Verso il tramonto del dollaro?
«L’abbandono del dollaro come valuta di scambio nelle transazioni commerciali e finanziarie internazionali». Che anche la Treccani lo inserisca fra i neologismi, è la prova ch
Prolungare la vita dei veicoli è una necessità che sta modificando la filiera produttiva. Come funziona e come può evolversi la filiera economica dell’auto che considera il riciclo e il riuso sin dalla progettazione.
Tutti noi conosciamo il termine di obsolescenza programmata, ovvero una progettazione finalizzata a far durare un dispositivo soltanto per un certo numero di anni, oppure di operazioni, per sostenere il mercato di nuovi prodotti. Certo i prodotti possono essere riparati e, se non si può fare, si possono riciclare i pezzi per poter produrre prodotti simili, o anche altri, con il minimo impiego di materie prime non provenienti dal riciclo.È l’economia circolare che si propone di ridurre al minimo gli sprechi e di ottimizzare l’uso delle risorse, creando un sistema sostenibile in cui i prodotti, i materiali e le risorse vengono mantenuti in uso il più a lungo possibile. E nel mercato dell’auto come funziona?
L’auto è un bene molto prezioso, quindi non stupisce che accanto alle linee di produzione si siano sviluppate anche filiere per la manutenzione e riparazione dei veicoli e per la loro rottamazione con il massimo recupero possibile di componenti. I veicoli, fino agli anni ’80, erano anche molto semplici e facili da manutenere. La tecnologia era prettamente elettro-meccanica, con minimo, o nullo, contributo da parte dell’elettronica. I componenti erano quindi facilmente riciclabili, da vetture rottamate a vetture in riparazione. La cosa è diventata più complessa e difficile con l’avvento dell’elettronica e dei microprocessori.
Un ulteriore problema al mantenere in vita i veicoli per lungo tempo è dato dalle normative antinquinamento previste ormai in moltissimi centri urbani. Veicoli Euro 0, 1 o 2 non possono più circolare in città, quantomeno nei periodi invernali dove l’inquinamento è più alto. La soglia si alza poi di anno in anno e porta a rottamare veicoli che ancora funzionano perfettamente, per l’impossibilità di poterli utilizzare. L’economia circolare dell’auto deve quindi affidarsi non solo alla rete dei meccanici e rottamatori, ma diventare un ecosistema completo, che considera questo aspetto sin dalla progettazione e produzione del veicolo e coinvolge anche le autorità pubbliche. Vediamo i punti principali, che sono oggetto anche di proposte di normative da parte del Parlamento Europeo.
La legislazione a livello globale sta cercando di coinvolgere il produttore di auto per rendere più fattibili tutti i successivi passi relativi alla riparazione, riutilizzo e riciclo dei veicoli. Il processo è, in generale, economicamente sostenibile, se sono contenuti i costi iniziali. Non sarà, quindi, difficile far sviluppare l’economia circolare dell’auto in senso economico se sarà redditizia grazie ad un costo contenuto delle materie prime, cioè di prodotti o materiali provenienti dal riciclo.
L’elettronica potrebbe diventare un fattore abilitante, rispetto all’attuale situazione dove invece è in qualche modo limitante: lo sviluppo dei software defined vehicles, veicoli che differiscono non nella meccanica o l’elettronica (l’hardware) ma solo nel software, hanno quindi componenti diffusi e che sono facilmente riciclabili, una volta riparati e ricondizionati possono essere rimessi in circolo come ricambi o, perché no, nella produzione di nuovi veicoli.
I produttori di veicoli, in parte condizionati dalla legislazione, stanno entrando in questa “economia”, per coglierne i relativi vantaggi economici. Stellantis, per esempio, ha creato a Torino un primo hub sull’economia circolare.
L’iniziativa non si limita ai veicoli del gruppo Stellantis e si basa sulla strategia delle 4R.
Secondo SUSTAINera, la business unit creata da Stellantis, è possibile per i ricambi e gli accessori un risparmio fino all’80% di materiali e fino al 50% di energia per produrli, rispetto ai ricambi nuovi equivalenti. Come si vede c’è una particolare attenzione ai veicoli elettrici. Le batterie sono il componente critico dei veicoli elettrici: incidono in modo spaventoso sul costo del veicolo e hanno una vita più limitata rispetto al veicolo stesso.
Il veicolo elettrico, non producendo emissioni, non soffre della obsolescenza normativa dei veicoli a combustione che, come accennato in precedenza, li porta ad essere vietati alla circolazione negli ambienti urbani in un futuro pi o meno prossimo.
Un veicolo elettrico quindi, se ben manutenuto, potrebbe avere una vita molto lunga senza in futuro soffrire di limitazioni alla circolazione. L’unico problema sono le batterie, la cui sostituzione è, al momento, molto onerosa. La tecnologia sta lavorando a questo problema e la vita “garantita” delle batterie si allunga sempre di più. Il riciclo poi dovrebbe permettere di abbattere in modo significativo il costo della sostituzione delle batterie stesse: sia riducendo il costo delle nuove batterie che garantendo un certo valore residuo alle batterie esaurite. I produttori di auto si stanno attrezzando. Per esempio, Mercedes-Benz, pioniera in Europa nel riciclo di batterie di auto elettriche, ha aperto in Germania il primo impianto in Europa per il riciclo di batterie per auto elettriche con un processo meccanico-idrometallurgico.
Per la batteria dei veicoli elettrici sono disponibili tecnologie che permettono il riciclo dei materiali preziosi (litio, manganese, cobalto, nichel, piombo, cadmio, eccetera) a percentuali molto elevate 95/96 % (triturazione in atmosfera di azoto o pirometallurgia). Con l’idrometallurgia i componenti vengono addirittura separati intatti e pronti per un loro successivo riutilizzo.
Il rapporto 2024 di Circonomia riporta, per la prima volta, le performance di circolarità delle cinque maggiori economie dell’Unione Europea, che sono state comparate usando gli indicatori della Commissione europea: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza. Anche con questa metodologia, si conferma il primato dell’Italia (45 punti) in termini di economia circolare, seguita da Germania (38), Francia (30) Polonia e Spagna (26).
Ecco le figure che emergono da questo rapporto, con una comparazione tra la situazione italiana e quella Europea.
Si sta già facendo molto in generale e questo aiuta parecchio la nostra economia che, come sappiamo, soffre di una carenza di materie prime. Oltre che ovviamente aiutare il mondo intero, riducendo l’impatto ambientale. Nell’utilizzo dell’auto dovremmo quindi prestare più attenzione alla sua manutenzione, per estendere la sua vita utile, anche se intendiamo rivenderla per acquistare un prodotto nuovo dopo qualche anno. Quindi utilizzarla meno, privilegiando il trasporto pubblico o altri mezzi individuali sostenibili, utilizzarlo meglio ed eseguire sempre le necessarie manutenzioni. Può sembrare che estendere la vita dei veicoli circolanti sia un aspetto negativo rispetto all’economia del settore automobilistico, che sta soffrendo di una importante contrazione del mercato. È sicuramente vero, ma l’economia circolare non è una scelta, è una necessità. Le materie prime tenderanno ad esaurirsi nel tempo, è necessario rallentare per quanto possibile questo processo. Quindi cerchiamo di far durare il più a lungo possibile quello che abbiamo, compreso l’auto, e continuiamo a adottare comportamenti responsabili verso l’ambiente, con la raccolta differenziata e l’utilizzo di risorse sostenibili.