Benvenuti nell’era delle Super app

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Benvenuti nell’era delle Super app

Le prime super applicazioni arrivano dalla Cina e permettono l’accesso a tanti servizi. Il loro mercato sta lievitando.

Ve lo ricordate il 2014? Eravamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica, agli albori di una transizione digitale allora ancora incipiente. Una progressiva esplosione di servizi digitali che iniziavano a coinvolgere tutti gli ambiti della nostra socialità e a riempire i nostri smartphone di tante innovative applicazioni. Quell’anno un report della Commissione europea fotografava una crescita del business delle app, passato dal 2009 al 2014 da zero a 17,5 miliardi di euro di valore.

Tante, tantissime startup si affacciavano sul mercato nei campi più disparati, dalla salute, alla domotica, dal commercio, alle news. Un fenomeno dalla portata talmente globale che si iniziò a parlare di una vera e propria App Economy.

Oggi quell’era d’oro delle app con il suo sapore pionieristico ci appare distante, tanto che nel 2022 per la prima volta l’economia globale delle applicazioni è rallentata, con una spesa dei consumatori per le applicazioni scesa rispetto all’anno prima del 2% a 167 miliardi di dollari. I numeri sono stati diffusi a gennaio di quest’anno dal centro di studio digitale data.it ed hanno raccontato una sorta di passaggio di testimone: dalle applicazioni settoriali e spesso concentrate su un unico servizio a quello delle Super app.

Cosa sono le Super app

La società di consulenza strategica e tecnologica Gartner ha incluso quest’anno le Super app nei principali trend tecnologici del 2023. Per spiegare cosa sono, la multinazionale leader nel settore digitale ha usato una metafora semplice e incisiva: le Super app sono come un coltellino svizzero, combinano cioè insieme le caratteristiche di una applicazione normale, quelle di una piattaforma e quelle di un ecosistema generale. Come nel coltellino svizzero ciascun utente di una Super app può di volta in volta usare uno specifico attrezzo, in base ai suoi bisogni e al suo scopo e inoltre grazie all’intelligenza artificiale adattiva, le aziende possono modificare i modelli usati nelle Super app adattandoli ai dati che emergono dal feedback del consumatore, attraverso algoritmi più o meno sofisticati.

Cosa potremmo fare nel concreto con le Super app

Per capire cosa sono concretamente le Super app basta vedere quello che possono fare. E possono fare di tutto. Se la vecchia applicazione del 2014, per esempio, consentiva di monitorare l’orario di arrivo di un autobus, le innovative Super app consentono di acquistare il biglietto, consultare il percorso più veloce, chattare con il customer care dell’azienda di trasporto, magari anche visitare dei negozi online e perché no, darci notizie sui luoghi che attraversiamo, registrarci ad eventi che si tengono nei paraggi, oppure intrattenerci con dei videogame. La parola d’ordine, dunque, è integrazione. Le Super app, in sostanza, riuniscono una vasta gamma di servizi in un’unica piattaforma e la loro diffusione sta interessando sempre di più le aziende di servizi e non solo, che intravedono in loro un metodo per migliorare la relazione con i clienti e quindi anche la loro soddisfazione.

Quali sono le super app già sul mercato?

L’esplosione recente del mercato delle super app ha una precisa origine geografica: le principali arrivano tutte da Oriente. Non a caso la più celebre super applicazione al mondo è WeChat, nata in Cina nel 2011 come semplice chat (sul modello di WhatsApp) presto si è trasformata ed espansa, andando a integrare tantissimi servizi differenti. Attraverso WeChat gli oltre 1 miliardo di utenti attivi mensili possono ordinare del cibo d’asporto, acquistare abbonamenti per i servizi di mobilità, inviare denaro ad altri utenti e accedere a servizi finanziari vari. Proprio la fintech è uno degli ambiti verso cui hanno maggiormente puntato queste app fattesi super e ormai onnicomprensive. Sempre in Asia, l’indiana Paytm permette ai circa 150 milioni di utenti di pagare le bollette, acquistare biglietti per eventi ma anche effettuare investimenti sui mercati azionari e non solo. Simili a queste super app in Europa c’è Revolut, mentre in Centro America OMNi è una piattaforma per i servizi sanitari, le finanze, i trasporti e la mobilità (anche micro) condivisa.

Con la super app Zalo, invece, ci spostiamo in Vietnam. Simile alla WeChat degli esordi, Zalo permette di condividere messaggi, immagini e videochiamate, ma anche giocare a videogame, fare shopping online o accedere a servizi finanziari.

In giro per il mondo, insomma, sono tanti gli esempi di Super app già attive con risultati rilevanti in termini di user e di fatturato. E il loro successo ha ovviamente iniziato a stuzzicare le mire dei colossi dei social network. Non è un mistero l’ambizione di Meta a fare della sua Whatsapp una super app attiva anche nel campo della finetech e lo stesso Elon Musk nei giorni della tumultuosa acquisizione di Twitter non ha negato di puntare a far diventare il social del l’uccellino blu un app molto più estesa nei vari servizi. “Una app per ogni cosa che si sarebbe chiamata X”, secondo quanto esternato dallo stesso Musk.

Qual è lo scenario futuro?

L’era delle super app è, dunque, appena iniziata e il suo sviluppo, sempre secondo i report di Gartner, porterà entro il 2027 a coinvolgere nel loro utilizzo oltre il 50% della popolazione globale. Sempre più orientate ad abbracciare servizi finanziari dai più semplici ai più complessi, queste app orizzontali stanno progressivamente interessando anche il mondo delle criptovalute, come testimonia la recente crescita di piattaforme dedicate o come hanno annunciato di voler fare big del settore tech come Paypal o Amazon. Un fenomeno che presto si potrà legare allo sviluppo anche del metaverso e delle sue applicazioni, in grado di far immergere l’utente in uno scenario multifunzione in cui si potrà chattare, giocare, comprare beni materiali e scambiare monete virtuali. Una realtà multitasking, proprio come l’utente di oggi che per poter fruire dei più disparati servizi non dovrà più aprire tante app diverse, ma solo una applicazione super. Proprio come si fa con un coltellino svizzero.

Giornalista, pugliese e adottato da Roma. Nel campo della comunicazione ha praticamente fatto di tutto: dalle media relations al giornalismo. Brand Journalist e conduttore radiofonico, si occupa prevalentemente di economia, energia ed innovazione. Oltre la radio ama la storia e la politica estera.