Siamo pronti alla prossima pandemia?

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Siamo pronti alla prossima pandemia?

L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha approvato il primo Accordo pandemico della sua storia. Qual è lo scopo e quali sono i prossimi passi.

Lo scorso 14 maggio, in una giornata salutata come storica, la commissione dell’Assemblea Mondiale della Sanità, organo legislativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha approvato ) il primo Accordo Pandemico della sua storia, frutto di tre anni di lavoro e di intensi negoziati tra gli stati seguiti alla pandemia da Covid 19.

Chiarissimo lo scopo del documento: fare tutto il possibile per rispondere meglio, in modo più sicuro, coordinato ed equo di quanto non sia avvenuto nel 2020, alle prossime pandemie, in osservanza anche dell’articolo 19 della costituzione dell’ONU. L’accordo, suddiviso in 35 articoli, contiene le linee guida per le strategie di gestione stilate con l’approccio One Health, cioè tenendo conto, oltreché della salute umana, anche di quella animale, della tutela dell’ambiente e del rispetto del lavoro, e si fonda sui tre principi costitutivi della stessa OMS: la prevenzione e l’intervento sulle cause all’origine delle malattie; l’espansione dell’accesso equo ai servizi sanitari; il supporto alle nazioni nella protezione della salute attraverso prevenzione e risposta alle emergenze sanitarie.

Condivisione allargata grazie al PABS

Nello specifico, il documento affronta numerosi temi quali la facilitazione del trasferimento tecnologico tra gli Stati, la produzione di vaccini e la distribuzione di kit diagnostici a livello locale, la protezione del personale medico e la possibilità di spostarlo da un paese a un altro, l’istituzione di una rete globale di logistica e distribuzione gestita direttamente dall’OMS.

Inoltre, prevede l’istituzione di un sistema chiamato Pathogen Access and Benefit Sharing System (PABS) per l’accesso ai dati genetici e ai campioni biologici dei nuovi agenti patogeni che dovessero emergere nei Paesi più poveri, a condizione che a questi ultimi vengano assicurati kit diagnostici, farmaci e vaccini, anche se per il momento questa parte è ancora sospesa, perché restano da definire alcuni dettagli.

Un nuovo rapporto con le aziende

In un’ottica più ampia, l’Accordo contiene anche passi in avanti significativi sul fronte dei rapporti con le aziende: anche se queste manterranno la proprietà dei brevetti, qualora il sistema PABS entrasse in vigore, saranno obbligate a svolgere «un ruolo chiave nell’accesso equo e tempestivo ai prodotti sanitari legati alla pandemia, mettendo a disposizione dell’Oms, in tempo reale, un accesso rapido mirato al 20% della loro produzione di vaccini, terapie e diagnostica sicuri, di qualità ed efficaci per l’agente patogeno che causa l’emergenza pandemica. La distribuzione ai diversi paesi sarà effettuata sulla base del rischio e delle necessità per la salute pubblica, con particolare attenzione alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo».

L’accordo è stato approvato da 124 Paesi, senza voti contrari, ma 11 si sono astenuti: Italia, Russia, Iran, Bulgaria, Polonia, Giamaica, Israele, Romania, Paraguay, Guatemala e Slovacchia. La motivazione per l’astensione italiana avanzata dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha suscitato una condanna pressoché unanime di tutta la comunità scientifica nazionale, compatta nel ribadire i rischi e l’infondatezza di tale scelta, sarebbe la volontà dell’Italia di «ribadire la propria posizione riguardo alla necessità di riaffermare la sovranità degli Stati nella gestione delle questioni di sanità pubblica». In altre parole, non interpretando correttamente il documento, che non lede in alcun modo la sovranità, l’Italia ha deciso di assumere un atteggiamento nazionalista anche nel contrasto alle pandemie. Come se le malattie infettive potessero essere fermate alle frontiere e rispondessero a regole politiche, e diverse a seconda delle leggi nazionali.

La decisione, oltretutto, non tiene conto di ciò che l’Accordo prevede già in modo esplicito, ossia un riferimento aggiunto – paradossalmente – in risposta a pressioni italiane, all’articolo 22, in cui si afferma che «nulla deve essere interpretato nel senso di conferire al Segretariato dell’Oms, incluso il direttore generale, alcuna autorità per dirigere, ordinare, modificare o altrimenti prescrivere la legislazione nazionale e/o interna, a seconda dei casi, o le politiche di qualsiasi parte, o per rendere obbligatorio o altrimenti imporre qualsiasi requisito affinché le parti intraprendano azioni specifiche, come vietare o accettare viaggiatori, imporre mandati di vaccinazione o misure terapeutiche o diagnostiche o attuare lockdown». Del resto, l’Oms non obbliga nessuno a fare nulla neppure in altri ambiti: si limita a consigliare sulla base di ciò che dice la scienza, senza curarsi della politica. Anche per le pandemie, dunque, l’Oms non interverrà nella gestione nazionale, ma solo per coordinare al meglio gli sforzi tra stati, aziende, organizzazioni sanitarie e altri protagonisti. Per questo la risposta italiana appare del tutto immotivata, non inerente al testo e potenzialmente dannosa.

Il piano, comunque, dovrà superare una serie di passaggi nazionali, e ottenere almeno 60 ratifiche dai governi nazionali, prima di diventare operativo.

«Il mondo è oggi più sicuro grazie alla leadership, alla collaborazione e all’impegno dei nostri Stati membri», ha dichiarato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. «L’Accordo è una vittoria per la salute pubblica, la scienza e l’azione multilaterale. Garantirà che, collettivamente, si possa proteggere meglio il mondo dalle future minacce pandemiche. È anche un riconoscimento da parte della comunità internazionale che i nostri cittadini, le nostre società e le nostre economie non devono essere lasciati indifesi per non patire nuovamente perdite come quelle subite durante il Covid-19». Perdite di vite umane che in Italia, uno dei Paesi più colpiti al mondo, sono state oltre 200.000.

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È una giornalista scientifica e una scrittrice con un passato da ricercatrice e un dottorato in farmacologia. Oggi collabora con i principali gruppi editoriali italiani (GEDI, Il Sole 24 Ore) e con diversi siti (Il Tascabile, Lucy, Ilfattoalimentare.it e altri) e svizzeri (assediobianco.ch e Ticonoscienza.ch) su temi inerenti alla salute, l'alimentazione, la sostenibilità, la scienza e la promozione della cultura scientifica. Tiene lezioni e partecipa a trasmissioni radiofoniche e televisive, incontri e podcast. Il suo ultimo libro è Alzheimer spa – Storie di errori e omissioni dietro la cura che non c’è (Bollati Boringhieri, 2024).