Benessere digitale e dove trovarlo

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Benessere digitale e dove trovarlo

La parola chiave per cercare di stare bene in un mondo digitale è consapevolezza. Cosa accade nel cervello quando si passano ore attaccati allo schermo di smartphone e pc.

Da marzo 2020 le statistiche sull’utilizzo del digitale sono schizzate verso l’alto. E questo incremento ha avuto i suoi pro e i suoi contro. Ha certamente assicurato la business continuity e mantenuto le relazioni famigliari ma dall’altra parte ha portato molte persone a sentirsi sopraffatte dalla quantità di tempo di fronte allo schermo. Il gruppo Facebook ha registrato un aumento del +1.000% nelle video-chiamate a marzo 2020, dovuto proprio all’impossibilità di incontrarsi fisicamente.

Il report annuale di We Are Social uscito a gennaio 2021 ci dice che il tempo medio d’uso di internet per gli italiani è 6 ore e 22 minuti al giorno. Ovviamente le statistiche cambiano anche a seconda della fascia di popolazione. I cosiddetti knowledge workers, ovvero persone il cui strumento di lavoro, oltre alla propria mente, è il computer o lo smartphone, sono sicuramente molto colpiti da questi incrementi dato che già prima le loro abitudini d’uso del digitale erano consistenti.

All’inizio della pandemia l’anno scorso, le ricerche su Google tipo “come essere più concentrato” sono aumentate del 300%. Questo testimonia la fatica a concentrarsi che molte persone si sono trovate a vivere durante delle giornate in cui non si faceva altro che passare da una zoom call all’altra. Cos’è il benessere digitale?

Si tratta di un termine relativamente nuovo che sta ad indicare il maggior stato di benessere che la persona possa trovare nel momento in cui usa uno strumento digitale: smartphone, pc, mail, chat, social media, gaming ecc.

La parola chiave attorno a cui ruota il benessere digitale è consapevolezza. Consapevolezza nel modo in cui sta perennemente connessi. Questo concetto è chiave, e per nulla scontato quando parliamo di uso del digitale perché il problema di molte persone è trovarsi imbrigliati nell’usare i più svariati servizi tech senza un briciolo di intenzionalità e quindi di controllo.

Un esempio: ti è mai capitato di prendere in mano il telefono anche quando non suona o non stai aspettando nulla di specifico? Ho fatto questa domanda a migliaia di persone negli ultimi quattro anni, da quando mi occupo di benessere digitale, e ogni volta raccolgo molte risposte affermative. Si tratta di un comportamento comune a molti e dovuto alla modalità con cui il sistema delle notifiche è costruito.

Cosa accade nel cervello quando si riceve una notifica? 

Di default siamo tutti quanti bombardati da notifiche che vengano dalla mail, WhatsApp, social media o qualsiasi altra App. Ricevere una notifica per il nostro cervello è un po’ come ricevere uno zuccherino: uno tira l’altro.

Nei momenti in cui stiamo per affrontare una situazione piacevole, al di là del digitale, il nostro cervello rilascia una scarica di dopamina, neurotrasmettitore coinvolto nel circuito del piacere. Ed è esattamente ciò che accade quando riceviamo una notifica in quanto si tratta di un’informazione nuova da cui il nostro cervello è attirato. La dopamina non è una sostanza tossica ma il punto rispetto alle notifiche è la frequenza: oggigiorno abbiamo scariche di dopamina molto più spesso che in passato.

Noi esseri umani ricerchiamo dunque la soddisfazione che la notifica ci provoca, mettendo in atto quel comportamento di controllare le proprie App anche quando non abbiamo ricevuto nulla: ricerchiamo un piccolo momento di piacere.

Cosa accade nel cervello quando siamo in video-call?

Le video-chiamate sono uno strumento sempre più utilizzato in ambito lavorativo e questa è una modalità d’interazione molto diversa rispetto all’incontro di persona. Analizziamo tre fattori principali che portano la nostra mente a percepire un maggior affaticamento nell’uso di questo strumento.

Il primo riguarda la maggior complessità nell’informazione da elaborare. Vedere una serie di mezzi busti in movimento in modo ravvicinato porta il nostro cervello a dover decifrare molti più dati rispetto al trovarsi intorno ad un tavolo in presenza, con una distanza maggiore dagli interlocutori.

In secondo luogo passare le giornate di lavoro seduti di fronte al pc crea un certo scollamento tra ciò che il proprio corpo e la propria mente stanno vivendo. Mente e corpo sono strettamente interconnessi e in una situazione normale vivono circostanze coerenti. Mentre in una video call la nostra mente si trova in una situazione di relazione con altri mentre il nostro corpo è fermo sulla sedia nel salotto di casa.

Il terzo fattore riguarda la mancanza di momenti di transizione tra un’attività e l’altra. I pochi minuti che in ufficio si hanno mentre si passa da una sala riunioni all’altra, servono per chiudere un capitolo e aprirne un altro. E quando con un click in pochi secondi si fa uno switch da un’attività all’altra, questo è molto più difficile. ​

Che effetto ha un uso inconsapevole del digitale​?
​L’argomento è vasto ma qui ci concentriamo su uno degli aspetti fondamentali: l’impatto sulla concentrazione e di conseguenza su un’altra serie di capacità cognitive come per esempio creatività e memoria. The Economist in collaborazione con Dropbox ha pubblicato una ricerca interessante fatta sui knowledge workers negli Stati Uniti. Emerge che il 28% del tempo lavorativo è assorbito da distrazioni. Si tratta di un costo aziendale enorme e che può essere prevenuto sostenendo le persone a lavorare in modo il più focalizzato possibile, specialmente quando si opera con pc e smartphone. Gloria Mark, ricercatrice della University of California ci riporta che il tempo medio di lavoro focalizzato delle persone mentre lavorano al pc è di 40 secondi. Un tempo che non è sufficiente per lavorare davvero in modo produttivo. ​Insomma se lasciato al caso, il lavoro dei knowledge workers rischia di essere alquanto distratto e improduttivo. 

​Come poter migliorare il proprio benessere digitale?

È dunque fondamentale che sia l’azienda che le persone cerchino delle strategie per lavorare in modo focalizzato e pensando ai knowledge workers questo si traduce in uso consapevole del digitale. Le strategie sono tante e vanno personalizzate sulle situazioni individuali. Qui lascio qualche spunto concreto a cui ispirarsi per fare un primo passo verso un maggior benessere digitale:

  • Individuare momenti prestabiliti per controllare le notifiche. La frequenza può essere variabile a seconda delle esigenze, ma l’importante è cercare di controllare il proprio smartphone e notifiche con intenzionalità e consapevolezza e non più come gesto automatico.​
  • Ridurre la durata delle video-call. Vedersi in video rimane un elemento importante oggi che il distanziamento fisico è da mantenere. Dato l’affaticamento mentale che questo crea si può però cercare di accorciarne la durata organizzandole al meglio.
  • Settare in agenda slot di lavoro focalizzato. A seconda della propria funzione questa strategia si può cambiare ma il punto è allenare il proprio cervello, almeno per alcuni momenti nella giornata, a operare in modalità focused senza notifiche in arrivo o possibili distrazioni.

Digital wellness coach, mindfulness trainer e psicologa. Aiuta le persone a costruire e coltivare il proprio equilibrio interiore nell’era dell’iper-connessione digitale. Nei suoi percorsi e masterclass guida in particolare professioniste e professionisti a migliorare le proprie abitudini per avere più focus, tempo e benessere mentale. Organizza anche ritiri digital detox in cui accompagna gruppi di persone a disconnettersi per riconnettersi a sé.