Generazioni: dalla Z all’Alpha cambia quasi tutto

Society 3.0


Generazioni: dalla Z all’Alpha cambia quasi tutto

Giovani adulti e giovanissimi sono il futuro. E le differenze sono notevoli probabilmente più marcate rispetto a quelle tra Millennials e Generazione Y

La Generazione Z è sulla bocca di tutti. Giornalisti, professori, aziende… ma in pochi si rendono conto del fatto che se ne stia parlando già da una decina di anni. Di conseguenza, le persone a cui fa riferimento quel termine appartengono alla sfera dei nuovi adulti. Anzi, alcuni di loro lo sono già da un bel po’ di anni. Improntando il discorso da un punto di vista sociologico, oggi, quando si parla di giovani, è obbligatorio dunque inglobare nell’analisi anche la nuova Generazione Alpha. L’errore che viene fatto nel dibattito pubblico è proprio pensare che queste due classi di annate siano molto simili tra di loro, quando in realtà le differenze sono notevoli. Probabilmente più profonde di quelle che distinguono la Generazione Z da quella precedente dei Millennial, o Generazione Y.

Questione di numeri (e di lettere)

La generazione dei Millennial è quella di coloro che sono nati tra il 1981 e il 1996. La Generazione Z comprende invece i nati tra il 1997 e il 2012. C’è chi colloca qui anche i nati nel 1996, motivo per cui le persone di questo anno si autodefiniscono Zillennial (me compreso), un ibrido tra le due. Infine, la Generazione Alpha appartiene ai nati tra il 2013 e il giorno d’oggi. Il nome è stato coniato dal demografo Mark McCrindle nel suo libro The ABC of XYZ: Understanding the Global Generations per identificare una generazione che, venendo subito dopo la lettera Z, “ricomincia da capo”. Già questo è un chiaro segnale di quanto le ultime due siano profondamente diverse tra di loro. Il primo elemento di differenziazione che viene in mente è il periodo del Covid. Chi appartiene all’ultima generazione ha subito profonde influenze, sia personali che sociali, per via del periodo di lockdown. Ma non solo: se per tutti internet è diventato ormai un prolungamento delle nostre braccia, per i nuovi giovani risulta faticoso anche solo immaginare un periodo “ante-social”. Da qui arriviamo all’altra grande differenza: gli Alpha guideranno l’alfabetizzazione digitale dei prossimi anni più di quanto stia già facendo la Gen. Z.

Individualismo o consapevolezza?

Possiamo analizzare il carattere degli Alpha da una prospettiva positiva e da una negativa: nel primo caso possiamo vederli come figli di genitori abbastanza consapevoli sul mondo di internet. Ma allo stesso tempo, considerare quest’ultimo come un rifugio fin dalla tenera età può alimentare in loro una tendenza all’individualismo, dinamica accentuata anche dal fatto di essere figli unici. Se si guardano i dati sulla natalità, infatti, emerge quanto sempre meno mamme scelgano di avere più di un figlio. Cercando di trovare un bilanciamento tra i vantaggi e gli svantaggi dell’impatto della tecnologia nelle nuove generazioni, possiamo dire che l’ultra-digitalizzazione sta portando ad un progressivo analfabetismo emotivo. Se già la Generazione Z ammette di essere scarsamente consapevole delle proprie emozioni, la prospettiva futura non sembra delle migliori.

Un futuro personalizzato ma fragile

Tra tante incertezze, una conseguenza è certa: i nuovi nativi digitali sono abituati fin dalla nascita ad una iper-personalizzazione dell’offerta. Dall’intrattenimento seriale ai videogiochi, passando per l’offerta educativa e professionale. Le aspettative sono sempre più dipendenti dalla possibilità o meno di poter scegliere e adattare ciò che si ha intorno alle proprie esigenze. Tutto tende a diventare più fluido, come sta succedendo negli Stati Uniti con Roblox, piattaforma online di intrattenimento: il confine tra social media e videogiochi sta diventando sempre più labile, il che sembra piacere molto ai nati dopo il 2013.

Viene naturale pensare che, la sovraesposizione a tutto ciò, possa rendere gli adulti di domani ancora più fragili. Degli snowflakes, come vengono definiti ironicamente su TikTok. Ma c’è anche la possibilità di un’inversione di tendenza: se fino ad oggi abbiamo cercato di rincorrere l’evoluzione e di adattarci ad essa, nascerci potrebbe permettere di comprenderne più nel profondo le dinamiche, e di conseguenza di gestirla meglio.

Nessuno ha la sfera di cristallo, ma ciò che possiamo fare oggi è lavorare sull’offerta educativa e sui genitori di domani in modo che questi scenari, perlopiù bui, vengano illuminati il più possibile. Preferibilmente, non dallo schermo di uno smartphone.

Creator, imprenditore e specialista in comunicazione digitale. Ogni sabato sera, su La7, nel programma “In altre parole” di Massimo Gramellini fa il resoconto social dell’attualità. Ha iniziato la sua carriera sul web dieci anni fa con una serie di progetti virali, ma tutti accomunati da un focus sulla responsabilità e il sociale. Oggi, oltre ad essere consulente creativo all’interno della sua azienda Billover 3.0, si occupa di sensibilizzare le nuove generazioni sui rischi e le potenzialità del web. Crede fortemente nell’educazione e nella consapevolezza che racchiude all’interno del neologismo “Unfluencer”.