Consumi: il codice a barre lascia il posto al Qr
Poco più di 50 anni fa, il 26 giugno 1974, il codice a barre veniva passato per la prima volta dalla cassa del supermercato Marsh nella città di Troy, in Ohio, su una confezione
Quarant’anni fa fu presentato il Macintosh 128K, il primo PC della storia. Oggi intelligenza artificiale, realtà virtuale, internet of things e quantum computing sono i trend che stanno cambiando i nostri computer.
La scena è di quelle viste e riviste online, recitate in decine di serie Tv e citate più volte in articoli sull’accelerazione a cui il mondo dell’informatica assistette il 28 gennaio del 1984. Quel giorno dinnanzi agli azionisti Apple a Cupertino si presentò un giovane e ancora sconosciuto Steve Jobs. «Non fidarti mai di un computer che non puoi sollevare», disse Jobs presentando il Macintosh 128K. Quello che da più parti è stato definito il primo vero PC della storia, fu messo in vendita a 2495 dollari.
Il 128K non fu un immediato successo, ma ebbe il merito di inaugurare una lunga serie di macchine dalla interfaccia grafica sempre più intuitiva e amichevole e che modello dopo modello sono arrivate sino ai giorni nostri.
In un mondo ormai dominato da smartphone e tablet, il rischio è che i vecchi computer fissi o portatili con cui lavoriamo, scriviamo, giochiamo e navighiamo vadano in soffitta. Eppure, parlare di morte dei PC appare oggi ancora prematuro. I PC però stanno velocemente cambiando, seguendo quattro trend tecnologici principali.
L’intelligenza artificiale generativa rappresenta senza dubbio uno dei fenomeni in campo tecnologico che più negli ultimi anni ha riscosso successo e curiosità. L’avvento di ChatGPT ha avuto un immediato riflesso anche nel settore dei personal computer, le cui case madri hanno immediatamente compreso il grande valore aggiunto che l’AI basata sui Large Language Model può rappresentare nella ridefinizione del rapporto utente-macchina.
L’ultima edizione del CES di Las Vegas ha rappresentato una vetrina per illustrare i vari progetti nel campo da parte dei grandi colossi tecnologici. Tra questi a spiccare è stata Microsoft, forte della sua partnership con OpenAI (la casa madre di ChatGPT). L’azienda fondata da Bil Gates ha infatti lanciato Copilot, un servizio di AI Gen integrato in Windows 11. Copilot offrirà un chatbot del tutto simile a ChatGPT deputato a rispondere alle domande degli utenti. Il servizio si basa sul modello Gpt-4 e può generare non solo testo ma anche immagini, grazie a Dall-E 3. La novità principale è il lancio di un tasto dedicato a Copilot posto sulla tastiera dei PC. Il chatbot sarà insomma una realtà che entrerà nella vita di tutti gli utenti, avviando quella che molti hanno definito l’era degli AI PC.
Quale sarà a questo punto la risposta di Apple? Secondo molte indiscrezioni Cupertino entro quest’estate è pronta a lanciare un servizio che sfrutterà l’AI generativa integrato con Siri. Secondo Bloomberg il modello che affiancherà Siri nel prossimo iOS 18 sarà Gemini di Google. Se ne saprà di più durante la prossima Worldwide Developers Conference di Apple.
Un campo che vede invece la casa di Cupertino più avanti rispetto ai concorrenti è quello dello sviluppo degli strumenti di realtà virtuale e aumentata (ARVR). Alla base di questa supremazia c’è sicuramente il lancio dell’Apple Vision Pro, il visore definito da Tim Cook come «la rivoluzione che ci introduce all’informatica spaziale». In attesa della sua consacrazione commerciale (per la verità ancora lontana), il visore Apple ha aiutato sicuramente a comprendere più da vicino la principale conseguenza che l’uso di questi strumenti può portare al mondo dei personal computer: la loro dematerializzazione. Finora tutti i modelli di device della storia hanno, infatti, sempre avuto come limite lo spazio dello schermo, accessibile prima solo con puntatore guidato dal mouse e poi tramite touch. Con i visori ARVR, invece, lo spazio fisico sparisce e la sua estensione si proietta dinnanzi alla nostra vista, con una serie di app e icone virtuali e dematerializzate. Se questi strumenti dovessero effettivamente prendere piede e allargarsi al grande pubblico, allora si potrà iniziare effettivamente a pensare a una morte del computer inteso come oggetto fisico.
Una caratteristica non direttamente riconducibile all’aspetto materiale dei prossimi computer, ma più inerente alla loro funzione, riguarda lo sviluppo sempre crescente dell’Internet of Things. L’enorme mole di dati proveniente da oggetti sempre più connessi richiederà una capacità computazionale sempre più elevata e i nuovi computer potrebbero in tal senso giocare un ruolo importante.
La domotica, la telemedicina e l’industria 5.0 sono ormai realtà sempre più concrete e il loro sviluppo si intreccia da un lato a quello dell’intelligenza artificiale, dall’altro a quello delle reti internet. Non a caso, sempre all’ultima CES di Las Vegas si è molto parlato del lancio del Wi-Fi 7, lo standard wireless con una velocità di trasferimento dati di picco di 46 Gbps (il Wifi 6 non va oltre i 9,6 Gbps). Inoltre, il nuovo Wi-Fi consente ai dispositivi di trasmettere e ricevere simultaneamente su più bande e canali.
Il computer di casa così connesso, insomma, potrebbe divenire un vero e proprio nodo centrale di una rete estesa a cui appartengono tutti i principali oggetti e device con cui siamo abituati a interagire nella nostra quotidianità.
Di quantum computing basato sui qubit, basato sulle regole della fisica quantistica e su una capacità di calcolo esorbitante si parla ormai da diversi anni. Dal punto di vista della realizzazione di macchine quantistiche la strada da compiere è però ancora lunga. La cinese SpinQ Technology ha presentato nel 2023 i primi computer quantistici portatili al mondo. Sono macchine che si possono trasportare e tenere in casa. I modelli si chiamano Gemini Mini, Gemini e Triangulum per un prezzo che parte dai 9mila euro.
Quanto questi esperimenti siano esibizioni di astratto virtuosismo lo dirà il mercato e l’evoluzione tecnologica. Al di là di tutto è improbabile che i computer quantistici sostituiscano quelli basati sulla computazione classica dei bit. Probabilmente li affiancheranno, occupandosi di risolvere problematiche che necessitano capacità di calcolo molto superiori, rispetto a quelle con cui la grande massa degli utenti è abituato ad avere a che fare.