L’utente non è al momento raggiungibile

Well being


L’utente non è al momento raggiungibile

Perché staccare aumenta la produttività e il benessere. Le buone pratiche e alcuni consigli pratici per riuscire nell’impresa.

Immaginate di essere a Bali, sulla spiaggia di Dreamland — il paradiso per ogni surfista — con il vento che vi scompiglia i capelli, il profumo salmastro dell’oceano e il suo ritmo ipnotico che vi invita a unirvi agli altri avventurieri in una danza coreografata.      Immaginate di cogliere l’invito, di buttarvi indietro i capelli con le mani piene di sabbia, di raccogliere la vostra tavola tremando per l’adrenalina, di fare i primi passi in direzione di quel movimentato palcoscenico, quando all’improvviso… vi squilla il telefono.

Immaginate ora di dover posare — che in questo caso è un eufemismo, credetemi — la tavola per rispondere a un cliente o a un collega per parlare di lavoro, con il vento che vi sputa con rabbia i capelli e la sabbia negli occhi e in sottofondo il rumore infernale delle centinaia di voci e onde agitate in acqua.

Dagli albori della mia carriera, mi sono ritrovato spesso in situazioni simili, proprio quando stavo per tuffarmi in mare, per andare a fare un pisolino o a prendere un caffè con un amico. Il telefono che squilla o vibra per le continue notifiche fa parte della colonna sonora del mio percorso professionale, insieme a quello del traffico, delle macchinette del caffè e delle stampanti.

Degli ultimi tre sono riuscito a sbarazzarmi da anni, abbandonando la scenografia delle chiassose metropoli e dei tristi uffici, ma per lasciarmi alle spalle il primo ci ho messo più tempo. Un po’ per il senso del dovere, uno dei miei più grandi amici e nemici di lunga data, un po’ perché ho sempre pensato: «ma tanto non mi costa niente, sono solo cinque minuti». Non rendendomi conto che, in realtà, stavo pagando un prezzo molto alto. Nell’era del digitale, disconnettersi è una sfida, ma se non la vinciamo, nemmeno in vacanza, su una spiaggia di Bali, dei Caraibi, o della Sardegna, non solo mettiamo arischio il nostro benessere psicofisico, ma compromettiamo anche la nostra produttività e la qualità del lavoro che svolgiamo.

Per questo, quest’anno ho deciso di provare “the joy of missing out”, la gioia di essere tagliato fuori, non solo dal mondo lavorativo ma anche da quello più complesso nei nostri cellulari. Un concettoche si contrappone alla sempre più diffusa FOMO — Fear of Missing Out —, la pura di perdersi qualcosa.

Ma in che modo possiamo vincere questa sfida?

Ecco quattro buone pratiche che consiglio di seguire per riuscire nell’impresa

  1. Avvisare clienti e colleghi, inviandogli un’e-mail per informarli sulle date della nostra vacanza e su come potranno contattarci. Se vogliamo fare un “digital detox”, possiamo anche specificare che non avremo accesso alle e-mail o ai messaggi e che, in caso di necessità, potranno chiamarci in determinati orari.
  2. Delegare, delegare, delegare, assegnando al collega più fidato un progetto, un cliente o un team da gestire. Ovviamente, prima di partire dobbiamo assicurarci di fornirgli tutte le istruzioni e la documentazione necessaria a gestire queste responsabilità in nostra assenza.
  3. Disattivare le notifiche. Ad esempio, su Slack, Telegram, LinkedIn o G-mail. Quando vogliamo controllare se qualcuno ci ha scritto, possiamo farlo in un momento specifico. Il mio preferito è la mattina, prima di entrare nel vivo della mia giornata.  
  4. Riempire il tempo con esperienze e persone che ci fanno stare bene. Investirloin attività che ci rilassano e rigenerano, in compagnia di persone interessanti o a cui vogliamo bene, ci aiuta a non pensare al lavoro o al mondo nascosto nei nostri dispositivi mobili.

Ora immaginate di nuovo di essere a Bali, sulla spiaggia di Dreamland — il paradiso per ogni surfista — con il vento che vi scompiglia i capelli, il profumo salmastro dell’oceano e il suo ritmo ipnotico che vi invita a unirvi agli altri avventurieri in una danza coreografata.       
Immaginate di cogliere l’invito, di buttarvi indietro i capelli con le mani piene di sabbia, di raccogliere la vostra tavola tremando per l’adrenalina, di correre in direzione del vostro movimentato palcoscenico e di danzare tra le onde, come se il resto del mondo non esistesse.

Economista, consulente strategico e corporate trainer. Si è formato all’Università Bocconi di Milano e all’INSEAD di Fontainebleau, e ha girato il mondo per lavoro e per passione: Head of Business Development Unit di Finmeccanica in Russia, Senior Manager di McKinsey a Londra e Principal di AlphaBeta a Singapore, dove ha gestito progetti con aziende del calibro di Google, Uber e Microsoft. In precedenza, ha lavorato anche presso Goldman Sachs e le Nazioni Unite a New York. Tornato a Bari, ha fondato la Disal Consulting e si occupa di ricerca, consulenza, comunicazione e formazione per grandi aziende italiane (Ferrari e UniCredit), colossi digitali (Netflix e Amazon), istituzioni multilaterali (World Economic Forum) e governi nazionali (Francia, Cina e Germania). Insegna alla IE Business School di Madrid e alla Nanyang di Singapore, e dirige il Master in Digital Entrepreneurship presso H-Farm, dove cerca di trasmettere l’importanza dello storytelling per la riuscita di un progetto imprenditoriale. Dopo il successo del suo primo libro Flow Generation - manuale di sopravvivenza per vite imprevedibili, ha pubblicato con Hoepli Phygital - il nuovo marketing tra fisico e digitale.