La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
La storia di D’Amato che vuole democratizzare l'imprenditoria italiana e ha creato una community di giovani talenti.
«Credo che in Italia ci siano ampie probabilità di riuscita per coloro che vogliono lanciare una startup. Quello che manca, invece, è una cultura imprenditoriale diffusa». Così sostiene Giulia D’Amato, la 31enne co-fondatrice (con il marito Alessio Boceda) del blog Startup Geeks che nel 2020 è stata selezionata dal magazine italiano Forbes tra i 100 migliori talenti under 30.
La bravura di Giulia D’Amato sta nell’aver costruito e fondato la prima community dedicata alle startup italiane: una comunità digitale che, tramite le possibilità di contatto e confronto offerte dal web, innanzitutto ha sdoganato uno dei miti fondativi del settore: ovvero che occorra risiedere in una grande città per fare impresa. Lei stessa rappresenta la smentita vivente di questa asserzione: perché, pur abitando nella provincia mantovana, dove Startup Geeks ha la sede legale, dal luglio 2019 Giulia D’Amato ha saputo aggregare in Startup Geeks Premium, la community per fondatori di startup, oltre un migliaio di abbonati, cui ha offerto opportunità di incontro e networking con esperti e investitori, sessioni di mentorship e di idea validation, webinars e la consulenza da parte di business angels.
«L’idea è nata nell’agosto del 2018, durante il nostro viaggio di nozze, quando io e Alessio abbiamo letto un report dell’UE che posizionava l’Italia 25esima su 28 in termini di progresso digitale» racconta Giulia. «In quel periodo, lavoravamo già all’estero proprio nell’ambito digital. Leggere della pessima performance del nostro Paese ci ha spinto a pensare a come contribuire allo sviluppo della digitalizzazione in Italia. Abbiamo iniziato con un blog sul digital marketing, grazie al quale siamo entrati in contatto con molte startup italiane, che abbiamo iniziato a raccontare. Ben presto, le storie sui tentativi, i dubbi e i fallimenti degli startupper ci hanno portato a creare uno “spazio virtuale” per aumentare la visibilità dei fondatori, che adesso conosciamo come Startup Geeks».
Sotto questa etichetta, in realtà, sono raccolti 3 tipi di contenuti diversi: quelli free, come articoli e guide; la community vera e propria, Startup Geeks Premium, con accesso su abbonamento, e Startup Builder, un incubatore online che offre un programma di formazione, confronto e mentorship personalizzato di 12 settimane. «Nel 2020, Startup builder ha supportato 142 progetti nel definire la rispettiva idea imprenditoriale ed eventualmente lanciarla sul mercato. Tra questi, 91 hanno terminato il programma, 12 si sono costituiti legalmente come startup innovative e 7 hanno raccolto investimenti per 215 mila euro».
Per quanto D’Amato esiti a definire il profilo o l’età dello startupper medio, le qualità imprescindibili sono l’ambizione e la propensione al voler innovare. Quanto al resto, Startup Geeks Premium aiuta gli aspiranti imprenditori, specie durante le fasi iniziali del progetto, a imparare quasi tutto: redigere un business plan, trovare un commercialista o scegliere quale contratto di lavoro adottare.
«Prima di lanciarsi a capofitto in un progetto imprenditoriali consiglio di attuare una fase di validazione per verificare che il problema individuato sia realmente percepito dal cliente target” insiste Giulia. “Questo passaggio è fondamentale per evitare che il prodotto/servizio offerto risulti un fallimento per mancanza di domanda nel mercato di riferimento».
Dopodiché, se il processo di validazione ha esito positivo, è necessario essere molto tenaci di fronte agli ostacoli, ma anche flessibili e pronti al cambiamento. Durante il percorso che conduce al mercato, tutto può variare, dai componenti del team agli investitori, persino l’idea iniziale può essere sottoposta a modifiche. «Anzi, l’idea di per sé vale l’1%; il 99% è l’execution, ossia il modo in cui l’ideatore e il suo team la realizzeranno» distingue D’Amato. «Per questo ci proponiamo la diffusione delle competenze imprenditoriali necessarie alla realizzazione di progetti innovativi: per riuscire, oltre ad avere un’intuizione, occorre poter fare network e accedere a informazioni preziose, non rimediabili altrove. Diversamente, l’accesso al mondo dell’imprenditoria non potrà mai essere davvero democratico».