Valorizzare le competenze dei giovani, formarli, evitarne la fuga all’estero, promuovere l’occupazione femminile, attirare talenti stranieri, potrebbe far aumentare il Pil del 10,6% dai livelli attuali e contribuire a rendere sostenibile un welfare dal costo di 669,2 miliardi di euro.
Un macigno che grava sulle finanze e sul futuro del Paese. Il welfare in Italia (Sanità, Politiche Sociali, Previdenza e Istruzione) pesa per il 60,4% della spesa pubblica e per il 16% del Pil, contro una media dell’Eurozona del 12,3%. Nel 2024 ha drenato dalle casse nazionali la cifra record di 669,2 miliardi di euro. I dati, contenuti nel Rapporto 2025 del Think Tank Welfare Italia, promosso da Unipol in collaborazione con TEHA Group, impongono un cambio di prospettiva. Come è emerso nel corso del Forum 2025 dal titolo “Capitale Umano: la nuova leva della competitività nazionale”, tenutosi il 4 novembre a Roma presso le Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia, per mantenere la sostenibilità del sistema è necessario valorizzare adeguatamente le persone.
Giusto peso a merito ed esperienza
Nel Rapporto welfare Italia il Capitale Umano è definito come “il potenziale di produttività di un individuo, al quale contribuiscono le capacità e le competenze della persona, ma anche la sua qualità della vita”. Il Presidente del Gruppo Unipol, Carlo Cimbri ha affermato: «Un Paese come il nostro, piccolo comparato ai grandi mondiali, non può competere sulla quantità ma sulla qualità. Per questo motivo dobbiamo valorizzare chi merita, creare un’ambizione sociale che spinga a fare di più. Il motore dell’avanzamento nella scala sociale – ha proseguito il numero uno di Unipol – è stata la chiave per risollevare l’Italia nel dopoguerra. Alle generazioni più giovani manca la prospettiva di stare meglio: se saremo in grado di fornirgliela allora il Paese crescerà. Viceversa, l’alternativa sarà quella di un inesorabile declino».
. Molti lavoratori vanno in pensione spesso perché hanno paura che cambino le regole e quindi siano costretti a rimanere in servizio a tempo indefinito, ma «numerose persone – conclude Cimbri – hanno voglia di fare, di sentirsi utili al contesto sociale nel quale vivono. Questa è una risorsa che probabilmente si potrà e si dovrà meglio incanalare per far fronte alle mille esigenze come la formazione dei giovani».
Spesa senza freni
Intanto i dati fotografano una situazione in continuo deterioramento. Il Rapporto, realizzato con il fondamentale sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Curigliano, Giuseppe Guzzetti e Stefano Scarpetta, evidenzia inoltre che tutte le voci di spesa sono cresciute nel periodo 2019-2025: politiche sociali (+35,2%), previdenza (+25,3%), sanità (+24,8%) e istruzione (+21,1%). E la situazione è destinata a non cambiare almeno nel breve e medio termine. Le previsioni DEF 2025 indicano ulteriori aumenti.
Un mix da riequilibrare per il futuro del Paese
Secondo gli esperti, se non si può contenere l’aumento della spesa, si deve in una prima fase almeno provvedere a un riequilibrio verso i fattori abilitanti della crescita. La parola d’ordine è quindi puntare e investire su scuola e competenze, politiche sociali attive, prevenzione nella salute. In questo modo sarà possibile non soltanto rafforzare la produttività ma anche garantire l’equità intergenerazionale messa a rischio, tra l’altro, dall’inverno demografico.
Il nodo della demografia in un Italia che invecchia
Viviamo in una fase di forte contrazione demografica. La parabola ha iniziato a diventare discendente dal 2014. Da allora, la popolazione italiana diminuisce con un tasso medio dello -0,4% (2014-2024). Nel 2024 si è registrato un nuovo minimo storico di nascite (370mila), con un saldo naturale di -281mila individui. In questo scenario le proiezioni restituiscono un futuro nel quale l’Italia vivrà una vera e propria emorragia demografica: la popolazione scenderà a 54,8 milioni nel 2050 e a 46,1 milioni nel 2080. Contemporaneamente, complice l’elevata aspettativa di vita, l’incidenza degli over-65 toccherà il 34,9% al 2050. Una situazione che rischia di mettere in crisi la sostenibilità del welfare, per la minore base contributiva e la maggior domanda di servizi assistenziali e sanitari.
