Insieme ma soli

Well being


Insieme ma soli

Il distanziamento sociale ha creato situazioni di forte isolamento e difficoltà nel creare nuovi legami significativi. Il digitale era e per molti ancora è l’unica via ma ci fa stare bene?

Per conoscere nuove persone , per non restare soli , ai tempi della pandemia, l’unico modo era attraverso delle App di dating e di social network. Questo da una parte ha i suoi vantaggi, dall’altra ha dei contro. Tra un attimo li vediamo, prima però analizziamo la capacità umana di instaurare rapporti significativi.

Tutti i numeri dei rapporti sociali tra esseri umani

La socialità che caratterizza noi umani è anche stata descritta numericamente, proprio per dare una dimensione al fenomeno. Robin Dunbar, docente di Antropologia dell’evoluzione all’Università di Oxford, ha studiato il numero di relazioni sociali che riusciamo ad avere.

Ecco qui i numeri che caratterizzano i nostri rapporti:

  • 1.500 è il numero massimo di facce a cui associamo un nome
  • 500 sono i conoscenti, persone con cui prenderemmo un drink dopo il lavoro
  • 150 è il numero di relazioni sociali stabili che riusciamo ad avere
  • 50 è il numero di quelli che contattiamo almeno una volta ogni sei mesi
  • 15 sono gli amici-parenti che sentiamo almeno una volta al mese
  • 5 sono le persone a cui siamo emotivamente più vicini

Questi numeri hanno caratterizzato la nostra specie ben prima dell’avvento dei social media. Oggi però sono sicuramente influenzati dalle interazioni digitali che mettiamo in atto da Tinder a Facebook, da Tik Tok a Instagram. In questo panorama nel 2012 la sociologia Sherry Turkle ha scritto un testo illuminante Insieme ma soli. Perché ci aspettiamo sempre di più dalla tecnologia in cui esamina come oggi siamo iperconnessi grazie alle piattaforme digitali ma rischiamo di sentirci profondamente soli per la difficoltà nel creare legami significativi.

Cosa ci toglie Tinder

​Partiamo dal mettere in evidenza il lato negativo delle App di dating. Il consumismo informativo in cui siamo immersi ci dà l’impressione che ci possa essere sempre qualcosa di meglio, anche dopo l’ennesimo swipe a sinistra. Siamo nell’epoca di Amazon: tutto subito e come lo vogliamo. Nei rapporti umani questa infallibilità non esiste, anzi le relazioni sono fatte, anche, di delusione, frustrazione, incomprensione e attese. La scomodità che ciò può generare è l’opposto dell’immediatezza con cui le nostre esperienze online prendono forma.Quindi il rischio è abituarsi alla facilità del mondo digitale e ricercarla nelle relazioni non riuscendo talvolta a sopportare quella frustrazione che invece permette ai rapporti interpersonali di crescere e trasformarsi. Se alla prima delusione vado sull’infinito catalogo online per cercare l’anima perfetta, non mi do l’occasione di far maturare un rapporto anche attraverso quella delusione.

Cosa ci dà Tinder​ per non essere soli

C’è anche un altro lato della medaglia però. Infatti come tutte le situazioni complesse, anche le nostre dinamiche relazionali su Tinder non possono essere classificate come giuste o sbagliate in modo semplicistico.Ci sono varie ricerche, tra cui una della pubblicata nel settembre 2017 su Arxiv, che dimostrano come la vastissima scelta del mondo online offra maggiori possibilità di incontrare il partner che abbiamo sempre sognato. Mentre nel mondo fisico siamo ostacolati da una marea di limitazioni. Pensate alle coppie che si creano nel mondo analogico: si tratta di persone che vivono nello stesso luogo o lavorano insieme o frequentano qualche attività comune e in più negli stessi orari. Insomma si tratta di una cerchia limitata di persone proprio per questioni logistiche. Online invece possiamo incontrare persone anche geograficamente più distanti da noi ma con cui scopriamo di avere molto in comune. Per questo, come la ricerca della Cornell University dimostra, le coppie nate online, sembrano effettivamente durare più a lungo. La combinazione ideale potrebbe essere conoscere una persona online ma con quella lentezza che caratterizza il mondo analogico, dandosi il tempo e l’opportunità di costruire un rapporto significativo che rientri prima nei 150 e infine nei 5 identificati da Dunbar.

Digital wellness coach, mindfulness trainer e psicologa. Aiuta le persone a costruire e coltivare il proprio equilibrio interiore nell’era dell’iper-connessione digitale. Nei suoi percorsi e masterclass guida in particolare professioniste e professionisti a migliorare le proprie abitudini per avere più focus, tempo e benessere mentale. Organizza anche ritiri digital detox in cui accompagna gruppi di persone a disconnettersi per riconnettersi a sé.