Sostenibilità: quando l’Europa funziona

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Sostenibilità: quando l’Europa funziona

I bandi Life sono uno strumento finanziario della Commissione Europea fondamentali per accompagnare i paesi verso lo sviluppo sostenibile, ne parliamo con Laura Giappichelli, Project Advisor at the European Climate, Infrastructure and Environment Executive Agency.

Il programma Life è nato nel 1992 a seguito della Conferenza di Rio sul cambiamento climatico, nella quale si è definito il quadro per l’accordo di Kyoto, con cui l’impegno per la lotta ai cambiamenti climatici è stato assunto a livello mondiale. Nel frattempo è stata adottata dall’Unione Europea la direttiva “Habitat” per salvaguardare la biodiversità e specie in via d’estinzione, che si è scelto di accompagnare con le risorse del programma Life per rafforzare e tradurre in pratiche l’impegno politico. Nel 2022, il programma ha compiuto 30 anni – insieme all’ Erasmus è tra i più longevi- e per il periodo 2021/27 ha ricevuto un aumento di budget di 1,9 miliardi arrivando a quota 5,4 miliardi, a conferma dei risultati positivi raggiunti. Qual è il bilancio del Programma? Ne abbiamo parlato con Laura Giappichelli, Project Advisor at the European Climate, Infrastructure and Environment Executive Agency.

Perché è nato Life?

Il programma LIFE (l’Instrument Financiere pour L’Environnement) è stato proposto dal Parlamento Europeo per aiutare i governi a implementare le direttive e a rendere più omogenea la tutela dell’ambiente. All’inizio è stato quindi focalizzato sulla protezione ambientale e biodiversità, poi si è allargato su tutto il ventaglio di azioni in ambito ambientale, tra cui il cambiamento climatico.

Nel corso del tempo il Programma ha lavorato anche fuori dai confini dell’Unione, ma adesso è concentrato sul suolo comunitario. Qual è il vantaggio?


È uno strumento fondamentale per Stati con finanziamenti nazionali ridotti, perché sostiene progetti sia a scala molto locale, che a scala nazionale, dal momento che uno dei criteri principali di selezione è la capacità di produrre impatto. Si valuta l’efficacia rispetto agli obiettivi e il valore per la comunità, oltre alla impiegabilità delle esperienze in altri contesti.

Chi sono i beneficiari?


Sono molto variegati, non è necessario avere un consorzio, quello che davvero conta è l’impegno e l’interesse del beneficiario che si concretizza in un concorso al finanziamento del 40%. Possono essere beneficiari di LIFE sia enti pubblici, privati e ONG.  Da qualche anno è stato sviluppato uno strumento close to market proprio per supportare progetti già finanziati che hanno un lato business, identificando gli investimenti per crescere di scala e vendere sul mercato il prodotto, anche di tipo industriale e tecnologico.

Abbiamo compreso il vantaggio per i beneficiari, ma che cosa comporta per la Commissione Europea?


Innanzitutto, rappresenta un’opportunità per conoscere le problematiche del territorio, un aiuto per capire le barriere locali, identificare buone pratiche che possano poi essere scalate. I risultati dei progetti sono preziosi per scrivere nuove politiche europee e aggiornare quelle esistenti, ma permette anche di aiutare i governi a redigere i regolamenti delle direttive. Infine i partenariati, che mettono insieme soggetti diversi, costruiscono competenze nuove a cui la Commissione e gli Stati membri possono attingere per raggiungere gli obiettivi politici assunti con le Direttive.

Il Gruppo Unipol è al suo secondo progetto Life, qual è il vantaggio di avere un’assicurazione tra i beneficiari?

La Commissione, soprattutto in merito al cambiamento climatico, vuole lavorare sulla prevenzione e gestione del rischio, di conseguenza poter avere assicurazioni con un ruolo attivo è fondamentale sia per l’analisi climatica che per le strategie di adattamento. Infatti, l’assicurazione porta conoscenza sul rischio e concretezza di attività sul campo, oltre a fornire la copertura al rischio residuo, che rappresenta un tassello finale ma essenziale alla messa in sicurezza delle comunità. Per questo vorremmo vedere più progetti con assicurazioni coinvolte, ma ad oggi purtroppo UnipolSai è l’unica assicurazione nei partenariati.

Dal 2010 è Responsabile della sostenibilità Gruppo Unipol, dal 2018 è Direttrice della Fondazione Unipolis, ha vent'anni di esperienza sul tema sia come consulente che in impresa, a livello nazionale ed internazionale, oltre ad aver ricoperto per oltre quindici anni la carica di Segretario generale di Impronta Etica ed essere stata membro dell'Advisory Board del SAI per alcuni anni. Ha scritto numerosi articoli pubblicati su riviste o in collettanee, nonché i volumi Responsabilità Sociale ed Etica? (Ed Carrocci, marzo 2005); L'intervento pubblico per la promozione della Responsabilità Sociale d'Impresa: esperienze degli enti locali in Italia (Ed Maggioli, gennaio 2008); Siamo tutti stakeholder (Maggioli editore, novembre 2009); Obiettivo Comune (Edizione ambiente, 2014). Ha insegnato in diversi corsi universitari e post-universitari, oggi è Executive Director dell' Executive Master in "Sustainability and Business Innovation" alla Bologna Business School.