Rallentare in un mondo sempre più veloce

Siamo sempre più abituati ad accelerare, ottimizzare, efficientare sia nella vita professionale che in quella privata. Vivere in una grande città da questo punto di vista stimola
Aumenta l’obesità fra i giovanissimi. Cibo spazzatura e marketing alimentare hanno un ruolo chiave: come individuare i rischi per non cadere in trappola.
Le organizzazioni internazionali che si occupano di cibo e alimentazione da tempo sono impegnate a tutelare la salute dei consumatori e a garantire adeguata conoscenza e diritto all’informazione. L’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha presentato il Rapporto 2022 sull’obesità nella Regione Europea.
Vediamo i punti chiave:
Il rapporto dell’OMS traccia anche un’importante prospettiva e linee guida da seguire per contenere la malattia. È con interventi mirati che sconfinano l’ambito strettamente sanitario per comprendere quello istituzionale, sociale e educativo che si deve combattere l’obesità facendo leva sulla prevenzione e la conoscenza. Nello specifico l’OMS ha enunciato una serie di azioni che già si stanno dimostrando efficaci per ridurre i tassi di sovrappeso. Fra questi l’attuazione di interventi fiscali (come la tassazione delle bevande zuccherate o i sussidi per cibi sani) e restrizioni alla commercializzazione di alimenti malsani per i bambini.
Abbiamo chiesto al dottor Filippo Brocadello di Padova, medico chirurgo specialista in Scienza dell’alimentazione, autore di numerosi articoli sul tema, come nasce questo fenomeno e quali sono le soluzioni.
Perché oggi ci sono così tanti bambini obesi?
«La questione è complessa perché riguarda più aspetti. Da quello genetico, a quello alimentare a quello psicologico. Tuttavia, le abitudini scorrette alimentari spesso si apprendono in famiglia e dai media. Tantissimi bimbi e ragazzini sono abituati fin da piccoli a nutrirsi in ogni momento della giornata con “cibo spazzatura” ad altissima densità calorica come merendine confezionate ricche di zuccheri grassi e altri ingredienti poco salutari e dannosi. Spesso frutta e verdura sono scarsamente presenti nella loro dieta quotidiana e gli orari in cui si nutrono sono irregolari. Ciò deriva anche dallo stile di vita che è cambiato. I genitori lavorano e sono fuori tutto il giorno, non si gioca quasi più all’aperto e quindi aumenta la sedentarietà visto che i videogiochi e il computer hanno quasi del tutto preso il posto e sostituito i giochi di gruppo e di movimento. L’obesità può essere anche la spia di un uso compensatorio di cibo in eccesso, un segnale di disagi psicologici più profondi, come difficoltà scolastiche, rapporti difficoltosi in famiglia o con i compagni».
In famiglia come si può intervenire?
«Il primo passo fondamentale è educare ad uno stile alimentare corretto, vario e sano che coinvolga tutta la famiglia. I bambini infatti imparano osservando. È una vera e propria “educazione alimentare” che dovrebbe essere sempre più diffusa e presente nelle scuole dove si potrebbe insegnare giocando su come coltivare un orto, come preparare i pasti partendo dalla spesa e scegliendo cibi freschi e frutta e verdura di stagione. Educare al gusto del cibo coinvolgendo i giovani significa anche manipolare gli alimenti nei diversi momenti di preparazione (sbucciare, tagliare, pulire, impastare…) Ma significa anche annusarli osservandone i colori che a volte cambiano durante la cottura. È così che si stimolano tutti i sensi. Si deve insegnare a “esplorare” il cibo da più punti di vista come un gioco. L’obiettivo è quello di ampliare le conoscenze del bambino che spesso tenderebbe a cadere nella monotonia e che invece andrebbe sollecitato a scoprire nuovi sapori e nuovi modi di mangiare. L’obiettivo è instaurare un rapporto piacevole e divertente con il cibo che così potrà diventare un vero e proprio alleato per la salute, per l’intera famiglia partendo dai più piccoli».
Quanto incide la pubblicità di prodotti alimentari?
«La pubblicità del cibo spazzatura destinata ai più giovani è invadente e trasmette messaggi non solo fuorvianti ma dannosi e che lo diventano maggiormente quanto più si abbassa l’età del pubblico a cui sono diretti. Anche gli eventi sportivi e musicali sono strumenti adottati dalle aziende che hanno moltiplicato stimoli e sollecitazioni a consumare prodotti durante tutto l’arco della giornata. Spettacoli televisivi popolari zeppi di pubblicità, tattiche di marketing aggressive sui social network. Nessuna autentica protezione, dunque, per i bambini europei. Il fatto è che proprio i giovanissimi under 19 sono facilmente influenzabili e vulnerabili agli effetti del marketing alimentare a causa del loro sviluppo cognitivo ed emotivo immaturo, ma anche per via di altri fattori come l’influenza dei loro coetanei o la elevata e quasi capillare diffusione di questo tipo di messaggi. Questi meccanismi di marketing alimentare inevitabilmente fanno cadere nella trappola e si riflettono su scelte alimentari sbagliate che diventano insidie per la salute. Prodotti ad alto contenuto di grassi, zuccheri e/o sale (HFSS) sapientemente confezionati ma soprattutto diffusi capillarmente in TV, nei media digitali, negli spazi all’aperto e nello sport.
Al momento la strategia europea per i diritti dei bambini è considerata “deludente”, perché non si basa su veri e propri obblighi ma su condotte di tipo volontario. Per questo motivo l’OMS lancia raccomandazioni per limitare il marketing alimentare ai bambini inchiodando le aziende alle loro responsabilità e dimostrando, con dati inequivocabili, che tutto ciò ha un effetto concreto sui consumi dei ragazzi. Si va quindi verso una severa limitazione e graduale abolizione della pubblicità del cibo spazzatura. Partendo da uno studio pubblicato il 5 maggio 2022 sul Journal of Public Health e condotto dai ricercatori dell’Università di Nottingham, anche la Codacons, l’associazione per la difesa e tutela dei diritti dei consumatori) ha lanciato un allarme chiedendo l’intervento dell’Autorità garante per l’infanzia e adolescenza e dell’Antitrust di svolgere controlli per possibile pubblicità occulta nei reality show e nei programmi disponibili sulle piattaforme in streaming spesso rivolti ai giovanissimi».