Quali sono le azioni per limitare l’esposizione alle microplastiche. Cambiare le abitudini è solo l’inizio per tutelare la nostra salute.
La plastica è presente nella nostra vita quotidiana da oltre settant’anni ed è così fondamentale che la diamo per scontata senza renderci conto della sua pervasività. Secondo le Nazioni Unite (ONU) l’inquinamento da plastica è un’emergenza planetaria: se il mondo continuerà a produrre plastica con il ritmo attuale, sarà destinato a triplicare entro il 2060. Oggi in media si producono 430 milioni di tonnellate di plastica all’anno.
Nel marzo del 2022 l’Assemblea ONU per l’ambiente ha adottato una storica risoluzione per sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino. Quella risoluzione ha portato a maggio 2024 alla firma di una bozza di accordo da parte di 170 Paesi, oltre 480 organizzazioni di osservatori, tra cui organizzazioni non governative, organizzazioni intergovernative che si sono riuniti a Ottawa. Il prossimo passo che potrebbe vedere la firma di un accordo è l’incontro fissato a Busan in Corea dal 25 novembre al 1° dicembre 2024.
Le isole di plastica sono solo la punta di un iceberg e sotto ai mari e oceani la situazione è grave. Il problema è che le plastiche si degradano lentamente e sono difficili da smaltire e minano la nostra salute. Secondo lo studio No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People condotto dall’Università di Newcastle e commissionato dal WWF, ingeriamo circa cinque grammi di plastica a settimana. Nel nostro organismo entra attraverso il cibo, l’acqua e l’aria. Le microplastiche attaccano il cuore con effetti fino ad oggi sconosciuti e mai trovati in altre indagini. Parliamo di una miscela di forme differenti che si presentano come frammenti fibre sfere granuli fiocchi e perle grandi da 1 µm a 5 mm in grado di danneggiare le pareti dei vasi e scatenare reazioni allergiche.
Come difenderci? Ecco alcuni semplici consigli che vanno dagli abiti, alla tavola, dall’igiene della casa ai cosmetici.
- Scegliere alternative riutilizzabili. Anche nei nostri pic-nic all’aria aperta, ridurre il consumo di plastica e optare per alternative riutilizzabili come borracce termiche, tovaglioli in stoffa, borse della spesa in tessuto. Anche gli imballaggi superflui per i cibi vanno ridotti.
- Per l’abbigliamento meglio le fibre naturali. Scegliere cotone, lino, lana, canapa e viscosa rispetto ai materiali sintetici come le maglie in pile o le t-shirt in poliammide o poliestere.
- Installare filtri nelle lavatrici. Quando i prodotti tessili vengono lavati in lavatrici domestiche o industriali, si verifica una normale azione meccanica che crea abrasione e provoca il distacco di piccole fibre dai capi. Una volta separate, le microfibre, di cui fanno parte anche le microplastiche, entrano direttamente nella rete fognaria e arrivano agli impianti di trattamento delle acque reflue. Essendo microscopiche, non tutte vengono trattenute dai depuratori/impianti di depurazione e parte di esse raggiungeranno fiumi, oceani e mare. Ci sono dispositivi che catturano le microplastiche rilasciate dai tessuti impedendo così che entrino nel sistema idrico.
- Occhio ai cosmetici. Secondo una ricerca realizzata da Greenpeace, gli ingredienti in plastica sono frequenti in numerosi prodotti che entrano in contatto con parti sensibili del nostro corpo come occhi e labbra, con la concreta possibilità di ingerirli. I prodotti sono molti come ombretti, mascara, lucidalabbra illuminanti, rossetti, fard, ciprie e fondotinta che si nascondono nei cosmetici. Diventa importante selezionare i prodotti che acquistiamo evitando quelli con PE (polietilene), PMMA (polimetil metacrilato), PET polietilene tereftalato e PP (polipropilene). Gli ingredienti in plastica nei prodotti cosmetici vengono usati come addensanti, servono per ottenere il giusto grado di viscosità, un effetto luccicante o opacizzante, garantiscono l’azione filmogena o agglomerante, modificano la consistenza e migliorano la morbidezza al tatto, migliorano l’estetica fino ad essere impiegati in meccanismi di rilascio di fragranze o di ingredienti cosmetici attivi (ad esempio, agenti antimicrobici o antiossidanti). Tuttavia, esistono sostanze naturali che possono essere utilizzate al posto delle microplastiche e delle materie plastiche liquide, solide e solubili e che garantiscono ugualmente ottimi risultati. Sempre la ricerca di GreenPeace riporta che i polimeri, che ricoprono una funzione addensante, potrebbero essere sostituiti con ingredienti di origine naturale come: amido, gomma di Guar, carragenina, alginati, polisaccaridi, pectina, agar e derivati della cellulosa. Dal momento che i cosmetici hanno composizioni complesse, è possibile che un ingrediente in plastica possa essere rimpiazzato da più sostanze e che sia necessario del tempo per sostituirlo al meglio. Tuttavia, esistono già aziende della cosmetica e del make-up che non usano ingredienti in plastica.
- Seleziona i detersivi. Anche i detersivi e molti prodotti per la casa possono contenere microplastiche. Microplastiche e altre materie plastiche (liquide, semisolide, solide e/o solubili) in detersivi e saponi possono dare al prodotto un potere abrasivo, un effetto antischiuma o opacizzante, il giusto grado di viscosità o rilasciare gradualmente il profumo. Ma le alternative esistono e già oggi possiamo scegliere di acquistare i detergenti giusti leggendo le etichette e preferendo prodotti di origine naturale.
- Consuma pesce in modo ragionato. Secondo Silvestro Greco, biologo marino dirigente di ricerca della stazione zoologica Dhorn, docente universitario, autore del libro La plastica nel piatto, presidente scientifico di Slow Food e del Consiglio scientifico Ambiente e Mare di Coldiretti, l’ingestione di plastica colpisce ogni specie vivente ma in mare il fenomeno è molto diffuso. «Reti, palloncini, tappi vengono ingeriti dai pesci e scambiati come cibo», dice Greco. Le microplastiche vengono rimosse dal tratto intestinale dei pesci prima del consumo con eviscerazione ma è la nano plastica che può migrare nei tessuti».
Il pesce che ha ingerito plastica la trasmette nella catena alimentare. I pesci di grossa taglia che si nutrono di altri pesci hanno un più alto bio-accumulo di questi contaminanti invece quelli a ciclo vitale breve sono meno contaminati. La preferenza dovrebbe quindi cadere sulla scelta di piccoli pesci azzurri come le sardine e le alici. Per tutti gli altri è meglio ridurre il consumo e fare attenzione alla qualità. Mangiamo pesce di stagione e di specie autoctone meglio se fresco. Se poi il pesce che acquistiamo è di allevamento possiamo capire dalla lettura dell’etichetta dove è stato allevato, con diciture come “allevato in Grecia”, oppure Spagna, Italia eccetera. Se invece il pesce è pescato occhio all’indicazione della Zona FAO da cui proviene. Conoscere la provenienza è sempre importante non solo per capire lo stato del mare da dove viene ma anche quanta strada ha fatto per arrivare a noi.