Capacitare è quindi prendere coscienza dell’origine di quel che siamo per innestare in seguito competenze e tecniche con rinnovata consapevolezza.
  3. Intraprendenza responsabile
    Intraprendenza significa dirigere la propria vita verso l’avventura della costruzione di qualcosa, ossia la possibilità di realizzare l’opera del nostro lavoro come «risposta» o promessa di quello che siamo nel contesto in cui ci troviamo. Essere responsabili significa promettere noi stessi al di fuori di qualunque dovere imposto dall’esterno.
  4. Coraggio, determinazione e volontà
    Essere coraggiosi e determinatiCoraggio e determinazione sono due modi di affrontare il contesto con volontà e grinta e cuoreTutto si può insegnare, tranne la libertà.
  5. Distacco emotivo
    Far prevalere la razionalità sull’emotività in contesti complessi e incerti. Presupposto fondamentale del pensiero antifragile consiste nel dover subordinare le emozioni al principio di realtà, adoperando come strumento la ragione.
  6. Alleanza-Cooperazione
    Attivare una collaborazione in nome di una visione comune. È un cambiamento che ha come primo segno efficace la condivisione di un obiettivo e una visione comuni. Da colleghi ad alleati, dal gruppo al team.
  7. La parte al servizio del tutto
    Riconoscersi parte di un sistema complessoIl motore del pensiero antifragile spinge a riconoscere sé stessi come parte di un sistema complesso, dove il sacrificio del singolo così come il suo successo è funzionale al miglioramento del sistema stesso.
  8. Custodia del bene comune
    Siamo custodi e non padroni di quanto abbiamo costruito; il fulcro del pensiero antifragile è quello di rendere l’intero sistema pronto a migliorare e a rialzarsi dopo una crisi. È bene rammentare che l’antifragilità non è negare il limite ma renderlo un’opportunità: non malgrado, non sebbene, ma grazie agli ostacoli che incontriamo saremo più forti.​

Filosofo della mente e del linguaggio, storico, saggista. Oggi ricopre il ruolo di Responsabile Ricerca e Innovazione presso EXECO. È tra i massimi esperti in Italia di temi quali la consapevolezza, la responsabilità, la delega educativa su cui tiene corsi e seminari in ambiti imprenditoriali. E' stato Direttore Responsabile e Didattico del Campus Città Studi del Politecnico di Milano e del Campus dell'Universita' Vita-Salute dell'Ospedale San Raffaele). Ha pubblicato nel 2013 insieme a Laura Guzzo, Dammi Vita! Le parole delle Relazioni, seguito nel 2018 dal saggio Filosofia dell'Educazione. Filosofia della Bellezza (2020) ed Essere Antifragili o del coraggio (2021) completano la bibliografia. Da giugno 2021 è saggista per l'editore Feltrinelli.