Con la Csrd la sostenibilità entra in bilancio
La strada per la sostenibilità è intrapresa e non si tornerà indietro. Con la pubblicazione il 10 settembre del 2024 sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto legislativo 6 settembre
Ecologica o sostenibile? La strada per il cambiamento e la salvaguardia del Pianeta è aperta. Ma la partita va giocata tutti insieme.
Il Governo – nessun governo – non può realizzare la transizione ecologica. E non è un giudizio di spettro politico, maggioranze, o capacità dell’uno o dell’altro leader; non è nemmeno una sconsolata dichiarazione di resa a un futuro cupo e inquinato. È una questione strutturale e capirla aiuta a dare le ali a una transizione possibile e vantaggiosa, soprattutto per l’Italia che commetterebbe un gigantesco errore se mancasse un’opportunità irripetibile e irripetibilmente finanziata. Tutto si gioca con il clima 2022: una bella sfida e un bell’augurio per l’anno che verrà.
Ci siamo abituati al termine “transizione ecologica”, che eleggiamo come obbiettivo un po’ spaventati dalle prime avvisaglie visibili dello scompenso nel mondo naturale, ora che tutti possono constatare che il declino dell’ecosistema porta con sé dei prezzi cari da pagare. Ma sarebbe più corretto proporci una transizione sostenibile. Qual è la differenza? Sezionare il degrado ambientale come un problema a sé stante significa dimenticare che sono società ed economie disequilibrate a creare lo squilibrio ecosistemico e che, viceversa, l’equilibrio con il sistema naturale costruisce società più equilibrate, ricche e felici. Una transizione puramente “ecologica” avrebbe il volto di un’operazione di conservazione del patrimonio naturale, certo necessaria, ma che cura i sintomi senza eliminare le cause. Una transizione sostenibile significa invece porre ogni territorio in armonia con il suo potenziale naturale di benessere economico e sociale, qualcosa di più complesso ma anche molto più promettente. E se forse si può calare dall’alto una serie di misure di compatibilità ambientale, è invece impossibile imporre – per decreto e finanziamento – la coerenza territoriale. Questa nasce solo con l’interpretazione di ciascun territorio concreto – ora spiego meglio cos’è – da parte dei suoi abitanti e con la loro partecipazione attiva a definirne e percorrerne il cammino.
Per questo, nessun governo può raggiungere la trasformazione di cui abbiamo bisogno. Così come non si può raggiungerla senza una decisa azione governativa: dobbiamo quindi concludere che per il clima il 2022 potrà essere un anno di svolta positiva e decisiva per l’Italia, ma solo se sarà l’anno della grande alleanza; che per il bene di tutti, dovremmo sospendere le contese e collaborare. Nel 2022 verrà impostata la spesa dei notevoli fondi che ci hanno raggiunto. Con essi possiamo mirare a realizzare importanti innovazioni di scala nazionale ma perderemmo l’occasione se queste non si declinassero, territorio per territorio, come una scintilla che attiva l’autotrasformazione della società e dell’economia reale. La transizione la raggiungiamo se i fondi sprigionano le condizioni per captare i miglioramenti di reddito, integrazione, giustizia, competitività, salute, democrazia, e molto altro che la scienza ormai concorde associa a una gestione sostenibile. Ma per questo non esistono ricette uniformi e valide in ogni situazione: quella stessa ferrovia – ad esempio – che fa rinascere una piana può distruggerne un’altra: i costi e benefici di ciascuna operazione si delineano in relazione a un’unità spaziale concreta entro cui costruire un benessere armonico, definita da un tessuto socio-economico che è quello che è perché rappresenta l’espressione del proprio potenziale naturale. Sembra astratto, ma vuol solo dire che Siena è Siena anche a causa del potenziale e delle fragilità naturali del proprio contesto; che il provvedimento utile per Trento potrebbe essere un disastro per Siena; e che quindi tutta Siena – la sua industria, il suo commercio, la sua finanza, la sua cultura e agricoltura, e il suo Vigile urbano assieme alla Maestra delle Elementari – devono dare un “assist” al governo o a chiunque sia incaricato di pianificare le spese: fargli sapere di cosa si ha bisogno in loco per entrare nel benessere sostenibile, perché lo sanno solo i senesi.
Dare un “assist” – al Governo, alla regione vicina, al comune limitrofo – è una cosa ben diversa dal litigare per competenze e spartizioni, significa entrare in alleanza. Non sarà mai che il traguardo di un’Italia sostenibile – se capiamo quanto abbiamo da guadagnarci – finisce per superare quell’Italia ferma al palo anche perché non siamo capaci di essere felici – non invidiosi – se la villa del mio vicino è più bella della mia? La sua bellezza, di riflesso, aumenta le quotazioni del mio quartiere e il valore della mia casa. Non sarà la natura infuriata a farci davvero raggiungere l’unità d’Italia, sia pur con 150 anni di pausa? Buon anno a tutti… perché quest’anno ci giochiamo tutto, tutti insieme, augurandoci un vero cambiamento con il clima del 2022.