Puntare sul Capitale Umano per uscire dalla crisi
Ecco perché la chiave per invertire questa tendenza di progressiva insostenibilità della spesa di welfare è il Capitale Umano. Il Rapporto propone di metterlo in cima alle priorità dell’agenda del Paese. Secondo le stime del Think Tank, allineando l’Italia ai benchmark europei su occupazione giovanile, femminile, stranieri, partecipazione 60-69enni, si può attivare un incremento occupazionale di circa 2,8 milioni di unità e una crescita del PIL fino a 226 miliardi di euro, pari a +10,6% rispetto ai livelli attuali. L’obiettivo è un welfare sostenibile, inclusivo ed equo.
Ma come fare? Muovendo lungo tre direttrici principali.
Educazione e competenze. La spesa per istruzione in Italia è intorno al 4,0% del PIL (sotto la media UE), con investimento per studente inferiore ai principali benchmark. Persistono dispersione scolastica (9,8% dei 18-24enni, oltre 400mila giovani) e una quota di laureati ancora bassa (31,6%). Il Rapporto sollecita metodi formativi aggiornati (anche con AI-learning), valutazione esterna della qualità, rifunzionalizzazione delle infrastrutture scolastiche (aperture estese, servizi alla comunità) e un orientamento più efficace nelle transizioni.
Mercato del lavoro e inclusione. La disoccupazione giovanile è al 19,3%; l’occupazione femminile rimane sotto la media UE di oltre 13 punti; il Paese registra una fuga di laureati (oltre 49mila nel 2024) con un costo stimato 6,9 miliardi l’anno. È necessario quindi agire su occupazione giovanile, femminile e senior, riduzione dei divari retributivi, qualità del lavoro e benessere organizzativo.
Attrazione e retention delle competenze. L’Italia è tra i Paesi UE con minor capacità di attrarre studenti universitari stranieri e presenta quote limitate di lavoratori immigrati ad alta qualifica. Servono incentivi mirati, internazionalizzazione di atenei e ricerca, percorsi di carriera competitivi. Per questo motivo, ha ribadito Giovanna Gigliotti, amministratore delegato UniSalute e Deputy Insurance, «dobbiamo trovare il modo per far sì che i nostri giovani non vadano all’estero, trattenerli è un valore aggiunto». Nella formazione occorrono interventi che non guardino alla media ma che siano individualizzati «servono politiche sempre più ritagliate sulle esigenze delle singole persone che le istituzioni sono chiamate a prendere in considerazione. In questo contesto non dobbiamo infine dimenticare il ruolo della società e al suo interno quello fondamentale della famiglia», ha concluso Daria Perrotta, ragioniere dello Stato.
I partecipanti dell’edizione 2025
All’evento moderato dal vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito, sono intervenuti Elena Beccalli (Rettrice Università Cattolica del Sacro Cuore), Maria Teresa Bellucci (Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali), Roberto Bernabei (Presidente Associazione Italia Longeva), Carlo Cimbri (Presidente Unipol Assicurazioni), Giuseppe Curigliano (Direttore Sviluppo Nuovi Farmaci per Terapie Innovative, IEO; Professore Ordinario di Oncologia Medica, Università La Statale di Milano; Membro dell’Advisory Board, Think Tank “Welfare, Italia”), Valerio De Molli (Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti e TEHA Group), Veronica De Romanis (Professoressa di Politica Economica Europea, Stanford University, Firenze e LUISS Guido Carli, Roma; membro dell’Advisory Board, Think Tank “Welfare, Italia”), Gabriele Fava (Presidente INPS), Stefano Genovese (Responsabile Institutional & Public Affairs Gruppo Unipol), Giovanna Gigliotti (Amministratore delegato UniSalute e Deputy Insurance General Manager – Life & Health, Unipol Assicurazioni), Giuseppe Guzzetti (Membro dell’Advisory Board, Think Tank “Welfare, Italia”; già presidente Fondazione Cariplo), Valter Longo (Professore di Biogerontologia e direttore del Longevity Institute, USC – University of Southern California), Alessandro Rosina (Professore Ordinario di Demografia e Statistica sociale, Università Cattolica di Milano), Orazio Schillaci (Ministro della Salute), Giuseppe Valditara (Ministro dell’Istruzione e del Merito), Francesco Zaffini (Presidente 10ª Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Senato della Repubblica).