Privacy alla cinese

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Privacy alla cinese

Il social credit system è stato esteso a tutta la popolazione cinese. Così i big data controllano le persone. Changes ne ha parlato con la scrittrice Giada Messetti.

​​​​​“Consenti alle persone virtuose di fare ciò che vogliono sotto il cielo e impedisci a quelle inaffidabili di muovere un solo passo”. Pechino, 14 giugno 2014: la Cina annuncia l’avvio della fase sperimentale del Social Credit System. Con un documento governativo pubblicato online, Pechino introduce il sistema di controllo sociale. Il meccanismo valuta la responsabilità dei cittadini e delle imprese, assegnando un punteggio a ciascuno sulla base della valutazione dei comportamenti finanziari, legali e persino morali.

A 7 anni dall’annuncio, il sistema è stato implementato grazie ai big data generati online dagli utenti, tracce raccolte sistematicamente dai principali operatori nazionali della Rete. Si parte tutti da mille punti, dopodiché si può scendere o salire. Così dopo il rilascio delle linee guida ormai 7 anni orsono, il Social Credit System cinese è stato esteso a tutta la nazione. «Nel sistema dei crediti sociali (shèhuì xìnyòng), la parola xìnyòng – “credito” in mandarino – comprende il senso di “affidabilità” e “sincerità”, un significato più ampio rispetto al termine inglese e italiano, contenendo un’accezione positiva», spiega a Changes Giada Messetti, autrice de Nella testa del Dragone – Identità e ambizioni della Nuova Cina (Mondadori Strade Blu, Milano, 2020).

«Non esiste ancora un unico database che accentri e uniformi la raccolta dei punteggi di tutti i cittadini cinesi; esistono i crediti sociali applicati alle aziende, i progetti pilota in cui alcuni cittadini sperimentano un loro punteggio, le black list e le red list e il credito sociale di natura finanziaria uguale a quello che viene usato da noi. Il traguardo del governo cinese sembra essere quello di riuscire col tempo a convogliare le pagelle sociali di tutti i cittadini in un grande archivio dati. Uno scenario che inquieta l’Occidente, ma che non pare preoccupare allo stesso modo i cittadini del gigante asiatico. I quali, anzi, sembrano apprezzare il metodo e le sue finalità: garantire un ambiente economico e sociale sicuro e basato sulla fiducia», ragiona Messetti, sinologa laureata in cinese all’Università di Venezia e oggi autrice del programma di Rai3 “#Cartabianca”.

Una spinta gentile

La leva è il nudging, la “spinta gentile” teorizzata dagli economisti per promuovere nei cittadini l’adozione di comportamenti socialmente responsabili. L’architrave teorica è che incentivare condotte virtuose attraverso il riconoscimento di premi e onorificenze pubbliche, garantisca un ritorno per lo Stato superiore al perseguimento dei comportamenti irresponsabili. Per acquisire punti e scalare posizioni nella scala sociale, ad esempio, si può dimostrare di svolgere attività di volontariato nel quartiere di residenza. E i benefici non sono trascurabili.

Chi gode di un’alta reputazione sociale ottiene sconti sulle bollette del gas e trattamenti di favore nella concessione di prestiti bancari. Ma anche facilitazioni nell’assegnazione degli alloggi popolari e nella concessione dei permessi di viaggio. Davanti alla sede dell’anagrafe della città di Rongcheng sono esposti lunghi elenchi con i nomi delle società e dei cittadini-modello che si sono distinti tra gli oltre 650 mila abitanti. Tra gli altri, campeggia un manifesto con le generalità di una donna che ha ritrovato un portafoglio smarrito e lo ha riconsegnato alle autorità con l’intera somma. La cittadina è stata insignita di un medaglione verde, che la celebra in qualità di persona affidabile.

All’aeroporto di Shenzhen, invece, i passeggeri in possesso di un punteggio alto possono avvalersi di una corsia preferenziale all’imbarco, evitando i controlli più approfonditi destinati a chi esibisce un credito sociale meno virtuoso. Il meccanismo premiale incentiva chi non litiga in aereo, o segnala bagagli incustoditi. Mentre la città di Rongcheng, nella ricca provincia dello Shandong, dal 2017 rilascia il certificato reputazionale di affidabilità, da esibire in occasione di una richiesta di mutuo o di un colloquio di lavoro. Ma il sistema di credito sociale prevede anche punizioni che gettano ombre sulla spinta puramente gentile che lo ispirerebbe.

