Vita interiore e intelligenza artificiale

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Vita interiore e intelligenza artificiale

Chi siamo nell’era degli algoritmi? L’IA offre grandi opportunità ma comporta anche rischi importanti per la salute mentale e il senso di identità dell’essere umano.

Ormai usiamo chat GPT per qualsiasi cosa: chiedere consigli di itinerari per le vacanze, avere un supporto emotivo in caso di una giornata storta, ricevere spunti su come allenarci e restare in forma. Per non parlare di tutto il supporto che fornisce nello svolgimento del lavoro: dalla scrittura di e-mail a ricerche di mercato, dal brainstorming per creare contenuti a definizione di proposte per i propri clienti. Ecco in questo panorama oggi cerchiamo di riflettere, in bilico tra psicologia, filosofia ed etica, sull’effetto dell’IA sulla nostra salute mentale. In particolare, quando parliamo di salute mentale, essendo ampio il tema, qui ci focalizziamo sul senso di identità dell’essere umano, sulla sua autonomia e capacità di coltivare il dubbio.
Quindi ti chiedo di seguirmi, prendendoti qualche minuto per leggere i paragrafi di questo articolo e lasciare che le domande sorgano dentro di te, senza per forza avere una risposta o un’opinione certa rispetto a ciò che ti propongo come riflessione. L’idea nasce dalla necessità di stare nel dubbio e nel silenzio, cercando di mantenere spazio per la complessità umana nell’era dell’automazione

Dimmi chi sei

Che significa essere consapevoli di chi siamo? Si tratta di una domanda enorme, di quelle che non hanno una risposta da slogan. Ti condivido un’esperienza che ho fatto e che per me ha significato molto rispetto a chi mi sento di essere. Da qualche anno mi sono avvicinata la mondo della meditazione e ho fatto vari percorsi in quest’ambito. C’è stato in particolare un ritiro di meditazione che, però, mi ha profondamente segnato pensando a chi mi sento di essere. Tant’è che l’anno successivo l’ho rifatto! Si tratta di un’esperienza chiamata “Who is in?”. La struttura del ritiro prevede un lavoro in diadi in cui una persona dà l’istruzione all’altra “Dimmi chi sei” e la risposta dura cinque minuti. Non si tratta di un dialogo ma di un’esplorazione di chi senti di essere in quel momento, con le tue emozioni, i tuoi pensieri, paure e desideri. La pratica viene ripetuta decine di volte nell’arco della giornata e dei giorni successivi, rispondendo sempre alla stessa indicazione “Dimmi chi sei”.  Per me è stata un’esperienza sicuramente profonda e trasformativa e ne sono uscita con la consapevolezza che in un’epoca in cui ci aspettiamo di trovare chi siamo specchiandoci nel “black mirror” del nostro cellulare, questo tipo di introspezione è più che mai necessaria.

Il dubbio come bussola nell’era dell’IA

Oltre al valore dell’introspezione voglio anche parlare di dubbio, di quel “non lo so” con cui spesso facciamo fatica a stare perché il mondo ci richiede di avere risposte certe e opinioni chiare. Il dubbio, invece, può essere una bussola preziosa per navigare l’universo. Ci spinge a porci domande, a esplorare, a crescere. Tuttavia, oggi, paradossalmente, lo rifuggiamo. In un mondo dominato da risposte immediate e soluzioni preconfezionate, l’incertezza è diventata scomoda. L’IA oggi ci offre l’illusione di una vita senza ambiguità, ma a quale prezzo! Siamo sicuri che non sia solo una grande illusione?

Algoretica: una materia per orientarci nel presente

La costruzione dell’identità è un processo complesso, influenzato da vari fattori. E di questo, nell’epoca dell’IA, si occupa frate Paolo Benanti, teologo ed esperto di etica delle tecnologie. Benanti sottolinea che l’IA ha il potere di definire la realtà e questo ci porta a chiederci quale sia il mondo che stiamo costruendo e soprattutto che ruolo ha l’essere umano in esso. Se si pongono uomo e macchina sullo stesso livello, cosa accade alla nostra libertà di essere chi ci sentiamo di essere?

E qui arriviamo all’algoretica: l’etica degli algoritmi. Per affrontare queste sfide, frate Benanti propone l’”algoretica”, un’etica applicata allo sviluppo degli algoritmi. Questa materia vuole garantire che l’IA sia al servizio dell’uomo e non viceversa, promuovendo un uso consapevole e responsabile della tecnologia.

Preservare la complessità umana

In conclusione, l’IA offre grandi opportunità ma comporta anche rischi importanti per la salute mentale e il senso di identità dell’essere umano. È fondamentale mantenere spazio per la complessità umana, per il dubbio e il silenzio. Coltivare la nostra vita interiore, attraverso pratiche come la meditazione e l’introspezione, ci aiuta a rimanere ancorati a ciò che ci rende umani. Solo così potremo vivere con consapevolezza l’era dell’automazione, preservando la nostra autonomia e il nostro benessere psicologico.

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Digital wellness coach, mindfulness trainer e psicologa. Aiuta le persone a costruire e coltivare il proprio equilibrio interiore nell’era dell’iper-connessione digitale. Nei suoi percorsi e masterclass guida in particolare professioniste e professionisti a migliorare le proprie abitudini per avere più focus, tempo e benessere mentale. Organizza anche ritiri digital detox in cui accompagna gruppi di persone a disconnettersi per riconnettersi a sé.