Fatto è meglio che perfetto

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Fatto è meglio che perfetto

Si può smontare un mantra del management per sbloccare i meccanismi di analisi/paralisi? In un mercato altamente competitivo, la ricerca della perfezione sembra essere l’unico modo per avere successo. E se invece non fosse così?

Quando ho deciso di lanciare il mio business sul mercato nel 2020, volevo che tutto fosse perfetto. La feroce competizione che caratterizza il mondo che avevo deciso di abbandonare, quello della consulenza “impeccabile”, mi aveva lasciato mesi in balia di domande come: “Quello che faccio interesserà davvero ai miei potenziali clienti?”, “Quali sfide mi ritroverò ad affrontare?”, portandomi a credere che l’unico modo per avere successo fosse riuscire a eliminare ogni dubbio.

Nel tentativo di sradicare ogni incertezza, ero rimasto bloccato in un limbo da cui nessuno studio di mercato poteva sottrarmi, sospeso tra la paralisi e la ricerca della perfezione. Fino a quando, nella speranza di imbattermi in un post illuminante su LinkedIn, ho trovato questo articolo del suo fondatore, Reid Hoffman: “If There Aren’t Any Typos In This Essay, We Launched Too Late!”[1] (“Se non ci sono errori in questo testo, lo abbiamo pubblicato troppo tardi!”).  

L’intero articolo di Hoffman è incentrato su una delle sue citazioni più famose: If you’re not embarrassed by the first version of your product, you’ve launched too late e cioè “Se non sei imbarazzato dalla prima versione del tuo prodotto, lo hai lanciato troppo tardi”. In quel momento, mi sono reso conto che stavo percorrendo una strada che mi avrebbe portato al traguardo, ma in ritardo, e che dovevo reimpostare la mia rotta con destinazione “time to market”. Insomma, dovevo muovermi.

Come spiega l’autore stesso, l’affermazione che mi ha svegliato dal torpore, si basa su due temi distinti che, a mio avviso, possono essere applicati anche nella gestione quotidiana dei clienti.

1. “You’ve launched too late”: l’importanza della velocità 

Da imprenditori o manager, profondamente legati alla propria attività, siamo alla costante ricerca della perfezione. Ci illudiamo che saremo giudicati solo per ciò che produciamo e desideriamo che tutto sia impeccabile fin dalla sua presentazione inziale.

Tuttavia, in un mercato estremamente competitivo come il nostro, in cui molte aziende raggiungono standard elevati, un elemento che può davvero fare la differenza è la velocità, intesa come la rapidità con cui presentiamo una soluzione al nostro potenziale cliente. Per avere successo, dunque, dobbiamo provare a soddisfare tempestivamente le sue esigenze di base, evitando che cerchi una soluzione alternativa altrove o impari a convivere con il problema.  

Nella mia azienda, questo approccio si riflette anche nella gestione quotidiana dei clienti. Non aspettiamo che siano loro a comunicarci quali sono le loro esigenze, ma le anticipiamo.          
Se rileviamo una nuova tendenza di mercato che potrebbe influenzare il loro business, ci adoperiamo a presentargli una soluzione nel minor tempo possibile.           

Questo significa che riusciamo sempre a proporgli esattamente ciò di cui hanno bisogno? Certo che no, anche se, spesso, siamo profondamente…

2. “Embarrassed by the first version of our product”: l’“imbarazzo” è il feedback più prezioso

Gli imprenditori devono guardare oltre il giorno del lancio e pensare al primo mese, al primo semestre, e così via. È durante questo periodo che si possono apportare miglioramenti significativi al prodotto o al servizio che vogliamo offrire, adattandolo alle esigenze del mercato.

Come? Grazie al feedback degli utenti che, molto probabilmente, potrebbe “metterci in imbarazzo” poiché rivelerà esigenze che neanche le più approfondite ricerche di mercato potevano prevedere.

Tornando alla gestione quotidiana del nostro business, ad esempio, se non ricevessimo risposte come “No, grazie. Ci serve altro!”, come potremmo indirizzare il nostro lavoro verso quell’“altro” di cui i nostri clienti hanno bisogno? È fondamentale comprendere che, sebbene la qualità sia importante e il nostro prodotto o servizio debba soddisfare delle esigenze di base, la sua “perfezione” può essere raggiunta solo successivamente, seguendo il feedback dei nostri clienti.

In sostanza, Hoffman ci suggerisce di proporre una buona soluzione che può essere migliorata nel tempo, anziché rimanere bloccati nel limbo della perfezione iniziale. Insomma, che, a volte, “fatto è meglio che perfetto”.  


P.S. Nella consulenza, purtroppo o per fortuna, dobbiamo comunque avere un’altissima attenzione al dettaglio. I clienti se l’aspettano, e noi ci teniamo sempre a fornire un output impeccabile, in ogni singola diapositiva.


[1] https://www.linkedin.com/pulse/arent-any-typos-essay-we-launched-too-late-reid-hoffman/

Economista, consulente strategico e corporate trainer. Si è formato all’Università Bocconi di Milano e all’INSEAD di Fontainebleau, e ha girato il mondo per lavoro e per passione: Head of Business Development Unit di Finmeccanica in Russia, Senior Manager di McKinsey a Londra e Principal di AlphaBeta a Singapore, dove ha gestito progetti con aziende del calibro di Google, Uber e Microsoft. In precedenza, ha lavorato anche presso Goldman Sachs e le Nazioni Unite a New York. Tornato a Bari, ha fondato la Disal Consulting e si occupa di ricerca, consulenza, comunicazione e formazione per grandi aziende italiane (Ferrari e UniCredit), colossi digitali (Netflix e Amazon), istituzioni multilaterali (World Economic Forum) e governi nazionali (Francia, Cina e Germania). Insegna alla IE Business School di Madrid e alla Nanyang di Singapore, e dirige il Master in Digital Entrepreneurship presso H-Farm, dove cerca di trasmettere l’importanza dello storytelling per la riuscita di un progetto imprenditoriale. Dopo il successo del suo primo libro Flow Generation - manuale di sopravvivenza per vite imprevedibili, ha pubblicato con Hoepli Phygital - il nuovo marketing tra fisico e digitale.