Meglio un collega junior o ChatGPT?

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Society 3.0


Meglio un collega junior o ChatGPT?

Il dilemma delle aziende tra efficienza immediata e futuro della leadership. Ma senza nuove generazioni di professionisti, chi affronterà le sfide che non si risolvono con un prompt?

Se oggi lavoraste nella Silicon Valley – quella dei giovani talenti che cambiano il mondo da un garage e creano aziende miliardarie – probabilmente il vostro collega junior avrebbe un nome particolare: Intelligenza Artificiale.
E se foste voi i neolaureati? Forse non riuscireste nemmeno ad avvicinarvi alla Valle di Santa Clara o alle Big Tech nostrane. Le loro porte, un tempo aperte ai giovani talenti, oggi sembrano sigillate.

Rispetto al periodo pre-pandemia, le assunzioni sono crollate del 50%, colpendo soprattutto le figure entry-level. Satya Nadella (Microsoft) ha dichiarato che il 30% del codice aziendale è già scritto dall’IA, mentre Mark Zuckerberg (Meta) ha previsto la scomparsa degli sviluppatori intermedi entro il 2025, tagliando intanto il 5% del personale.

E il trend non riguarda solo il tech. Business Insider ha licenziato il 20% della redazione per diventare “AI-first”. LinkedIn conferma, tramite Aneesh Raman, che migliaia di lavori junior sono a rischio. La Federal Reserve, nel suo rapporto 2025, fotografa un mercato duro: disoccupazione giovanile al 5,8% e sottoccupazione al 41,2%.

Perché gli junior “fanno perdere tempo” alle aziende

Per molte start-up e corporate tech, ogni assunzione deve generare un ROI immediato. Meglio quindi puntare su senior esperti e delegare i compiti ripetitivi a ChatGPT o ad altre IA generative.
I junior? Troppo lenti da formare. Servono tempo, pazienza, attenzione. Tempo che molte aziende considerano “perso”.

Eppure, è proprio lì che si gioca il futuro. Un neolaureato porta energia, sogni, nuove domande. Potrebbe essere il futuro leader dell’azienda o il prossimo Bill Gates.

Il rischio: aziende senza eredi

Sempre più imprese scelgono di non rimpiazzare i lavoratori che se ne vanno, sperando che l’IA colmi i vuoti. Ma se l’esperimento fallisce, i rischi sono enormi:

  • perdita di competenze fondamentali,
  • vulnerabilità strategiche,
  • pipeline di leadership svuotata.

Senza nuove generazioni di professionisti, chi affronterà le sfide che non si risolvono con un prompt?
Il futuro non si chiama solo ChatGPT, ma anche Giovanna, Antonio, e tutti quegli junior che aspettano un’occasione per costruire il domani.

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Economista, consulente strategico e corporate trainer. Si è formato all’Università Bocconi di Milano e all’INSEAD di Fontainebleau, e ha girato il mondo per lavoro e per passione: Head of Business Development Unit di Finmeccanica in Russia, Senior Manager di McKinsey a Londra e Principal di AlphaBeta a Singapore, dove ha gestito progetti con aziende del calibro di Google, Uber e Microsoft. In precedenza, ha lavorato anche presso Goldman Sachs e le Nazioni Unite a New York. Tornato a Bari, ha fondato la Disal Consulting e si occupa di ricerca, consulenza, comunicazione e formazione per grandi aziende italiane (Ferrari e UniCredit), colossi digitali (Netflix e Amazon), istituzioni multilaterali (World Economic Forum) e governi nazionali (Francia, Cina e Germania). Insegna alla IE Business School di Madrid e alla Nanyang di Singapore, e dirige il Master in Digital Entrepreneurship presso H-Farm, dove cerca di trasmettere l’importanza dello storytelling per la riuscita di un progetto imprenditoriale. Dopo il successo del suo primo libro Flow Generation - manuale di sopravvivenza per vite imprevedibili, ha pubblicato con Hoepli Phygital - il nuovo marketing tra fisico e digitale.