La diagnostica delle automobili: come funziona e perché riguarda tutti noi

Avatar photo
Technology


La diagnostica delle automobili: come funziona e perché riguarda tutti noi

Dall’OBD-II al diritto alla riparazione, passando per la cybersecurity: ecco come la tecnologia ha trasformato la manutenzione delle nostre auto e cosa significa per i consumatori.

L’evoluzione dell’automobile ha cambiato radicalmente anche il modo di individuare e risolvere i guasti. Se un tempo bastavano orecchio e cacciavite, oggi i veicoli sono governati da centraline elettroniche (ECU) che controllano motore, trasmissione e sistemi di sicurezza.
Per comunicare con queste “scatole nere” è nato lo standard OBD-II (On-Board Diagnostics II): un’interfaccia universale che permette a meccanici e officine di leggere codici di errore, monitorare le emissioni e accedere ai parametri del motore in tempo reale.

Perché è stato creato lo standard OBD

Lo standard OBD ha avuto diversi obiettivi fondamentali.

  • Controllo delle emissioni: garantire che i veicoli rispettino i limiti di inquinamento.
  • Diagnostica rapida: generare codici di errore (DTC) che guidano il tecnico verso il problema.
  • Efficienza del motore: prevenire consumi eccessivi e cali di prestazioni.
  • Standardizzazione: superare la giungla di protocolli proprietari che rendevano le diagnosi complicate e costose.

In Europa l’OBD-II ha preso la forma di EOBD, garantendo compatibilità e trasparenza per tutte le case automobilistiche.

Riparatori indipendenti e nuove sfide

Grazie allo standard OBD, non solo le officine autorizzate ma anche i riparatori indipendenti possono lavorare su qualsiasi veicolo. Questo è fondamentale soprattutto dopo la scadenza della garanzia.
Alcuni interventi, però, richiedono non solo la lettura dei dati ma anche la scrittura nelle centraline. Ad esempio:

  • la programmazione di nuove chiavi;
  • la calibrazione dei sensori ADAS dopo la sostituzione di un parabrezza.

Ed è qui che entrano in gioco le problematiche di cybersecurity.

Cybersecurity e Secure Gateway

Se leggere i dati diagnostici espone al rischio di accessi non autorizzati, scriverli può avere conseguenze molto più gravi: malfunzionamenti, furti di veicoli o persino incidenti.
Per proteggere i sistemi, le case automobilistiche hanno introdotto il Secure Gateway, una centralina che cripta i dati e consente l’accesso solo a operatori autorizzati.
La sfida? Garantire la sicurezza senza escludere i riparatori indipendenti.

Il diritto alla riparazione

Qui entra in gioco il movimento globale del Right to Repair (Diritto alla Riparazione), che chiede:

  1. accesso a pezzi di ricambio, strumenti e manuali anche per officine indipendenti;
  2. contrasto all’obsolescenza programmata;
  3. benefici economici e ambientali attraverso la riduzione dei rifiuti e un mercato più competitivo.

In Europa, questo principio è tutelato dal Regolamento (UE) 2018/858, che obbliga i costruttori a rendere disponibili le informazioni tecniche necessarie alla diagnosi e alla manutenzione.

Il caso Car Glass e le sentenze europee

Un esempio concreto è il contenzioso tra alcune case automobilistiche e Car Glass, azienda specializzata nella sostituzione dei parabrezza. Senza accesso al Secure Gateway, l’azienda era costretta a indirizzare i clienti ai centri autorizzati per la calibrazione dei sensori ADAS, con costi e tempi aggiuntivi.
La Corte di Giustizia Europea ha dato ragione alle officine indipendenti, sancendo che i costruttori non possono limitare l’accesso ai dati, rafforzando così la concorrenza e i diritti dei consumatori.

Normative e certificazioni

Per bilanciare sicurezza e concorrenza, l’Europa ha introdotto il sistema SERMI (Security-related Repair and Maintenance Information): una certificazione che consente ai riparatori indipendenti di accedere ai dati sensibili dimostrando affidabilità e competenza.

Inoltre, il Regolamento (UE) 461/2010 vieta pratiche anticoncorrenziali come l’obbligo di usare esclusivamente ricambi originali o di rivolgersi a officine ufficiali.

Possiamo continuare a fidarci delle officine indipendenti?

La risposta è sì. Le normative europee garantiscono che i riparatori indipendenti abbiano accesso agli strumenti e alle informazioni necessarie, senza compromettere la sicurezza.
Questo significa che i consumatori possono continuare a rivolgersi con fiducia alla propria officina di fiducia anche per interventi delicati, come la programmazione delle chiavi o la manutenzione dei sistemi di sicurezza.

Avatar photo

Nato a Carmagnola il 14 Settembre 1956. Si laurea nel 1980 in Ingegneria Elettrica, con la votazione finale di 110/110 e lode. Specializzazione in Automazione Industriale. Dopo un paio di anni di esperienza come sistemista software entra nel 1982 al Centro Ricerche FIAT. Fino al 1990 si occupa di automazione industriale e robotica, realizzando sistemi innovativi per il montaggio e l’ispezione, utilizzando sistemi di visione artificiale. Nel 1990 la tecnologia della visione artificiale diventa matura per essere utilizzata anche sul prodotto, veicolo, e quindi inizia a sviluppare sistemi di ausilio alla guida (radar anticollisione, mantenimento corsia, sensore angolo cieco). Diventa dirigente nel 1995, e gestisce i team di sviluppo di sistemi di informativa di bordo, assistenza alla guida, telematica e interfaccia con il guidatore. Coordinatore di numerosi progetti a finanziamento Europeo. Nel 2003 coordina per Fiat il progetto regionale Torino Wireless. Nel 2012 assume l’incarico di direttore della sicurezza presso l’ACEA, l’associazione Europea dei costruttori di veicoli, a Bruxelles. Rientrato in Fiat Chrysler Automotive nel 2017, lascia l’azienda nel novembre del 2017, per avviare una attività in proprio di consulenza industriale.