Il metaverso entra in tv

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Il metaverso entra in tv

La televisione si trasferisce nell’universo Android, iOS, Apple, Google, Amazon, Meta. E questo avrà impatti fortissimi sia sui contenuti audiovisivi e sull’hardware degli apparecchi.

La tv è il dispositivo più familiare e tradizionale che ci sia nelle case. Non è uno smart speaker, o un pc, una console, un tablet, tutti device entrati nella vita delle persone solo da qualche anno. E proprio per questo sarà la tv, nella sua versione smart, a essere il cavallo di Troia più efficiente per rivoluzionare le abitudini di consumo audiovisivo delle famiglie, spostandole in maniera radicale dai canali tv lineari alle app.

Tanto per dare qualche numero, al momento nelle case degli italiani ci sono 42,5 milioni di televisoridi cui 15 milioni connessi alla rete. Di questi, circa dieci milioni sono smart tv a tutti gli effetti, mentre circa cinque milioni sono televisori digitali diventati smart grazie a console, chiavette, dispositivi esterni tipo Chromecast e simili. A settembre 2021 già il 45% delle famiglie italiane utilizzava la televisione in modalità smart. E, col passaggio al nuovo standard digitale Dvb-t2, che comporterà un forte rinnovo del parco televisori entro la prossima estate 2022, si può tranquillamente affermare che tra pochi mesi la larga maggioranza delle abitazioni italiane sarà popolata di smart tv: alla fine del 2022 la penetrazione delle tv connesse dovrebbe raggiungere 18 milioni di famiglie (il 74% del totale). Quanto al ritmo di crescita delle smart tv nel mondo, gli esperti di Strategy Analitycs stimano che per il 2022 le vendite di smart tv supereranno i 200 milioni di pezzi all’anno, ed entro il 2026 si diffonderanno in 1,1 miliardi di abitazioni, superando così la quota del 50%.

Una volta messe le smart tv in salotto, cucina o camera da letto, tutto quello che una volta era “la televisione” si trasferirà, invece, nell’universo Android, iOS, nel mondo Apple, Google, Amazon, Meta, dei social, con le abitudini di consumo che già ora adottiamo sugli altri device digitali connessi. E questo avrà impatti fortissimi sia sui contenuti audiovisivi preferiti, sia sull’hardware degli apparecchi tv. 

Da un lato, infatti, come spiegano da Midia Research, «la smart tv offrirà una piattaforma per l’integrazione dei servizi direct to consumer nel salotto di casa». E, al posto dei canali, si naviga, grazie a un telecomando senza più numeri sui tasti (l’lcn, perciò, perde di senso, così come il valore di avviamento legato alla numerazione), da una App all’altra, da RaiPlay a MediasetPlay, da Discovery+ a Pluto Tv, da YouTube a YouTube Kids, passando poi per lo streaming a pagamento di Neflix, Prime Video, Disney+, Now, Dazn, Paramount+ (in arrivo in Italia nel 2022), TimVision, Infinity, Rakuten, Chili, Spotify, e così via.
La frammentazione della miriade di offerte rimane però irrisolta, «ed ecco allora che il produttore della smart tv, colui che ne gestisce la piattaforma, avrà la possibilità di diventare la nuova guida dei programmi», sottolineano da Midia Research, «aggregando tutte le offerte ma anche aiutando il povero telespettatore a scegliere cosa guardare fra tutti i contenuti. Compito che sarà il vero punto di contatto con l’utente, con tutto ciò che questo comporta in termini di business».

​Per questo il mondo dei produttori di smart tv vedrà molti nuovi marchi affiancarsi a quelli tradizionali dei televisori. Basti pensare ai più recenti annunci di Sky, con la sua nuova smart tv Sky Glass. Oppure ad Amazon, che ha appena lanciato una linea di televisori Fire Tv con l’assistente vocale Alexa, a conferma di voler entrare ancora di più nei salotti delle case dei clienti. «In questo modo Amazon potrà costruire un hardware che capitalizza al massimo la sua tecnologia a riconoscimento vocale. I clienti possono infatti chiedere ad Alexa di consigliare un nuovo show, o un contenuto di Netflix, il tutto senza aprire la app o fare ricerche col telecomando» racconta Daniel Rausch, vice president Entertainment devices and services di Amazon. Un altro mondo, insomma. I brand delle tv saranno Roku, Android Tv, Apple tv, marchi che se la giocheranno con quelli più tradizionali di Samsung, LG, Toshiba, Sony, Hisense, Tcl o Pioneer. Un mondo dove i sistemi operativi avranno un ruolo fondamentale. Quelli più diffusi sulle smart tv sono: Android Tv (usato da Sony, Philips e Hisense), webOS (LG), Tizen/Smart Hub (Samsung) e MyHomeScreen (Panasonic).

Un mondo, quello delle smart tv, dove, ad esempio, con la televisione di Google si potranno creare fino a 12 profili di utilizzatore dell’apparecchio, in modo che per ciascuno (esattamente come ora accade per Netflix, Prime Video o Disney+) ci saranno i suggerimenti ad hoc su cosa vedere in tv, il tutto tramite l’assistente vocale. Questo è il vero nuovo modo di navigare all’interno dei contenuti in televisione, al di là del telecomando (lo sa bene soprattutto chi ha figli piccoli a casa). E, una volta entrati con la televisione per esempio nell’universo Google, tra foto di famiglia archiviate e play list musicali, non sarà facile uscirne per andare, come una volta, alla ricerca di Rai Uno o Canale 5. 

Milanese, laureato in Economia e commercio alla Università Cattolica del Sacro Cuore, è giornalista del quotidiano ItaliaOggi, co-fondatore di MarketingOggi, esperto di storia ed economia dei media, docente di comunicazione ed economia dei media per oltre 10 anni allo IED di Milano.