Il sistema di sanzioni e la lista nera

Finora almeno 15 milioni di cittadini cinesi sarebbero stati sanzionati per il loro basso punteggio di credito sociale. Se finisci nella lista nera non puoi comprare un’auto, né un appartamento. Non puoi prenotare treni veloci, né hotel di lusso. Ma rischi anche il rallentamento della connessione alla rete, l’esclusione dalle scuole private e il divieto d’acquisto di determinati beni in commercio. «In un paese governato dal “Partito Unico” il rischio del controllo sociale e della sorveglianza di massa è concreto. Nelle regioni dove la Cina reprime le minoranze, ad esempio, il download di un’applicazione può essere elemento sufficiente per un arresto. Ma i vertici cinesi sottolineano che l’estensione del trattamento dei dati è giustificata da esigenze di sicurezza pubblica, messaggio che fa presa sulla popolazione cinese. Al momento sono oltre 500 i progetti di smart city attivati dal governo, realtà urbane in grado di monitorare costantemente il livello delle polveri sottili nell’aria, ma anche gli spostamenti delle persone, capaci di fornire servizi avanzati alla cittadinanza», spiega Giada Messetti.

Del resto la stessa definizione di comportamento socialmente accettabile appare controversa, pur tradendo un’ispirazione confuciana. Nell’ideologia e dottrina di Confucio, decretata filosofia di Stato per due millenni fino alla fondazione della Repubblica di Cina, si fa riferimento ad un ideale di armonia basata su una gerarchia ben definita di valori e di ruoli familiari e sociali. Grazie all’ispirazione di valori morali come l’amore per il prossimo, l’affidabilità e l’osservanza dei riti e delle convenzioni sociali, l’uomo sarebbe in grado di seguire uno stile di vita etico e virtuoso per l’intera società. L’analogia con l’impianto di norme sociali e morali che ispirano il sistema del credito sociale appare limpida.

«Il concetto di privacy in Cina è molto diverso rispetto al nostro: i cinesi non prestano molta attenzione alla protezione dei dati personali, non temono l’invasività di molte procedure a cui si sottopongono. Sono tolleranti anche perché quel grande popolo è sempre stato sottoposto a forme di controllo di varia natura, a partire già dall’epoca della dinastia Qin (221 – 206 a.C.), quando la vita quotidiana era organizzata secondo canoni militari stringenti e tutti erano sottoposti all’obbligo della denuncia e della responsabilità collettiva. Il sistema dello hukou è tuttora un metodo di registrazione familiare ereditario, che in Cina classifica gli individui sulla base di una serie di parametri come provenienza, professione, etnia e religione, legando il diritto di accesso ai servizi essenziali al luogo d’origine (città o campagna)», ragiona Messetti.

Ad ogni modo, il Social Credit System cinese tradisce un’attualità che valica i confini del terzo millennio. «La reputazione batte la diversità», ha affermato dal palco di un TedX il co-fondatore di AirBnb Joe Gebbia. Del resto se il successo della piattaforma a livello mondiale testimonia che accogliamo  volentieri degli sconosciuti in casa, qual è la reale motivazione che ci spinge a fidarci?

«Solitamente le persone tendono a fidarsi dei coetanei e di chi vive vicino a loro. Nessuna sorpresa: ci fidiamo di chi è simile a noi. Ma provate ad aggiungere la reputazione a questo meccanismo. Ebbene, fino alla terza recensione positiva non cambia niente. Dalla decima in poi, cambia tutto. Un’alta reputazione è in grado di convincerci a fidarci di chi non conosciamo ​e consideriamo diverso», ha spiegato Joe Gebbia. I giudizi degli altri, in ultima analisi, ci influenzano. Potere della fama, bellezza. Se ne sono accorti anche i cinesi, per cui la reputazione rappresenta il simulacro del loro Social Credit System. La scommessa d​i Xi Jinping per la Cina di oggi e di quella che verrà.

Giornalista, lavora ad Agorà (Rai3). È autore di Play Digital (RaiPlay). Scrive per il Corriere della Sera, le testate RCS, Capital e Forbes. È autore di saggi per l'Enciclopedia Italiana Treccani e ha lavorato in qualità di regista e autore per Quante Storie (Rai3), Codice (Rai1), Tg La7 (La7), Virus (Rai2), Night Tabloid (Rai2), Il Posto Giusto (Rai3), Web Side Story (RaiPlay). È autore del libro: “Guida per umani all’intelligenza artificiale. Noi al centro di un mondo nuovo" (Giunti Editore, Firenze, 2019). Ha vinto i premi giornalistici "State Street Institutional Press Awards" e "MYllennium Award”. ​