Master & Commander: conversazioni difficili al lavoro

Society 3.0


Master & Commander: conversazioni difficili al lavoro

Una lista di “do’s” e “don’ts” utile in ogni circostanza per affrontare con un approccio positivo quelli che sembrano problemi insormontabili.

È stato quello che ho sperato la prima volta che, ancora alle prime armi, mi hanno chiesto di dare un feedback negativo a un collega particolarmente sensibile. Colto da un’ondata inarrestabile di senso di colpa e da un desiderio inatteso di possedere il dono dell’invisibilità, speravo che almeno non si mettesse a piangere.
Ovviamente, come spesso succede a noi sfigati alle prime armi, le cose sono andate esattamente come non volevo: il collega è scoppiato in un pianto lungo e angosciante pianto. Una reazione che non avrei mai immaginato di poter scatenare con una frase del genere, «le slide non vanno bene, le dobbiamo rifare».

A questo punto, vorrei potervi dire che ho affrontato la situazione di petto e trasformato un momento estremamente drammatico in un confronto costruttivo, ma vi mentirei. La verità è che mi sono alzato, l’ho abbracciato e ho provato a consolarlo come potevo, senza più menzionare le slide o provare a chiudere il discorso – arrendendomi all’idea che la presentazione avrei dovuto finirla da solo.

Ho passato i giorni successivi a chiedermi come avrei potuto affrontare quel momento diversamente, cercando risposte nella letteratura e nelle lezioni dei miei mentori. Tra queste, ho trovato una frase di Holly Weeks che mi ha colpito particolarmente «a difficult conversation tends to go best when you think about it as a just a normal conversation»[1] (in italiano, «una conversazione difficile tende ad andare meglio quando la trattiamo come se fosse una conversazione normale»).

Dunque, la prima regola per affrontare al meglio questi momenti al lavoro è proprio questa: bisogna farlo con un framing positivo, un approccio costruttivo. Partendo da questa regola, nel corso della mia carriera, ho creato una lista di “do’s”e“don’ts” – di cose da fare e non fare in queste circostanze – da sostituire ai «ti prego, non piangere» quando devo confrontarmi con i miei colleghi.   

I do’s

  • Preparati. Definisci l’obiettivo della conversazione e appunta sulle note del cellulare (o dove ti è più comodo) i punti che vorresti affrontare.
  • Ascolta. Se il tuo interlocutore non dovesse intervenire spontaneamente, fermati e fagli delle domande per capire cosa ne pensa o come si sente.
  • Offri una soluzione. Ora che sei al corrente del suo punto di vista, prova a offrire una soluzione collaborativa che ne tenga conto.  

I don’ts

  • Non recitare un copione.Non deviconoscere quei punti a memoria. Il tuo scopo non è fare un bel discorso ma avere un confronto costruttivo con chi hai di fronte. Go with the flow senza mai perdere di vista il tuo obiettivo.
  • Non correre.Tutti vorremmo avere il dono dell’invisibilità in queste occasioni o strappare via il famoso cerotto in un colpo solo. Tuttavia, non fare pause o domande per dare tempo all’altro di metabolizzare o reagire potrebbe risultare controproducente.
  • Non impartire ordini. Non concludere la conversazione con un’imposizione. Se lo fai, chi hai di fronte potrebbe sentirsi sminuito o demotivato.

Preparati, ascolta, offri una soluzione”, “Non recitare un copione, non correre, non impartire ordini”.

È quello che penserei oggi se mi trovassi nella stessa situazione che vi ho descritto all’inizio di questo articolo. Andrei dal mio collega con un obiettivo chiaro: trovare insieme una soluzione per rifare le slide rispettando la scadenza. Gli chiederei se ha trovato difficoltà con il task e cosa possiamo fare per aiutarlo a superarle. E se dovesse scoppiare a piangere, non mi limiterei a consolarlo ma gli proporrei di preparare insieme un piano d’azione per portare a termine il lavoro.

Sfrutterei il mio meno inatteso dono di gestione delle conversazioni difficili al lavoro.


[1] https://hbr.org/2015/01/how-to-handle-difficult-conversations-at-work

Economista, consulente strategico e corporate trainer. Si è formato all’Università Bocconi di Milano e all’INSEAD di Fontainebleau, e ha girato il mondo per lavoro e per passione: Head of Business Development Unit di Finmeccanica in Russia, Senior Manager di McKinsey a Londra e Principal di AlphaBeta a Singapore, dove ha gestito progetti con aziende del calibro di Google, Uber e Microsoft. In precedenza, ha lavorato anche presso Goldman Sachs e le Nazioni Unite a New York. Tornato a Bari, ha fondato la Disal Consulting e si occupa di ricerca, consulenza, comunicazione e formazione per grandi aziende italiane (Ferrari e UniCredit), colossi digitali (Netflix e Amazon), istituzioni multilaterali (World Economic Forum) e governi nazionali (Francia, Cina e Germania). Insegna alla IE Business School di Madrid e alla Nanyang di Singapore, e dirige il Master in Digital Entrepreneurship presso H-Farm, dove cerca di trasmettere l’importanza dello storytelling per la riuscita di un progetto imprenditoriale. Dopo il successo del suo primo libro Flow Generation - manuale di sopravvivenza per vite imprevedibili, ha pubblicato con Hoepli Phygital - il nuovo marketing tra fisico e digitale.