La natura aiuta a guarire

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La natura aiuta a guarire

La cura delle malattie non passa solo dai farmaci. Così ospedali e case di cura progettati secondo il design biofilico facilitano la connessione tra paziente e ambiente con evidenti benefici.

La cura delle malattie non passa solo dai farmaci. Così ospedali e case di cura progettati secondo il design biofilico facilitano la connessione tra paziente e natura con evidenti benefici.

L’essere umano ha una predisposizione genetica a conoscere e amare la natura. La scienza ha catalogato questa predisposizione con il termine biofilia con cui il biologo statunitense, Edward Osborne Wilson ha sintetizzato la natura umana che è predisposta a una profonda connessione con l’ambiente, un bisogno della vicinanza di altri esseri viventi che ha le sue radici nel nostro patrimonio genetico. «Se si pensa alla vita come un teatro, allora l’ambiente prepara il palcoscenico. Il modo nel quale viviamo è profondamente influenzato dal ‘dove’ viviamo», ha detto Roger Ulrich, professore di architettura presso il Center for Healthcare Building Research della Chalmers University of Technology in Svezia, esperto di health design, l’architettura che mira a migliorare la salute. «Gli studi a disposizione dimostrano che cose semplici come l’accesso alla natura, la qualità del suono, la disponibilità di servizi e la capacità di controllare l’ambiente hanno forti impatti psico-sociali sulla nostra vita, che non a caso oggi riusciamo a misurare. La natura ha la capacità di essere una “distrazione positiva”, un’influenza calmante e un deterrente ai comportamenti negativi» aggiunge Ulrich.

Secondo gli studi di Ulrich, un ambiente progettato secondo i canoni del design biofilico è in grado di riavvicinare l’uomo alla natura, migliorandone così l’umore e rendendolo nel tempo più proattivo, con benefici evidenti anche per la salute. Upali Nanda, medico di origini indiani e oggi di stanza in America, dirige l’attività di ricerca dello studio internazionale di architettura Hks, specializzato in health design, che si pone un obiettivo molto ambizioso: sfruttare conoscenze prese in prestito dalle neuroscienze, dalla psicologia e dalla neuro-estetica per creare spazi in grado di migliorare la qualità della vita nelle nostre città. «Questo campo di indagine – nota Upali Nanda – ha più di qualche decennio di vita con ricerche empiriche che collegano la progettazione ambientale ai miglioramenti sanitari. Dai miei studi sono arrivata alla conclusione che una semplice esposizione alla fotografia ritraente la natura potrebbe ridurre l’uso di farmaci anti-ansia nelle donne in cura psichiatrica. Se una piccola cosa come l’arte basata sulla natura può avere un tale impatto, quale potrebbe essere l’effetto garantito da un accesso visivo e fisico e più diretto alla natura?».

Un gruppo di epidemiologi e urbanisti della Colombia University si sono uniti e si sono rimboccati le maniche per rimettere in sesto i giardinetti delle periferie di Philadelphia. Nulla di che – raccolta dei rifiuti, sistemazione delle aiuole, potatura degli alberi – ma che è stato sufficiente in 18 mesi per vedere calare del 13% gli episodi criminali, del 22 i furti e 30 le sparatorie. Anche perché i residenti hanno iniziato a utilizzare spazi che avevano dato per persi. Lo psicologo Mathew White dell’università di Exeter è addirittura arrivato alla conclusione non soltanto che «le persone sono più felici quando vivono in aree urbane con grandi quantità di spazio verde», ma che il verde stesso migliora la condizione di chi soffre di disabilità mentali.

«L’essere umano – aggiunge Upali Nanda – si è evoluto per migliaia di anni in un ecosistema verde prima di creare, nell’ultimo secolo, giungle di cemento. Lo dimostra il fatto che il corpo e il cervello non si siano evoluti tanto rapidamente quanto il nostro tessuto ambientale. Questo è il motivo per il quale la biofilia è così efficace, per il quale la ricerca dimostra che siamo fondamentalmente connessi per rispondere alla natura in modo positivo. In quest’ottica è lo studio fondamentale del professor Ulrich, quando collega il poter vedere scenari naturalisti e la durata della degenza in ospedale. Un esempio italiano è il giardino pensile terapeutico inaugurato alla metà di giugno 2018 al Policlinico Gemelli di Roma per curare un tumore all’interno del Dipartimento Salute della donna e del bambino. Il giardino nato all’interno del progetto “Exploring the therapeutic benefits of biophilic design in hospital settings” promosso dal Centro studi ReLab – Studies for Urban Re-Evolution con il coinvolgimento del Dipartimento Salute della donna e del bambino della Fondazione Policlinico universitario Gemelli, porta la chemioterapia fuori dalle mura dell’ospedale, grazie a un’area riparata e protetta che consente una visuale sulla natura circostante.

Anche a livello generale il mondo dell’architettura e delle costruzioni si accorgono dei benefici portati da una progettazione più ecosostenibile. Nei Paesi anglosassoni sono ormai diffusi sistemi di aerazione condominiale e di illuminazione a basso impatto visivo, le palestre e tutti i luoghi di socializzazioni hanno abbandonato gli scantinati per conquistare gli attici pieni di sole, le costruzioni si sviluppano verso l’alto e la luce. «Il diritto a un ambiente pulito, sicuro e umano – conclude Upali Nanda – è un diritto fondamentale. I politici devono prenderne atto se vogliono apportare cambiamenti sostanziali oltre le singole richieste delle comunità. Ma questo processo richiede anche un approccio olistico alla progettazione, in relazione anche alle infrastrutture di trasporto, l’accesso alle aree verdi e la diffusione di cibo sano. Se iniziassimo dagli uffici pubblici, le scuole e gli ospedali, allora anche gli altri spazi seguiranno questa logica».

Giornalista, 39 anni, napoletano, scrivo da 15 anni, prevalentemente di economia e politica per L'Espresso, il Giornale, il Foglio, Lettera43, il Mattino.