Radio e automobili: un amore che non può finire

Avete mai sentito parlare dei fratelli Paul e Joseph Galvin? Fondatori a inizio Novecento della Galvin Manufacturing Corporation, l’azienda che assunse poi il nome di Motorola, i
Chi non ha mai sognato di vivere come in un videogioco? Superare livelli, accumulare punti, ricevere premi. Questa dinamica ludica non è più solo un sogno o una metafora: da qualche anno è diventata parte concreta della nostra realtà quotidiana.
Il suo nome è gamification, e sta cambiando il modo in cui studiamo, lavoriamo, ci curiamo, ci spostiamo e persino come ci relazioniamo con gli altri. Ma cos’è davvero la gamification? In parole semplici, è l’applicazione di meccanismi tipici del gioco – punteggi, missioni, classifiche, livelli da superare – ad ambiti che con il gioco hanno poco a che fare: salute, istruzione, mobilità, sostenibilità ambientale, produttività personale. Un fenomeno pervasivo che tocca ormai quasi ogni aspetto della nostra vita.
Molte app oggi trasformano le attività più banali in piccole avventure. Fare le pulizie, mangiare in modo regolare, persino leggere un libro può diventare una “missione” da compiere, con tanto di avatar, premi virtuali e avanzamenti di livello. Una quotidianità che somiglia sempre più a un gioco di ruolo, dove anche il gesto più semplice è inserito in una narrazione epica.
Nel mondo della scuola, app come Classcraft dividono gli studenti in squadre e li premiano per la partecipazione o l’aiuto ai compagni, mentre tolgono punti per comportamenti negativi. Gli insegnanti si trasformano così in game master, guidando l’apprendimento come se fosse una sessione di Dungeons & Dragons.
E per chi studia una lingua straniera? Il successo di Duolingo è sotto gli occhi di tutti: personaggi animati, classifiche settimanali e premi simbolici rendono l’apprendimento una sfida divertente e continua.
Anche le politiche pubbliche stanno abbracciando la gamification. In molte città, spostarsi in modo sostenibile – in bici, a piedi, in treno – fa guadagnare “punti” attraverso app come Miles, che possono essere convertiti in sconti o premi. È un modo creativo per incentivare comportamenti virtuosi, facendo leva sulla voglia di giocare e sulla gratificazione immediata.
Nel mondo del fitness, la creatività non manca. L’app Zombies, Run! trasforma il jogging in un’avventura horror: mentre si corre, si ascolta una storia interattiva in cui si devono sfuggire a orde di zombie. L’esperienza, resa realistica da suoni immersivi, stimola il movimento attraverso la paura… e il divertimento.
Tutto questo entusiasmo, però, ha anche una controparte. La logica della gamification, se spinta all’estremo, può trasformarsi in una gara continua contro sé stessi e contro gli altri. Non tutti riescono a sostenere un atteggiamento competitivo 24 ore su 24, e vivere ogni attività come una sfida può generare stress, frustrazione, senso di inadeguatezza.
C’è poi il rischio di una dipendenza da gratificazioni immediate. Proprio come i “like” sui social, badge e premi digitali attivano circuiti di dopamina, spingendoci a cercare conferme costanti. La vita rischia così di diventare una corsa al risultato, sempre tracciata, sempre sotto controllo. Anche il tempo libero, persino il “riposo”, può finire sotto pressione.
Infine, non va dimenticato un aspetto tutt’altro che marginale: la gamification, per funzionare, richiede un alto livello di connessione e tracciabilità. In altre parole, ci rende ancora più dipendenti dagli schermi, anche quando si tratta – paradossalmente – di gestire il nostro tempo “offline”.
La gamification può essere uno strumento potente: stimola, coinvolge, motiva. Ma come ogni gioco, funziona solo se è scelto liberamente. Quando diventa obbligo, controllo, misura costante delle nostre azioni, perde la sua natura e rischia di trasformare la vita stessa in un reality permanente.
Il gioco, nella sua forma più pura, è spontaneità, creatività, libertà. È proprio questa la lezione da ricordare: possiamo usare il gioco per migliorare la realtà, ma non dobbiamo mai permettere che sia il gioco a dettare le regole della nostra esistenza. Giocare è bello. Essere costretti a farlo, decisamente meno.
Crediti foto: Taylor R/Unsplash