Lo sviluppo del software con la GenAi
Alcune considerazioni sull’impatto della GenAI negli ambienti di sviluppo collaborativo: dall’Hackathon alla pratica quotidiana degli sviluppatori software. Hackathon
Oltre l’80% dei giovani italiani sa che non farà lo stesso lavoro per tutta la vita ma un’occupazione stabile è la prima preoccupazione. I risultati della ricerca Unipol Changes realizzata da Kkienn su un campione di Millennials e Generazione Z.
Dai primi anni duemila il nostro mondo è stato scosso da una moltitudine di crisi, che hanno cambiato la vita delle persone. Con tali e tanti elementi di instabilità sembra difficile identificarne uno più importante degli altri. I giovani italiani hanno invece ben chiaro l’ordine delle priorità: il problema dei problemi è la crisi economica, la mancanza di lavoro, l’impoverimento crescente delle famiglie (32%).
La crisi politica e militare (21%), la crisi ecologica (15%) e la crisi sanitaria (7%) sono certo temi importanti, che contribuiscono ad aumentare l’incertezza, ma restano sullo sfondo rispetto alle preoccupazioni di ordine economico.
È importante capire cosa cercano i giovani nel lavoro. Su un aspetto hanno le idee chiare: non faranno lo stesso lavoro tutta la vita (81%), contrariamente ai più maturi che, nel 42% dei casi, prevedono di rimanere nello stesso posto di lavoro per sempre. Il posto fisso è morto e i giovani lo sanno.
Se guardiamo però a come si immaginano il lavoro ideale vediamo come la ricerca di sicurezza sia l’istanza prevalente: vorrebbero essere dipendenti (58%), nel settore pubblico (54%) o in un’azienda grande (51%). Il posto preferito deve garantire anzitutto stabilità e sicurezza (48%), oltre naturalmente ad una remunerazione adeguata (41%).
Un focus molto pragmatico sui bisogni di base, dunque, che stride con lo stereotipo di sognatori che mettono la passione e la ricerca del senso davanti a tutto: startupper, neo-contadini amanti della natura, neo-artigiani alla riscoperta della creatività, manager in crisi che aprono imprese innovative in borghi ameni. Un’esigua minoranza.
Per i giovani italiani la Great Resignation non sembra un fatto nuovo ma la normalità: il 40% dei ragazzi ha cambiato lavoro negli ultimi due-tre anni (contro il 18% dei maturi), oltre la metà (54%) sta cercando attivamente lavoro, il 75% si sta guardando in giro alla ricerca di nuove opportunità.
Le principali cause che spingono a cambiare lavoro sono la ricerca di una migliore retribuzione (37%) e di contratti stabili (27%). Le istanze auto realizzative sono presenti ma in secondo piano (24%).
Anche il disequilibrio tra domanda e offerta di lavoro si spiega, per i giovani, con stipendi bassi (64%) e contratti precari (61%).
In conclusione, la presenza di un mercato di lavoro instabile e avaro di opportunità spinge i giovani ad un atteggiamento pragmatico, infedele nei confronti del datore di lavoro, alla ricerca continua di sicurezza e soddisfazione retributiva.
Lo studio #Nuove Generazioni è stato realizzato per Unipol da Kkienn Connecting People and Companies
La parte dello studio trattato in questo articolo è disponibile qui.