Perché non possiamo fare a meno di Taiwan
Una storiella americana – quasi una leggenda metropolitana perché di difficile attribuzione – racconta di una grande impresa manifatturiera, probabilmente una cartiera di Chic
Porte blindate con serrature di ultima generazione, sensoristica alle finestre, sistema di allarme avanzato, videosorveglianza h24, dispositivi di allerta a distanza e poi ancora app e servizi di domotica controllabili dai propri smartphone e sistemi di riconoscimento facciale all’ingresso. Le case in cui viviamo sono sempre più simili a preziosissimi caveau di banca. Scrigni di vita privata da custodire, proteggere da minacce esterne, isolare da un mondo che ci terrorizza e da cui sempre più sentiamo l’esigenza di difenderci.
Secondo il 1°Rapporto Censis 2018 due terzi degli italiani non si sente sicuro in casa propria. Una percentuale confermata lo stesso anno dall’ISTAT che nel suo rapporto “La Percezione della Sicurezza“ sottolineava come “Il 60,2% dei cittadini è (molto o abbastanza) preoccupato dei furti nell’abitazione”.
«Il diffuso sentimento di insicurezza domestica è causato dalla perdita del contatto col territorio in cui viviamo» rileva Changes Francesca Bonarelli, Psicologa delle situazioni di crisi. «Molti di noi vivono in case senza conoscere i propri vicini. Siamo sempre più costretti a trasferirci per lavoro in zone diverse da quelle di nascita, subendo uno sradicamento che colpisce soprattutto i soggetti più deboli, come gli anziani, che rimangono spesso lontani dai propri figli e patiscono anche la mutazione delle relazioni sociali, sempre meno solidaristiche. Vien meno il fattore protettivo della comunità e questo è ovviamente ancora più avvertito nei giorni difficili che stiamo vivendo con il distanziamento sociale, il lockdown, il confinamento nella propria abitazione».
Un senso di insicurezza figlio dell’atomizzazione della nostra società, della fine di quel comunitarismo che molti dei nostri contesti, soprattutto urbani, hanno ormai abbandonato del tutto. «E a questo», aggiunge Bonarelli, «va aggiunta una certa drammatizzazione mediatica, che per fini disparati ha insistito su questi temi per catturare l’attenzione dei telespettatori».
Spaventati, timorosi, insicuri, molti di noi hanno reagito con una frenetica corsa ai ripari tecnologici. Anche nel campo della sicurezza domestica la digitalizzazione sta rappresentando, infatti, una vera e propria rivoluzione. Oltre all’antifurto c’è un mondo di servizi, app, sistemi che stanno letteralmente modificando il mercato della home security.
«Oggi la sicurezza domestica è una delle funzioni della “smart home”» sottolinea Paolo Pizzocaro, Exhibition Director della fiera SICUREZZA, una delle manifestazioni principali del settore che si tiene a Fiera Milano. «L’antifurto è infatti sempre più parte di un sistema molto più complesso. La centralina gestisce in modo integrato antintrusione, videosorveglianza, antincendio, ma anche funzioni domotiche come l’automazione di luci e tapparelle, il riscaldamento o i carichi energetici».
Una casa intelligente dunque, ma anche sicura che trae grande vantaggio dall’evoluzioni e dallo sviluppo delle reti. «La fibra, la banda larga, il 5G sono tutti elementi che consentono una gestione sempre più affidabile di sistemi connessi e un traffico di dati e immagini sempre maggiore e ad alta definizione. Per questo nelle ultime edizioni di Sicurezza abbiamo visto crescere esponenzialmente le soluzioni IoT, la gestione via App, l’integrazione con i sistemi di riconoscimento vocale».
In questa direzione si muove anche Unibox C@SA di UnipolSai, un dispositivo elettronico avanzato e dotato di sensori fumo, acqua, gas/monossido, volumetrici e perimetrali, in grado di proteggere l’abitazione segnalando tempestivamente eventuali emergenza ed avvisando in tempo reale l’assicurato. Garantisce inoltre la sicurezza della persona grazie all’installazione di una telecamera, sirene da esterno ed help button. Tutti i servizi offerti dalla box sono gestibili tramite la App UnipolSai che oltre a ricevere le notifiche dei sensori, consente di attivarli, spegnerli, controllare grazie alla telecamera ciò che avviene all’interno dell’abitazione
L’esplosione delle startup tecnologiche del settore
In un campo a così alto tasso di innovazione, ovviamente, si sono fiondate tante startup giovani e dinamiche che, puntando sull’Internet of Things e sullo sviluppo dei sistemi domotici, sono divenuti veri colossi del settore. Sono aziende che, soprattutto negli Stati Uniti, hanno conosciuto negli ultimi anni una rapida crescita. Molto noto negli ambienti finanziari americani è stato il caso di Alarm.com, un’azienda che si è rapidamente quotata in Borsa a New York, ottenendo subito ottime performance. Altre aziende ormai consolidate nel settore sono SimpliSafe, che offre pacchetti di device per la sicurezza della propria casa, Canary, specializzata in sistemi di videosorveglianza, Notion che è attiva nella sensoristica avanzata, Sun Flower Labs che addirittura mette a disposizione droni per il controllo della propria villa, oppure August Home che invece punta su serrature per porte e videocamere con campanello Wi-Fi connesse.
Discorso a parte merita l’utilizzo di piattaforme di messaggistica istantanee, che sono divenute piazze virtuali di mutua assistenza. È così che i gruppi Whatsapp sono ormai non solo luoghi di discussione dei temi inerenti alla gestione condominiale, ma anche gruppi di controllo reciproco. Dal nord al sud della penisola la cronaca ci ha restituito negli ultimi anni diversi casi in cui piccoli comuni, rioni o contrade hanno difeso le proprie case grazie a gruppi creati su queste chat. Una sorta di comune sorveglianza, che spesso ha assunto le sembianze di vere e proprie ronde digitali, con tutto ciò che consegue dalla probabile escalation di ansia e caccia spesso illegittima al ladro. «L’iper-connessione dei giorni d’oggi non giova al senso di sicurezza» osserva Francesca Bonarelli. «Le ansie in queste chat si moltiplicano, causando un perenne effetto domino e provocando un vero e proprio un contagio emotivo. Chat, Social e tecnologia digitale danno l’illusione di un controllo totalizzante, ma questo è solo una sensazione». La tecnologia consola, rassicura, protegge dalle proprie ansie. Ma sensori e video scanner, chat e app avanzate, facilitando il controllo, alleviano davvero il nostro senso di insicurezza? «No perché l’imprevisto esisterà sempre e per definizione è incontrollabile. E questo genera solo ulteriore ansia e frustrazione» risponde Bonarelli.