Smart tv: cosa sono e come funzionano le FAST tv in streaming

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Smart tv: cosa sono e come funzionano le FAST tv in streaming

Un modello semplice: tanti canali, nessun abbonamento, nessun costo diretto per l’utente. Ma quanto sono diffusi? E soprattutto, chi li guarda davvero?

Se avete una smart tv vi sarà capitato di schiacciare per sbaglio un tasto del telecomando e di trovarvi improvvisamente dentro un nuovo universo: quello delle FAST – Free Ad-supported streaming television. Si tratta di canali televisivi lineari in chiaro, distribuiti gratuitamente via streaming e finanziati esclusivamente dalla pubblicità.
Un modello semplice: tanti canali, nessun abbonamento, nessun costo diretto per l’utente. Ma quanto sono diffusi? E soprattutto, chi li guarda davvero?

L’offerta: centinaia di canali, tutti gratis

Le FAST stanno diventando un fenomeno globale. Chi possiede una smart tv Samsung, ad esempio, può accedere a oltre 130 canali gratuiti con Samsung TV Plus, che spaziano da film e serie tv a documentari e cartoni animati. LG offre più di 160 canali con LG Channels; Hisense propone la sua piattaforma Vidaa Free, mentre Sony punta su Bravia Core.

Non ci sono solo i produttori di televisori. Alcuni editori hanno lanciato vere e proprie app:

  • Rakuten TV, con oltre 250 canali;
  • Pluto TV di Paramount, che in Italia conta più di 50 canali e raccoglie pubblicità tramite Sky Media e Prs;
  • Tubi di Fox Corporation, Roku e TiVo+ di Xperi.

Un’offerta sterminata, costruita però quasi esclusivamente su contenuti di archivio e distribuita in tutto il mondo, con costi contenuti e strategie di monetizzazione basate sulla scala globale.

Ma chi guarda davvero i canali FAST?

In Italia, i dati scarseggiano. Auditel non misura le FAST e la società di ricerche Sensemakers conferma che i consumi sono “irrilevanti” nelle indagini statistiche. Anche Samsung Ads, in un report del 2025, ha evidenziato come Samsung TV Plus abbia registrato in media solo tre minuti al giorno di visione per televisore, contro i 37 minuti medi spesi sul gaming.
Numeri modesti, eppure il fermento cresce. Piccoli editori italiani come Minerva Pictures e Nexo TV hanno già lanciato canali dedicati, mentre Fast Channels Network ha portato Soap Latino e Soap Turco su Samsung TV Plus, avviando nuove collaborazioni per canali di nicchia come Motoretrò e Golf Television. Siamo ancora in una fase di start-up, con investimenti ridotti e ricavi pubblicitari quasi nulli. Ma la direzione è chiara: presidiare il terreno in attesa che il mercato maturi.

Il modello di business: pubblicità mirata e personalizzazione

Il cuore del modello FAST è la pubblicità personalizzata. Non più spot generalisti, ma annunci costruiti sui dati di tracciamento degli utenti e sulle loro preferenze di consumo.
A livello globale i segnali sono incoraggianti. Quando Pluto TV arrivò in Italia, nell’ottobre 2021, Paramount annunciò un miliardo di dollari annui di raccolta pubblicitaria in tutto il mondo. Nel 2024, il gruppo ha dichiarato che Pluto TV ha registrato un anno record con ascolti in crescita dell’8%. Nel 2025, Paramount ha confermato che il servizio ha raggiunto i suoi massimi storici di ore viste sia negli Stati Uniti sia nei mercati internazionali, consolidandosi come la piattaforma FAST più diffusa al mondo.

Il caso USA: un mercato già maturo

Se in Italia le FAST restano marginali, negli Stati Uniti la situazione è molto diversa. Secondo i dati Nielsen The Gauge di luglio 2025:

  • Roku Channel ha raggiunto il 2,8% di share televisiva;
  • Tubi il 2,2%;
  • Pluto TV lo 0,9%.

In totale, le FAST pesano quasi il 6% dello share televisivo mensile. Un dato che, se confrontato con le audience broadcast (18,4%) e via cavo (22,2%), resta contenuto, ma segnala una tendenza importante: lo streaming complessivo è ormai al 47,3%, e da maggio 2025 negli USA ha superato per la prima volta la somma di broadcast e cavo.

FAST: fenomeno marginale o trend del futuro?

In Italia, al momento, le FAST non rappresentano ancora una minaccia per la tv tradizionale né per lo streaming a pagamento. I dati di consumo restano bassissimi e l’offerta, basata su contenuti non originali, difficilmente può attrarre il grande pubblico.
Eppure, guardando agli Stati Uniti, il segnale è chiaro: le FAST si stanno ritagliando uno spazio crescente, grazie a un modello sostenibile e a una pubblicità sempre più personalizzata. Un fenomeno che, oggi, appare di nicchia e quasi invisibile, ma che potrebbe trasformarsi in uno dei tasselli più interessanti dell’evoluzione del consumo televisivo globale.

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Milanese, laureato in Economia e commercio alla Università Cattolica del Sacro Cuore, è giornalista del quotidiano ItaliaOggi, co-fondatore di MarketingOggi, esperto di storia ed economia dei media, docente di comunicazione ed economia dei media per oltre 10 anni allo IED di Milano.