La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
Li diamo spesso per scontati, dimenticati e passati di moda. Ma siamo proprio sicuri?
Un articolo che difenda i libri e li esalti è decisamente ortodosso e conformista, perché in fondo non ce n’è bisogno: siamo già d’accordo in partenza. Il rispetto per i nostri amici cartacei è una delle poche certezze che quasi tutti abbiamo, seconda solo al bene che vogliamo ai nonni, al tifo per l’Italia ai mondiali (sigh…), e poco altro. Tutti i giorni ci divertiamo a leggerli, condividerli, recensirli, costruirci top 10 tematiche e istituire club di lettura, e continuano a non annoiarci e a stupirci.
Oggi mi sono stupito nel mettere insieme 3 caratteristiche peculiari, 3 “superpoteri libreschi”. Presi singolarmente colpiscono, ma messi insieme rivelano qualcosa di straordinario. Il primo superpotere dei libri: sono il complemento oggetto della libertà. Il secondo superpotere dei libri: sono la tecnologia di apprendimento più immersiva che esista. Il terzo superpotere dei libri: sono un formidabile predittore di atteggiamenti delle nuove generazioni.
Partiamo dal primo. Non so se ci avete mai fatto caso, ma le parole «libro» e «libertà» si assomigliano molto. A livello etimologico, sembrerebbero avere gli stessi genitori: le due parole derivano entrambe da liber. Solo che la parola latina ha un duplice significato.
Se usata come aggettivo, liber significa libero. Se usata come sostantivo, con liber si intende uno dei tre strati della corteccia degli alberi. Chi legge tanto tende ad aspirare a un maggior grado di libertà: si emancipa da ciò che affermano gli altri. Le persone che non leggono faticano a elaborare un pensiero critico, diventano facilmente vittime dei mezzi di informazione del loro tempo, manipolate da sedicenti guru.
Non solo. Libero deriva dall’accusativo di liber usato come aggettivo: liberum («Sei una persona libera»). Libro deriva dall’accusativo di liber usato come sostantivo: librum («Adoro questo libro»).
L’accusativo è la declinazione del complemento oggetto. Ecco, con un’assonanza non troppo azzardata è legittimo pensare al libro come al complemento oggetto della libertà, e alla libertà come al complemento oggetto del libro. Infatti, dai libri si estrae la libertà, e dalla libertà si estraggono i libri.
Molti tra i momenti più cupi e repressivi della storia sono coincisi con i roghi di libri. Dalla Cina sotto la dinastia Ch’in che diede alle fiamme le opere di Confucio, ai roghi dei primi imperatori romani. Fino ad arrivare fino ai Bücherverbrennungen organizzati nel 1933 dai nazisti in Germania. Hitler non lo sapeva, ma stava per confermare la profezia del poeta tedesco Heinrich Heine, di origini ebree, quando scrisse «chi brucia i libri presto o tardi arriverà a bruciare anche gli esseri umani».
Passiamo al secondo superpotere. I libri sono una tecnologia fortemente contemporanea e moderna, al passo coi tempi. Per capirlo basta comparare il loro attuale utilizzo rispetto ad altri supporti culturali e di intrattenimento soppiantati da innovazioni digitali. Spesso, nei corsi di digital strategy mi diverto a domandare: «Quanti cd musicali avete acquistato nell’ultimo anno?». Su una trentina di persone, alzano le mani 1-2 persone. Collezionisti, o irreducibili. Poi domando: «Quanti dvd di film, serie tv, documentari?». Qui se alza la mano una persona è tanto. Infine, domando: «Quanti libri cartacei?». Ed ecco che un tripudio di mani scattano verso il cielo.
Per qualcuno può sembrare abbastanza ovvio. Non lo è. Vi invito ad andare a leggere gli articoli sull’industria editoriale intorno agli anni 2010-2015. Era un continuo monito dagli esperti, che ripetevano: esattamente come Netflix ha messo nel dimenticatoio i dvd e Spotify i cd, Amazon, Kindle e gli altri e-reader stanno per spodestare i libri di carta. La maggior parte di chi lavorava nel settore era terrorizzata. Chi si occupava di edtech all’epoca ne era praticamente sicura: pochi anni e (quasi) tutti avremmo letto i libri via schermo. Penserà qualcuno: «D’altronde il libro è un oggetto più bello, avere una libreria è qualcosa di insostituibile».
Eppure, tante persone erano orgogliose della loro collezione di cd e dvd quanto dei loro scaffali di libri. La ragione centrale è un’altra, ed è di natura tecnologica. La tecnologia-libro, incentrata sulla stampa e la rilegatura, produce un oggetto che può essere fruito in modo più agevole e piacevole di un testo via schermo. Quando il testo raggiunge una soglia critica in voluminosità di pagine (e ne bastano solitamente poche decine), leggere su un supporto cartaceo ci permette di apprendere con più facilità, di scendere più agevolmente nella profondità delle argomentazioni (saggi) o delle situazioni (romanzi). L’apprendimento è più circoscritto, anche più “isolato”. Il libro cartaceo non è “aumentato” da notifiche che arrivano a distrarti. Sei tu e quelle pagine, come quando guardi una serie tv che ti isola dalla realtà e ti proietta in un altro mondo.
So che alcuni non saranno d’accordo: anche tra colleghi e amici ci sono persone che pur adorando i libri negli ultimi anni sono passati agli e-reader. Tipicamente l’hanno fatto per 3 motivi: pesano meno, puoi immagazzinare gli appunti in modo più efficace, e la sera con la retroilluminazione puoi leggere senza che la tua dolce metà ti minacci di morte se non spegni la luce (ri-sigh…). Ciononostante, sono una sparuta minoranza, come confermano i dati di vendita degli ebook.
Questo non significa che i libri cartacei siano immortali: è probabile che una tecnologia libresca davvero immersiva sia di qui a venire. E a dirla tutta, non vedo l’ora che accada: sarei curiosissimo e ben disposto. Fino ad allora, la carta rilegata è la tecnologia di apprendimento più potente e immersiva mai esistita.
Il terzo superpotere riguarda soprattutto i romanzi. L’ho scoperto da poco e l’ho trovato stupefacente, anche se in fondo è molto logico. Un predittore molto efficace per capire quanto una nuova generazione si dimostrerà innovativa, creativa, o magari empatica e aperta al diverso, è andare a vedere che tipo di libri abbiano letto.
In uno studio, vennero raccolte le imprese straordinarie compiute dai personaggi delle storie per bambini tra il 1800 e il 1950. Cosa emerse? Che così come i romanzi incentrati su imprese originali e personaggi intraprendenti erano aumentate del 66% tra il 1810 e il 1850, ecco che tra il 1850 e il 1890 il numero dei brevetti registrati aumentò di 7 volte. I libri per bambini riflettevano valori diffusi all’epoca, e li promuovevano: gettavano i semi di innovazione per le generazioni degli adulti futuri.
Spostiamoci all’oggi: qual è il libro per ragazzi più letto degli ultimi anni? La saga di Harry Potter.
Guarda caso, esperimenti recenti mostrano che leggere Harry Potter migliora l’atteggiamento dei bambini nei confronti degli emarginati. Harry e Hermione sono discriminati perché non purosangue, da altri maghi e in particolare dai crudeli Mangiamorte? È così che molti piccoli lettori allenano il muscolo contro i pregiudizi.
Insomma, dimmi che libri leggi, e (almeno in parte) ti dirò che persona diventerai. È bello pensare che le storie dentro ai libri siano così importanti per le bambine e i bambini di oggi e domani. Quindi, oggi più che mai, buone letture a tutti!