La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
La storia di Dean, un ragazzo scozzese che viveva alla giornata e che grazie a un viaggio, un animale e Instagram ha cambiato la sua vita.
I viaggi sono ritenuti da tempo catalizzatori per il cambiamento e strumenti esperienziali peer (ri)conoscersi a fondo. Tra tutti gli esempi di viaggi memorabili che ho studiato negli ultimi anni, uno mi ha colpito particolarmente perché riesce a mostrare la forza della vita selvaggia in mezzo alla natura, e insieme il potenziale positivo della tecnologia legata ai social media.
Il protagonista è Dean, un ragazzo scozzese che viveva alla giornata, spiantato, senza uno scopo, alla ricerca di un qualche equilibrio.
Il ruspante Dean ha vissuto per tutta la vita nella sua cittadina natale di Dunbar. Ha quasi 30 anni. Non ha mai brillato, né negli studi che sul lavoro. È scostante, si annoia facilmente, non gli piace leggere, non nutre interessi particolari.
Inizia innumerevoli mansioni, sempre come dipendente per piccole società della zona. Solitamente si tratta di lavoretti manuali, si presta come factotum per conoscenti che hanno bisogno di una persona robusta. Nei week end arrotonda come barista nei bar. Ma il lavoro per lui è un male necessario, qualcosa che gli permette di portare a casa dei soldi per fare… cosa?
Non lo sa neanche a lui. Per sua stessa ammissione, ricava scampi di divertimento bevendo molto nei pub, e fumando erba con qualche amico.
I suoi amici, quasi tutti sistemati, lo vedono come un allegro compagnone, ma anche come un clown che alle feste è capace di ubriacarsi e prodigarsi in follie adolescenziali. A volte, anche di attaccare briga e menare le mani. Nessuno crede che possa combinare qualcosa di significativo nella vita.
Nessuno lo sa, ma da qualche anno percepisce un vuoto che gli cresce dentro, sente di girare in tondo. Non ha mai nutrito grandi ambizioni, ma sente che in qualche modo sta buttando via la sua esistenza. Lui non ama parlare di certe cose, la mette sempre sul ridere, cosicché la gente pensa che a lui vada bene così, che dimostrarsi un irresponsabile immaturo sia la sua natura e il suo destino.
Eppure, ha diverse doti tangibili: è intraprendente, avventuroso, coraggioso. Sa aggiustarsi in autonomia in ogni situazione. E dimostra una straordinaria prestanza fisica: una forza e una resistenza fuori dal comune. Inoltre, come risulterà evidente da lì a poco, possiede una grande passione latente: la natura e gli animali.
Una sera il suo amico Ricky gli propone di fare un viaggio. Una sorta di giro del mondo in bicicletta. Anche Ricky sta cercando di riempire il senso di vuoto delle sue giornate. Non per niente, è il miglior compagno di bevute di Dean.
Quest’ultimo non ci pensa due volte: la possibilità di una fuga, il tuffo verso l’avventura e l’ignoto, stando all’aria aperta tutto il giorno. Avrebbero potuto aprire un canale su YouTube e sui social e documentare il loro viaggio. Non sarebbero certo stati i primi, ma chissà, magari qualcuno avrebbe potuto interessarsi alle loro prodezze. Se tante persone riuscivano a diventare influencer di viaggi, perché loro no?
Così, nel 2018 partono. 2 biciclette, 2 zaini, qualche indumento, 2 smartphone e una telecamera GoPro. Sentono di non avere bisogno di altro, carichi di sogni e di entusiasmo.
Ma il loro viaggio si rivela un disastro.
Non basta inforcare i pedali di una bici per sfuggire a sé stessi e cambiare le proprie abitudini, soprattutto se ti sei scelto un compagno con cui indulgere nei tuoi vizi peggiori. Ben presto, ogni tappa del viaggio, ogni villaggio e ogni città si trasformano nella scusa per fare baldoria, e infilarsi nei guai. Dean si ferisce alla gamba e deve ingessarla. Ricky perde un dente. È evidente a entrambi che generano una cattiva influenza uno sull’altro. A un certo punto, Ricky decide di tornare a Dunbar. Dean non ha nulla da fare a casa, così decide di proseguire da solo.
Ora è davvero solo. Si trova in Bosnia, e decide di perdersi qualche giorno tra le montagne, alla ricerca di… che cosa?
