Come imparare a dire di no

Dire di no può sembrare una sfida impossibile per molte persone. Che si tratti di accettare un progetto lavorativo anche se siamo già sovraccarichi, o di partecipare a un evento
Flessibilità, adattamento e disponibilità a imparare aiutano a rispondere in modo efficace agli stimoli esterni. Per fare un passo in più e andare oltre la resilienza.
Viviamo in un’epoca dominata da incertezza, cambiamento continuo e complessità. Eventi globali, instabilità economica, nuove tecnologie e trasformazioni sociali mettono a dura prova la nostra capacità di adattamento. Per le nuove generazioni, cresciute in un mondo iperconnesso e in costante evoluzione, diventa essenziale sviluppare strumenti interiori per affrontare le sfide quotidiane. In questo contesto emerge il concetto di transilienza, una competenza che va oltre la resilienza tradizionale, e che oggi si rivela sempre più centrale per il benessere personale, professionale e collettivo.
Il termine “transilienza” nasce dalla fusione delle parole transumanza e resilienza, e rappresenta la capacità di trasferire le proprie competenze – soprattutto le soft skill – da un ambito della vita all’altro. Questo concetto evidenzia il legame profondo tra sfera personale e professionale, mettendo in luce quanto le nostre abilità non siano compartimenti stagni, ma risorse flessibili e trasversali.
Essere transilienti significa, quindi, saper adattare le proprie competenze in contesti diversi, rispondere agli stimoli esterni con creatività e flessibilità, e mantenere un’apertura costante all’apprendimento.
Allenare la transilienza non è solo utile, è oggi una vera e propria necessità. I benefici sono molteplici:
La resilienza, intesa come capacità di “resistere” e “ritornare” allo stato iniziale dopo un evento traumatico o stressante, è stata a lungo considerata una delle competenze chiave per affrontare le difficoltà. Tuttavia, in un mondo che cambia rapidamente, non basta più saper resistere: è necessario sapersi trasformare.
La transilienza rappresenta proprio questo passo in avanti. Non si tratta solo di “reggere l’urto”, ma di evolvere continuamente, spostando competenze e atteggiamenti da un contesto all’altro. Ad esempio, la capacità di ascolto sviluppata in famiglia può essere applicata con efficacia anche sul lavoro. Oppure, una dote come la negoziazione affinata in ambito professionale può tornare utile nella gestione di dinamiche relazionali nella vita privata.
Un esempio pratico arriva dalla ricerca di Alia Crum, psicologa dell’Università di Stanford, che ha dimostrato come la semplice consapevolezza possa avere effetti trasformativi. In uno studio condotto su personale alberghiero, ha spiegato ai partecipanti che le attività fisiche svolte sul lavoro soddisfacevano già le raccomandazioni sanitarie in termini di esercizio fisico. Questa nuova consapevolezza ha prodotto cambiamenti significativi nei livelli di peso, grasso corporeo e pressione sanguigna. Il messaggio? Cambiare prospettiva, e riconoscere il valore di ciò che già facciamo, può innescare trasformazioni profonde.
Allenare la transilienza è possibile, e si può cominciare con un esercizio semplice ma potente. Basta prendersi qualche minuto, munirsi di carta e penna e seguire questi tre passaggi:
Questo esercizio ti aiuterà a riconoscere i momenti in cui hai messo in gioco le tue capacità, rafforzando la consapevolezza del loro valore trasversale. Proprio come nell’esperimento della Crum, questa consapevolezza può generare un effetto trasformativo e potenziante.
La transilienza non è solo uno strumento individuale, ma una leva per generare benessere collettivo. Persone più consapevoli delle proprie competenze e capaci di adattarsi sono anche in grado di costruire relazioni più sane, ambienti di lavoro più collaborativi e reti sociali più forti.
Saper trasferire ciò che impariamo in un ambito all’altro favorisce la crescita reciproca e il sostegno nei momenti di difficoltà, rendendo famiglie, scuole, comunità e aziende più resilienti e pronte al cambiamento.
Allenare la transilienza, dunque, è un atto di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri. Un primo passo può essere approfondire l’argomento leggendo il contributo “Non chiamatela resilienza” su Changes, per continuare a esplorare le potenzialità di questo approccio trasformativo.
*Articolo pubblicato il 4 febbraio 2022 e sottoposto a successive revisioni