Capitalocene contro Antropocene: il vero colpevole della crisi climatica
Un’era geologica caratterizzata dal fatto che a condizionare in modo determinante l’ambiente terrestre è l’umanità, cioè l’uomo con le sue attività: questo significa il
Evitare la dispersione di energia e migliorarne l’utilizzo non è più solo una necessità economica, ma una sfida sociale e ambientale. Changes ne ha parlato con è Davide Chiaroni, coordinatore del gruppo Energy&Strategy del Politecnico di Milano.
Sempre più aziende stanno adottando soluzioni per ridurre la dipendenza dalla rete elettrica, contenere i costi e accelerare la transizione verso un modello basato sulle rinnovabili. In questo scenario, l’accumulo di energia diventa un fattore abilitante: consente di conservare l’energia prodotta in eccesso e rilasciarla quando serve, riducendo sprechi e instabilità di rete.
Changes ne ha parlato con Davide Chiaroni, professore Strategy & Marketing del Politecnico di Milano, coordinatore del gruppo Energy&Strategy, fra i principali osservatori italiani sull’evoluzione del mercato dello storage energetico. Secondo il gruppo Energy & Strategy, le installazioni globali sono in rapida crescita, spinte da nuove tecnologie, materiali innovativi e approcci ispirati ai principi dell’economia circolare.
Le tecnologie di energy storage si dividono in diverse categorie, in base al principio fisico che usano per immagazzinare e rilasciare energia:
Alla fine del 2024 in Italia erano installati oltre 700.000 impianti di storage elettrochimico, per una potenza di quasi 6 GW e una capacità di oltre 13 GWh. Solo nel 2024 le nuove installazioni hanno superato le 200.000 unità, con una crescita della capacità pari all’85%.
Nonostante il progresso, il divario con gli obiettivi al 2030 resta significativo: mancano circa 51 GWh, in gran parte legati ai sistemi centralizzati.
Tra le soluzioni che si distinguono per efficienza, scalabilità e sostenibilità troviamo.
Secondo Aurora Energy Research (marzo 2025), l’Italia è oggi il mercato europeo più attrattivo per le batterie, davanti a Gran Bretagna e Germania. L’obiettivo di raggiungere 50 GWh di capacità entro il 2030, unito al meccanismo MACSE che garantisce ricavi prevedibili per 15 anni, rende il nostro Paese particolarmente competitivo.
Per centrare gli obiettivi, però, serviranno forti investimenti in ricerca e sviluppo, soprattutto nell’integrazione smart e aggregata dei sistemi di storage.
La sfida dello spreco energetico passa sempre più dalle tecnologie di accumulo. Se oggi le batterie e i sistemi elettrochimici sono protagonisti, il futuro vedrà l’integrazione di più soluzioni, dall’idrogeno verde all’intelligenza artificiale. Il prossimo Rapporto sullo storage di Energy & Strategy, atteso nel 2026, sarà un’occasione preziosa per capire come l’Italia e l’Europa potranno vincere questa sfida cruciale della transizione energetica.