Malattia e social: tra condivisione e disinformazione
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La psicologia positiva svela la scelta migliore tra oggetti ed esperienze. E individua un nemico invisibile: l’adattamento edonico. Pensiamoci questo Natale.
Comprare o vivere? È la domanda che accompagna molte delle nostre scelte quotidiane e ancora di più quanto si avvicinano le festività natalizie. Un nuovo smartphone o un viaggio? Un vestito firmato o un concerto? Quando il budget è limitato, decidere come spendere al meglio per massimizzare la felicità diventa un piccolo dilemma moderno.
Eppure, da oltre un decennio, la psicologia positiva ci offre una risposta sorprendente: la felicità duratura nasce dalle esperienze più che dai beni materiali.
All’inizio, un nuovo acquisto sembra regalarci entusiasmo e soddisfazione. Ma, come mostrano numerosi studi, la gioia legata agli oggetti svanisce rapidamente a causa di un fenomeno chiamato adattamento edonico.
Ci abituiamo a ciò che abbiamo. L’auto nuova, dopo poche settimane, diventa semplicemente “la nostra auto”. Lo smartphone, dopo qualche mese, perde la magia dell’inizio. E la felicità torna presto al punto di partenza.
Le esperienze, invece, non subiscono lo stesso destino. Non possiamo “abituarci” a un tramonto, a un concerto, a un momento condiviso. Restano nella memoria, uniche e irripetibili.
I beni materiali ci espongono a un costante confronto sociale. C’è sempre qualcuno con un’auto più nuova, un telefono più evoluto, un orologio più costoso. E questo confronto erode la soddisfazione iniziale.
Le esperienze, al contrario, sono personali e inimitabili. Non esiste paragone possibile tra il tuo viaggio “zaino in spalla” e la vacanza di un amico: ciascuna è filtrata da emozioni, incontri e significati diversi. È anche per questo che le esperienze proteggono la nostra felicità dal giudizio e dall’invidia.
Un oggetto resta esterno a noi; un’esperienza, invece, diventa parte della nostra storia.
Non diciamo “sono un iPhone 15”, ma “sono una persona che ha corso una maratona” o “che ha visto la sua band preferita dal vivo”. Le esperienze si intrecciano con la nostra identità, ci raccontano e ci costruiscono.
Come afferma lo psicologo Thomas Gilovich, pioniere di questi studi, “noi siamo la somma delle nostre esperienze”. E in effetti, investire nel vivere significa investire in noi stessi.
Una vacanza, un concerto o una cena speciale ci rendono felici ben oltre la loro durata.
La felicità anticipatoria – quella che proviamo mentre pianifichiamo un’esperienza – può durare settimane o mesi. E, una volta vissuta, quella gioia si trasforma in ricordo: un patrimonio emotivo che il tempo non consuma, ma rafforza. Gli oggetti si usurano, le esperienze si arricchiscono nel racconto e nel ricordo.
Non si tratta di demonizzare i beni materiali: un buon letto, un computer efficiente o scarpe comode migliorano davvero la qualità della vita.
Ma, di fronte a una scelta, possiamo chiederci:
La scienza ci offre una bussola chiara: la felicità autentica non si scarta, si vive.
È nascosta nell’attesa di un viaggio, in una conversazione che ci scalda, in un panorama che ci toglie il fiato o in una canzone condivisa con migliaia di sconosciuti.
E ogni volta che scegliamo di vivere, invece che di comprare, investiamo nel bene più prezioso che abbiamo: la nostra felicità.
Crediti foto: Nainoa Shizuru/Unsplash