Welfare: la spesa cresce ma è sbilanciata

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Welfare: la spesa cresce ma è sbilanciata

Le anticipazioni della Seconda edizione del Rapporto del Think Tank “Welfare, Italia” sviluppato dal Gruppo Unipol in collaborazione con The European House-Ambrosetti.

Le anticipazioni della Seconda edizione del Rapporto del Think Tank “Welfare, Italia” sviluppato dal Gruppo Unipol in collaborazione con The European House-Ambrosetti.

La spesa italiana in welfare cresce in maniera costante, ma con una distribuzione non sempre rispondente ai bisogni emergenti della popolazione. La componente previdenziale, infatti, assorbe la quota maggioritaria delle risorse: rappresenta il 58,5% della spesa totale in welfare, in crescita di quasi 1 punto percentuale rispetto al 2019, contro il 23% destinato alla sanità e il 18,5% riservato alla spesa per politiche sociali. 

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Sono alcune delle anticipazioni esclusive dei contenuti della Seconda edizione del Rapporto del Think Tank “Welfare, Italia” sviluppato dal Gruppo Unipol in collaborazione con The European House-Ambrosetti. Il Rapporto analizza lo scenario pre e post Covid del sistema welfare in Italia che vale 493,5 miliardi di euro, pari al 57,7% della spesa pubblica italiana, ed è in aumento di oltre 5 miliardi di euro nel 2020 rispetto alla rilevazione 2019 del Think Tank “Welfare, Italia”.

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In particolare, l’Italia destina risorse aggiuntive a favore della previdenza rispetto ai maggiori partner europei: la spesa previdenziale italiana in rapporto al PIL è pari al 16,3%, lontana dalla media dell’Eurozona (12,3%) e molto al di sopra, per esempio, della Germania (10,6%). Come in molti altri Paesi occidentali, il sistema di welfare italiano – di natura prevalentemente pubblica e obbligatoria – si trova a fronteggiare delle sfide che ne mettono a repentaglio la sostenibilità economica. Secondo dati della Ragioneria dello Stato, nel 2020 in Italia il rapporto spesa pensionistica/PIL – uno degli indici con cui si misura la sostenibilità del welfare pubblico – è salito al 17%, ed è un livello elevato e inatteso dalle previsioni che inciderà in modo rilevante sul futuro del sistema e dei cittadini. In particolare sono due le criticità

  • Demografica. Un’aspettativa di vita sempre più elevata e una contrazione della natalità determinano per il nostro Paese un costante invecchiamento della popolazione, con uno “sbilanciamento” del welfare verso una fascia della popolazione “non attiva” in un contesto in cui la popolazione attiva in grado di versare contributi è in costante diminuzione.
  • Rallentamento della crescita economica e occupazionale. L’Italia presenta tassi di crescita ben differenti rispetto al secondo dopoguerra, periodo di marcato sviluppo per il welfare state come lo conosciamo oggi. Negli ultimi 20 anni l’Italia è stata il vagone più lento d’Europa, con una crescita media quattro volte più bassa rispetto all’UE. Il Paese si può definire in una vera e propria situazione di stagnazione della crescita.

Questo squilibrio può essere colmato solo con un forte pilastro di previdenza integrativa ma il gap in Italia rispetto al resto d’Europa è ancora elevato. Secondo i dati dell’Osservatorio Pensions at a glance 2019 a cura di OCSE chi entra oggi nel mondo del lavoro passerà il 33,6% della propria vita in pensione. Ma oggi, secondo la Relazione annuale 2019-giugno 2020 di COVIP soltanto 1 italiano su 4 sta pensando di costruirsi una pensione di scorta e solo il 35% dei lavoratori dipendenti ha destinato il proprio TFR a una forma di previdenza integrativa.

Pari al 6,4% del PIL italiano, la spesa pubblica in sanità è invece più contenuta rispetto ai principali Paesi europei: la Germania dedica alla sanità risorse pari al 9,6% del proprio PIL e l’intera Eurozona il 7,9%. La sanità integrativa fornisce un sostegno molto rilevante alla propria componente del welfare: basti considerare che a fronte di una spesa sanitaria totale pari oltre 154,8 miliardi di euro, quasi il 26% (più di 40 miliardi) è riconducibile al privato. Tale spesa registra inoltre una crescita costante nell’ultimo decennio. In particolare, dalle anticipazioni della Seconda edizione del Rapporto del Think Tank “Welfare, Italia” emerge come nel sistema italiano la quota prevalente di spesa sanitaria privata è finanziata dalle famiglie con modalità out-of-pocket (90% al 2018 contro l’80% in Spagna e Germania, 75% nel Regno Unito e 56% in Francia). Secondo i dati forniti dalla Corte dei Conti, il 7% del totale di tale spesa (pari a circa 2,5 miliardi di euro) è riconducibile a spesa dei cittadini in compartecipazione alla spesa sanitaria, quali i ticket per l’acquisto di farmaci non rimborsati in parte o completamente dal SSN, le spese relative alla specialistica ambulatoriale, per il pronto soccorso e per altre prestazioni.

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Con 91,4 miliardi di Euro, la spesa in politiche sociali vale il 5,2% del PIL italiano, contro l’8% in Francia, per esempio. Dalle anticipazioni della Seconda edizione del Rapporto del Think Tank “Welfare, Italia” emerge che le voci di spesa principali riguardano la tutela della disabilità (30,5% del totale) e la disoccupazione (29,8%), seguono le politiche per la famiglia (22,2%), quelle per l’esclusione sociale (16,8%) e l’housing (0,6%).

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Mentre nell’ambito della previdenza complementare e della sanità integrativa è facilmente distinguibile l’apporto del privato, le politiche sociali riguardano un’area del welfare in cui è largamente prevalente l’intervento pubblico. Tale concezione delle politiche sociali non deve però trascurare l’intervento di tutti quegli attori che – seppur con azioni non coordinate tra loro – erogano molteplici servizi e prestazioni a beneficio dei cittadini. ​

Aspettando il Welfare Italia Forum 2020

Il Welfare Italia Forum si terrà mercoledì 18 Novembre 2020 in formato digitale.

Per l’iscrizione scrivere awelfare.italia@ambrosetti.eu​

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