Essere genitori nell’era delle notifiche

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Essere genitori nell’era delle notifiche

Le notifiche, i social e il multitasking tecnologico sono diventati compagni di viaggio costanti. Ma mentre connettono il mondo, rischiano di disconnettere chi ci sta più vicino. Come cambia il ruolo dei genitori.

Essere genitori oggi significa navigare in un terreno complesso e in continua evoluzione dato dall’ecosistema digitale che ha trasformato il modo in cui comunichiamo e costruiamo le relazioni, anche quelle familiari.

Digitale in famiglia: una scena (fin troppo) familiare

Marta, 42 anni, madre di due figli di 8 e 13 anni, lavora come responsabile marketing in una grande azienda. Una sera, dopo una giornata di call e scadenze, si siede finalmente a cena con la famiglia. Ha promesso a sé stessa che non guarderà il telefono, ma proprio mentre il figlio le racconta della recita scolastica, arriva una notifica sul gruppo WhatsApp del lavoro. Istintivamente, prende il cellulare e dà un’occhiata veloce. “Un attimo solo”, dice. Ma il racconto si interrompe. Il figlio abbassa lo sguardo. La cena continua, ma qualcosa si è perso.
Marta non è una madre disattenta, è presente, amorevole e fa di tutto per esserci. Ma quell’“esserci” oggi ha bisogno di essere ripensato. Perché la presenza non è solo fisica, è anche emotiva e attentiva. E l’ecosistema digitale in cui viviamo rende sempre più difficile restare davvero presenti.

Le sfide invisibili della genitorialità digitale

L’essere genitori nell’era delle notifiche significa confrontarsi con nuove sfide.

  • Interferenze continue: mail, messaggi, notifiche che spezzano la continuità del tempo condiviso.
  • Modelli di comportamento: i figli apprendono osservando. Se vedono adulti sempre con lo sguardo rivolto allo schermo, interiorizzano che è normale farlo.
  • Confini sfumati: tra tempo lavorativo e tempo familiare, tra il mondo online e quello offline.

Il rischio non è solo quello di “dare il cattivo esempio”, ma di non riuscire a trasmettere un’educazione affettiva e consapevole sull’uso della tecnologia. Un’educazione che non si basa sul controllo (“non usare il telefono!”), ma sul dialogo e sull’esperienza condivisa.

Una nuova responsabilità educativa

Non si tratta di demonizzare la tecnologia (che può anche essere una risorsa per informarsi, imparare e giocare insieme) ma di costruire un approccio più consapevole. Educare oggi significa anche:

  • Creare rituali senza schermi: la cena, il momento della buonanotte, una passeggiata. Occasioni protette, dove il tempo non è interrotto.
  • Condividere le regole: non imporre, ma co-costruire insieme ai figli alcune linee guida sull’uso dei dispositivi. Anche i genitori si possono mettere in discussione.
  • Parlare apertamente di digitale: raccontare le proprie difficoltà, spiegare perché a volte è difficile “staccare”, mostrare che si può imparare insieme.

Dall’autorità alla presenza per una nuova educazione digitale

Oggi il ruolo del genitore non è solo quello di “controllore”, ma di facilitatore della consapevolezza. La vera autorevolezza non nasce dal divieto, ma dalla coerenza e dalla presenza. Quando un genitore riesce a guardare negli occhi suo figlio, ad ascoltarlo senza distrazioni, sta educando senza dire nulla. Sta dicendo: “Tu sei importante”. E questo messaggio vale più di mille regole.
In questo senso, la presenza diventa un atto educativo. Un atto rivoluzionario, se pensiamo al rumore di fondo che ci accompagna ogni giorno.
Per chi vuole approfondire questo tema, consiglio il libro 3-6-9-12. Diventare grandi all’epoca degli schermi digitali di S. Tisseron. Un testo chiaro e profondo che aiuta a comprendere come costruire un’alleanza educativa con i propri figli, partendo proprio dalle sfide del digitale con consigli per tutte le fasce d’età.
Non serve essere genitori perfetti, né esperti di tecnologia. Serve fare spazio. Spazio mentale, emotivo, relazionale. Serve imparare a “spegnere” per potersi accendere davvero. E magari iniziare da un gesto semplice ma potente: mettere il telefono in modalità silenziosa e chiedere, con autentico interesse, «Come è andata oggi?». Perché anche nell’era delle notifiche, l’ascolto resta la notifica più preziosa di tutte.

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Digital wellness coach, mindfulness trainer e psicologa. Aiuta le persone a costruire e coltivare il proprio equilibrio interiore nell’era dell’iper-connessione digitale. Nei suoi percorsi e masterclass guida in particolare professioniste e professionisti a migliorare le proprie abitudini per avere più focus, tempo e benessere mentale. Organizza anche ritiri digital detox in cui accompagna gruppi di persone a disconnettersi per riconnettersi a sé.