Dopo qualche giorno, sente un miagolio tra le rocce. Vede una gattina abbandonata. Ha due occhi verdissimi. È visibilmente stanca e affamata.
Dean si affeziona facilmente agli animali, e subito nutre una consapevolezza: quella gattina ha davvero bisogno di lui. È stata abbandonata, e se non se ne occuperà morirà di fame entro pochi giorni. Così la prende con sé. Attraversa la frontiera nascondendola, e inizia a prendersi cura della micina.
Decide di chiamarla Nala, come la leonessa del Re Leone, perché è intrepida e non ha paura di nulla. Dopo poche settimane, il rapporto con Nala evolve, si fa più complesso, e anche più difficile. Non è facile portare in giro una gattina. Tra vaccini, visti e malattie Dean inizia a capire cosa significhi prendersi cura di qualcun altro più che di sé stessi. E proprio grazie a tutti i piccoli guai e i problemi da risolvere che Nala gli sta portando, per la prima volta sente che le sue giornate acquistano senso.
Nala sembra felice di stare con lui, ma ha bisogno di cure costanti.
Quel ragazzone che sentiva di girare a vuoto vivendo alla giornata, prende a organizzare i suoi orari in modo meticoloso, sviluppa delle routine, si impone nuove abitudini, regole che non possono essere abbandonate al mutare del vento, ma che vanno seguite. L’obiettivo di far star bene Nala lo rende per la prima volta rigoroso.
Senza esserne consapevole, sta diventando grande.
E come in una piccola favola dell’era digitale, Nala diventa la vera protagonista del suo profilo Instagram, portandogli un’attenzione inaspettata da un sacco di persone come lui appassionate di animali, viaggi e della natura. Dopo un’intervista con una rivista di settore molto seguita, il suo profilo 1bike1world esplode da un giorno all’altro e conta oltre 1 milione di followers.
Dean è sbigottito. Certamente felice, ma anche in qualche modo preoccupato: cosa farsene di quella popolarità imprevista e improvvisa?
La risposta non tarda ad arrivare. Durante i suoi viaggi, che durano ormai da un anno, ha conosciuto persone che gestiscono associazioni no profit per animali di tutti i tipi, che non avevano quasi nulla e avevano aiutato lui e Nala senza chiedere nulla in cambio.
Avrebbe ricambiato la loro generosità. Così, lancia delle campagne di raccolta fondi per tutti loro tramite Instagram. E le attività riscuotono un successo oltre le migliori aspettative. Lui e Nala funzionano perché non sono un’operazione di marketing costruita e tavolino, sono veri. Una strana coppia che si è trovata tra le alture della Bosnia, salvandosi a vicenda.
«Ho provato un senso di esaltazione» racconterà Dean: «Per tanti anni mi sentivo prigioniero di lavori di cui mi interessava soltanto lo stipendio. Ora stavo facendo qualcosa che mi andava di fare, anzi, che non vedevo l’ora di fare (…) Avevo scoperto uno scopo in cui sentivo di credere, qualcosa per cui valeva la pena impegnarsi. Una sensazione che non mi era capitata spesso nella vita. Forse era addirittura la prima volta. »
Oggi Dean è un attivista molto conosciuto in rete. Contribuisce a numerose cause per la salvaguardia degli animali e per la sostenibilità ambientale. E insieme a Nala, continua a viaggiare per il mondo in sella alla sua bicicletta.
Un elemento che mi ha colpito molto, sfogliando i suoi post su Instagram, è stata la compattezza della sua community, battezzata da lui stesso il “Team Nala”. Se in molti si limitano a seguire le scorribande della strana coppia aggiungendo i loro mi piace e faccine con gli occhi a cuore, tanti sono microattivisti propositivi, che non vedono l’ora di supportare una causa in cui credono, che danno una mano, si rendono disponibili ad aiutarsi gli uni con gli altri.
Lo stigma dei social media quali “luoghi dell’odio in rete e degli imbecilli che si mettono in mostra” è fuorviante e immeritato. O meglio, racconta solo una parte della storia.
Se ti impegni a seminare del bene, il bene si diffonde. Anche sui social. Se le piattaforme digitali le usassimo per aiutarci a sviluppare le nostre vocazioni, le faremmo diventare luoghi migliori. E noi con loro.