VUCA: abitare il cambiamento senza esserne travolti

In un mondo che cambia a velocità vertiginosa, spesso ci sentiamo disorientati, spaesati, perfino spaventati. Da bambino, quando avevo paura, mi stendevo per terra: un gesto sempl
Le chosen family nascono fuori dai legami biologici, offrendo cura, appartenenza e resistenza a chi vive ai margini dei modelli familiari tradizionali.
C’è un tipo di famiglia che non nasce dal sangue, ma dall’amore consapevole. Non si fonda sull’obbligo, ma sulla scelta. È la chosen family, un modello sempre più diffuso tra chi, per necessità o per libertà, costruisce legami affettivi profondi al di fuori delle parentele tradizionali.
Nelle comunità LGBTQIA+, ma anche in tanti altri contesti sociali, la famiglia queer rappresenta un rifugio e un atto politico: una risposta all’esclusione, ma anche una nuova idea di casa e di cura. In questo articolo esploriamo cosa significa fare famiglia oggi, fuori dagli schemi imposti, e perché riconoscere il valore delle famiglie non tradizionali è una questione di giustizia e di umanità.
Il concetto di chosen family nasce negli anni Ottanta, in particolare nelle comunità queer colpite dall’emergenza HIV/AIDS, quando molte persone venivano abbandonate dalle proprie famiglie d’origine. In quel contesto, amici, partner e alleati si organizzavano per offrire supporto reciproco, prendersi cura, condividere risorse e affetto.
Oggi, la chosen family è diventata una forma riconosciuta di famiglia alternativa: un sistema affettivo in cui si sceglie chi considerare madre, padre, sorella, fratello, figlio, figlia, indipendentemente dai legami biologici o legali.
All’interno della famiglia queer, questi ruoli vengono rinegoziati e adattati alle esigenze reali delle persone, lontano dagli stereotipi e dalle gerarchie patriarcali. Questo tipo di famiglia si fonda su valori come la cura reciproca, la solidarietà, la presenza e la libertà. Non è un ripiego: è una forma potente di amore e di resistenza.
La famiglia non tradizionale è spesso anche un nuovo spazio abitativo, simbolico e concreto. Le case queer non sono solo luoghi fisici dove si vive insieme: sono rifugi emotivi, spazi in cui esprimere liberamente la propria identità senza paura di giudizi o discriminazioni.
Queste case funzionano come micro-comunità dove ci si prende cura gli uni degli altri, ci si sostiene durante i momenti difficili, si condividono progetti, sogni e quotidianità. Sono spazi di sicurezza e di autenticità, soprattutto per chi è stato escluso o respinto dalla propria famiglia biologica.
Le famiglie non tradizionali offrono anche un modello alternativo al modello eteronormativo: mostrano che esistono mille modi di costruire relazioni significative, al di fuori delle convenzioni matrimoniali o genitoriali tradizionali. Sono, in questo senso, atti politici e culturali che mettono in discussione le norme dominanti e propongono nuove possibilità di convivenza.
Le chosen family non servono solo a “sopravvivere” all’esclusione, ma permettono di fiorire in ambienti di appartenenza. Essere parte di una rete affettiva scelta contribuisce in modo decisivo alla costruzione dell’identità, soprattutto in contesti dove l’individuo fatica a riconoscersi nei modelli imposti.
La forza di questi legami sta nel loro valore emotivo, ma anche nel significato politico e sociale che portano con sé: dimostrano che l’identità non è un dato fisso, ma un processo in movimento; che l’amore non si eredita, ma si costruisce; che la cura non è un dovere biologico, ma una scelta libera e potente.
Nelle famiglie queer, il concetto di “famiglia” diventa fluido e plurale: può comprendere relazioni amicali, romantiche, parentali non convenzionali. Questo consente di creare spazi più inclusivi, dove ogni persona può sentirsi vista, rispettata e valorizzata nella sua interezza.
Nonostante la crescente visibilità, le chosen family faticano ancora a trovare pieno riconoscimento nel discorso pubblico, nelle leggi e nelle politiche sociali. Le normative familiari restano ancorate a modelli rigidi, spesso escludenti, che non tengono conto della pluralità delle forme di vita e dei legami affettivi esistenti nella società contemporanea.
Eppure, riconoscere il valore delle famiglie alternative non è solo un atto di giustizia verso chi le vive: è un modo per arricchire la cultura collettiva e renderla più aderente alla realtà. È anche un segnale importante per le nuove generazioni, che sempre più spesso rifiutano i modelli familiari imposti e cercano forme di relazione basate su autenticità, rispetto e reciprocità.
Parlare di famiglie non tradizionali significa allargare il concetto stesso di famiglia: non più solo un’istituzione normativa, ma un insieme di legami umani profondi, fondati sull’amore che si sceglie, non su quello che si eredita.
Le chosen family ci insegnano che esistono modi diversi – e ugualmente validi – di essere famiglia. Al centro non c’è il DNA, ma la scelta quotidiana di esserci l’uno per l’altro, di costruire insieme uno spazio sicuro, accogliente e solidale.
In un mondo che cambia, dove le identità sono sempre più fluide e le forme di relazione più complesse, dare valore e riconoscimento a queste famiglie è fondamentale. Perché scegliere chi amare, chi considerare casa, chi chiamare famiglia, è un diritto che parla di libertà, dignità e possibilità. E questo riguarda tutti noi.