I risultati 2018 del Rep Trak vedono il Gruppo Unipol in testa alla classifica del settore assicurativo-bancario-finanziario. Le tendenze in atto.
I risultati 2018 del Reputation Trak vedono il Gruppo Unipol in testa alla classifica del settore assicurativo-bancario-finanziario. Le tendenze in atto.
Non è soltanto questione di score, è un esercizio di consapevolezza e responsabilità che consiste nel prendere atto delle conseguenze delle proprie azioni in un contesto che cambia velocemente. E se l’indice reputazionale sale o scende bisogna chiedersene il perché: non sarà quindi soltanto il risultato delle buone o cattive pratiche messe in campo ma l’esito di una convergenza con le istanze espresse là fuori, dagli stakeholder che orbitano intorno all’azienda.All’appuntamento annuale dei Reputation Awards, svoltosi a Milano lo scorso 19 aprile, Reputation Institute ha dipinto lo scenario e le tendenze che muovono le percezioni dell’opinione pubblica in tema di affidabilità delle aziende.Il principale trend registrato a livello globale, e ugualmente diffuso sul piano locale, è il crescente deficit di rappresentanza della politica e delle istituzioni che si traduce in una percezione sempre più marcata della loro incapacità a rispondere ai problemi sociali che condizionano la quotidianità dei cittadini. Il ripiego dei cosiddetti corpi sociali intermedi (partiti, sindacati, chiesa e così via) che hanno, fino al secolo scorso, catalizzato e metabolizzato la rabbia sociale, lascia spazio a movimenti che si abbattono contro le elites tradizionali e vanno alla ricerca del “nuovo”. Secondo gli studi Trust Barometer e Brand Earned 2018di Edelman il 53% degli individui non ha fiducia nella capacità delle istituzioni di difenderli mentre la stessa percentuale (51%) ritiene che le aziende possano fare più e meglio del governo per risolvere i problemi sociali.
Un’opportunità importante per le aziende che, con coraggio e responsabilità, vogliono prendere posizione su questi temi, scegliendoli tra i più vicini al proprio business.
Un altro studio, questa volta di Alto Data Analytics, ha analizzato circa sette milioni e mezzo di conversazioni degli ultimi 6 mesi sul web, negli USA, sui temi della sostenibilità. Oltre a individuare i principali nodi tematici e come le diverse narrative si correlano, è emerso chiaramente che a guidare il dibattito sociale e a distribuirne la conoscenza al grande pubblico sono in effetti grandi player privati come Tesla, Google, Apple, Microfsoft, Starbucks.
In Italia le aziende hanno saputo intercettare questo trend?
I dati presentati da Reputation Institute dicono che la reputazione media delle aziende italiane, rispetto allo scorso anno, è scesa di 3,5 punti, tornando ai valori del 2014: sembra essere un’indicazione chiara del fatto che, là fuori, nell’opinione pubblica italiana, le cose sono cambiate velocemente e che le imprese non hanno saputo reagire prontamente. Nella percezione delle persone conta sempre di più la dimensione corporate, cresciuta di oltre 8 punti, fino a pesare oltre il 65% nelle aspettative complessive: capire chi sono le aziende dalle quali acquistano è più importante degli stessi prodotti/servizi che, del resto, considerano sempre più come indifferenziati.
All’interno della dimensione corporate, oggi, nel contesto descritto, fa la differenza il ruolo sociale attraverso il quale è possibile ritagliare una purpose e un’attrattività a lungo termine: il contributo positivo alla società, sulle issue che premono maggiormente e che allo stesso tempo sono in linea con il proprio business, offre la risposta alla domanda che emerge sempre più forte dall’opinione pubblica: «Qual è il valore condiviso per la società che distingue un’azienda dalle altre e che dovrebbe convincermi a comprare i suoi prodotti?».https://www.youtube-nocookie.com/embed/u01LN8-pz3M?rel=0&showinfo=0
Avere un’influenza positiva sulla società, sostenere buone cause, essere aperti e trasparenti, adottare un comportamento etico, agire responsabilmente per proteggere l’ambiente, tutelare il benessere dei dipendenti, meritocrazia e uguali opportunità nell’ambiente di lavoro, sono gli ambiti in cui si gioca la partita. Rappresentano l’opportunità ma allo stesso tempo l’area di rischio reputazionale più esposta.
Il 72% delle aziende ascoltate da Reputation Institute nel suo studio annuale riconosce che la reputazione è un KPI critico da sorvegliare ma solo il 36% si considera pronta a gestirla in maniera proattiva. Di questo 36%, la metà si limita a monitorare le metriche reputazionali e solo il 15% le usa per guidare il business. Monitorare gli stakeholder e dotarsi di dashboard ricchi di KPI è dunque soltanto un pre-requisito: bisogna portarli a sistema con gli altri indicatori disponibili in azienda, usarli per creare valore condiviso e andare verso una purpose a lungo termine. Un processo non semplice che trova giovamento però, sempre secondo la survey di Reputation Institute, dalla predisposizione di processi strutturati e formali per la gestione della reputazione e dalla collaborazione cross-funzionale.
Il settore assicurativo, più tradizionalmente propenso a svolgere un ruolo sociale, ha registrato una flessione più contenuta della media Italia (-2,3 punti). In questo quadro, il Gruppo Unipol ha performato anche meglio della media del settore, confermandosi per il secondo anno consecutivo al primo posto per reputazione nel comparto Assicurazioni e Banche: un buon motivo per continuare sugli stessi passi, cercando di usare sempre più massicciamente le metriche reputazionali per guidare il business e le strategie a medio-lungo termine.
Nel percorso di crescita che porta le aziende alla maturità e alla consapevolezza che essere giudicati affidabili è più importante di qualsiasi altro indice, vale la pena ricordare che alle imprese dalla reputazione eccellente sono riconosciuti tratti di personalità come “genuino”, “sincero”, “equo”, “accudente”. Semplici ma vincenti.
Sono Responsabile Corporate Reputation and Digital PR Gruppo Unipol. La reputation è il mio cup of tea da quando ho capito che si fonda sulla corrispondenza lineare tra pensiero-parola-azione, che è anche il mio mantra nella vita. Giornalista pubblicista, adoro la fantascienza, mi farei ibernare pur di esserci quando il futuro arriverà.
Comprendere il futuro non è un esercizio di fantasia, ma una necessità. In un mondo attraversato da crisi ricorrenti, tensioni globali e nuove fragilità, la capacità di leggere
Acqua, aria, e adesso Terra. L’impegno di Urban Up Unipol per sensibilizzare al rispetto della natura e degli elementi fondamentali alla sopravvivenza umana prosegue il suo viagg