Dark kitchen: rivoluzione o declino della ristorazione?

Una cucina professionale in tutto e per tutto, ma senza sala. Nessun cameriere ad attendere al pass cucina professionale, solo rider pronti a ritirare piatti caldi. Siamo nel mondo
Nelle serie, al cinema e in tv va tanto di moda lo scontro tra generazioni. Ma è un modo per distogliere l’attenzione dal futuro dei trentenni. Changes ne ha parlato con Beniamino Pagliaro.
Cosa succede quando due generazioni profondamente diverse si trovano a condividere lo stesso tempo storico? La risposta potrebbe trovarsi nel crescente confronto – a volte silenzioso, a volte esplosivo – tra boomer e millennial. Il libro Boomers contro millennials – 7 bugie sul futuro e come iniziare a cambiare (Harper Collins) di Beniamino Pagliaro, giornalista di Repubblica e fondatore di Good Morning Italia, affronta proprio questo tema, portando alla luce tensioni, incomprensioni e speranze condivise. Le generazioni a confronto non sono solo due etichette anagrafiche, ma raccontano cambiamenti culturali, economici e sociali che stanno ridefinendo il presente e il futuro del nostro Paese.
Per capire il confronto tra boomer e millennial è importante chiarire chi sono queste due generazioni. Ma cos’è un boomer? Con questo termine si indicano le persone nate tra il 1946 e il 1964, in pieno boom economico. I boomers sono cresciuti in un’epoca di espansione economica, stabilità lavorativa e fiducia nel progresso. I millennials, invece, sono nati tra il 1980 e il 1996. Una generazione cresciuta tra crisi economiche, flessibilità lavorativa, precarietà e disillusione.
Capire cos’è boomer o chi sono i millennials non significa solo individuare una fascia d’età, ma comprendere esperienze e visioni del mondo differenti. Mentre i primi hanno vissuto un’epoca di conquiste e certezze, i secondi si sono scontrati con promesse mancate e aspettative deluse. E per la prima volta nella storia italiana sono di più i figli che rischiano una regressione rispetto allo status economico e sociale dei propri genitori (26,6 %) di quanti riusciranno a migliorare le proprie condizioni (24,9%).
Il libro di Beniamino Pagliaro sottolinea con forza le differenze tra boomer e millennials, in particolare nella cultura del lavoro e nello stile di vita. Parliamo quindi di un vero e proprio scontro generazionale: boomer contro millennials. Se per i primi il lavoro rappresentava un’ancora di stabilità, per i secondi è spesso un percorso incerto e frammentato.
Secondo l’autore, ai millennials sono state raccontate sette “bugie” che hanno costruito una narrativa seducente ma irrealistica: la promessa di trovare un lavoro coerente con gli studi, di poter scegliere la propria professione, di comprare casa, di restare nella stessa azienda per tutta la vita, di ottenere una pensione dignitosa, di vivere in una vera democrazia diretta e infine, di poter cambiare il sistema. Ma tutte queste aspettative si sono infrante contro la realtà di contratti precari, salari bassi e un mercato immobiliare inaccessibile.
Pagliaro sottolinea come queste promesse infrante non abbiano generato una reazione collettiva ma, al contrario, una sorta di rassegnazione diffusa. La sorte di una intera generazione non diventa mai argomento di discussione. Anche quando un millennial si scontra con la realtà, la rabbia svanisce appena trova una sistemazione individuale, dimenticando l’ingiustizia condivisa.
Nonostante le differenze, boomers e millennials condividono alcune grandi sfide: crisi economiche, cambiamenti climatici, trasformazioni sociali e nuove fragilità. Le generazioni a confronto non possono più permettersi di ignorarsi, perché la sostenibilità del futuro dipende anche dalla capacità di affrontare insieme questi problemi.
Pagliaro denuncia una sorta di “amnesia generazionale”, in cui le famiglie non progettano più la trasmissione del patrimonio, le aziende trascurano la successione interna e la politica ignora i giovani per concentrarsi sugli anziani, più rilevanti in termini elettorali. Ma è proprio tra i giovani che si gioca il futuro del Paese. Occorre favorire una discussione pubblica sul destino di una fascia di popolazione che da qui al 2045 sarà centrale nella società italiana. Approfondisci in questo articolo.
Secondo Pagliaro, la soluzione non sta nello scontro frontale tra boomers e millennials, ma in una presa di coscienza collettiva che porti a un cambio di passo. Una proposta interessante è quella delle quote “giovani” nei consigli di amministrazione, avanzata da alcune associazioni di imprese. Altre misure ipotizzate includono una dote economica per ogni diciottenne, finanziata con la tassazione delle grandi eredità, o mutui agevolati per l’acquisto della prima casa.
E ancora: una revisione dei criteri retributivi nelle aziende, per valorizzare i giovani in base alla produttività e non all’anzianità. Cambiare la percezione dell’Italia come Paese per anziani può invertire la rotta e frenare l’emigrazione giovanile.
Ma, come ammette lo stesso autore, una parte fondamentale del lavoro spetta ai millennials: «La mia generazione ha capito l’impasse in cui si ritrova», dice Pagliaro, «ma ancora ci manca una piattaforma, un modo di dare sfogo alle frustrazioni». La sfida più grande, quindi, è costruire una strategia condivisa per affrontare l’inerzia e restituire dignità alle nuove generazioni.
*Articolo pubblicato a marzo 2023 e sottoposto a successive revisioni