PMI e agricoltura sotto pressione: i settori più esposti ai disastri naturali

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PMI e agricoltura sotto pressione: i settori più esposti ai disastri naturali

L’impatto delle catastrofi su piccole imprese e aziende agricole. Dati allarmanti sulla bassa copertura assicurativa e conseguenze economiche. Strategie per incentivare la protezione di filiere strategiche.

Il tessuto produttivo del made in Italy, rappresentato per la maggior parte da eccellenze realizzate da aziende di piccole e medie dimensioni e dall’unicità della filiera agricola i cui prodotti sono esportati in tutto il mondo, è in pericolo. Non parliamo dell’effetto delle tariffe doganali ma dell’impatto delle catastrofi naturali che hanno messo in evidenza l’estrema esposizione a fenomeni sempre più distruttivi e frequenti. Secondo un recente studio di Cerved sono 73.000 le imprese italiane che si trovano ad affrontare un rischio climatico significativo. I settori più esposti sono quelli dell’energia, dell’oil&gas, del cemento, dell’acciaio e dell’agricoltura. Per Germanwatch l’assegno staccato per i danni è stato salatissimo: fra il 1992 e il 2022 parliamo di 60 miliardi di euro.


Il primo settore il più vulnerabile

La crisi climatica non guarda i confini e tutta l’agricoltura europea è in grande sofferenza: secondo un recente report di Bei (Banca europea degli investimenti) e Commissione UE, gli eventi climatici estremi causano mediamente 28,3 miliardi di euro di perdite ogni anno per il comparto agricolo. Ancora una volta, però, è l’Italia, assieme alla Spagna, a patire i maggiori danni che possono arrivare a 20 miliardi di euro in un solo anno. Come se non bastasse la situazione è destinata a deteriorarsi:

  • nel 2050 si prevede che le perdite massime probabili delle colture dell’UE aumentino del 45-63% (51-57 miliardi di euro);
  • alcuni Stati, come Italia e Spagna, più esposti alla siccità estrema potrebbero subire perdite anche del 74% superiori a quelle attuali;
  • solo il 20-30% delle perdite agricole causate dalle condizioni atmosferiche è assicurato attraverso sistemi pubblici, privati o mutualistici.

Il quadro è aggravato da un contesto climatico sempre più instabile come ha messo in evidenza l’Osservatorio Città Clima di Legambiente realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol:

  • 351 eventi meteo estremi sono stati registrati in Italia nel 2024;
  • aumento del +485% rispetto al 2015;

le tipologie di evento più frequente sono state siccità (+54,5%), esondazioni (+24 %) e allagamenti (+12%).

Italia sottoassicurata

Di fronte a uno scenario di questo tipo in rapido e profondo deterioramento, però, le Pmi italiane, soprattutto quelle agricole, scontano un basso livello di protezione. Sempre secondo Germanwatch la sottoassicurazione raggiunge il 98 % per i terremoti e il 97 % per le alluvioni e complessivamente soltanto il 7% delle Pmi ha una polizza ad hoc.

Le iniziative legislative

Qualcosa però si muove: dal 1° gennaio 2023 è operativo il Fondo mutualistico nazionale Agri-CAT, finanziato con 350 milioni di euro annui e destinato a garantire copertura contro rischi catastrofali agricoli.

La situazione potrebbe cambiare anche grazie alla Legge di Bilancio 2024 che ha introdotto un obbligo per tutte le imprese (tranne quelle agricole che usufruiscono del fondo dedicato) di stipulare una polizza assicurativa contro calamità naturali per fabbricati, impianti e attrezzature. Questa mossa è volta a sostituire la logica emergenziale con un sistema strutturale di gestione del rischio.

I tempi per adempiere all’obbligo di sottoscrizione cambiano in base alla dimensione delle aziende.

  • Grandi imprese: 31 marzo 2025 (periodo di tolleranza di 90 giorni)
  • Medie imprese: 1° ottobre 2025
  • Micro e piccole imprese: 31 dicembre 2025

Il decreto prevede anche un meccanismo di riassicurazione pubblica tramite SACE, che può coprire fino al 50 % degli indennizzi, garantendo così stabilità al sistema assicurativo e contenimento dei costi.

Interventi strategici in pochi passi

L’obbligo di copertura CAT-NAT rappresenta un primo passo importante ma è necessario non abbassare la guardia alla luce dei dati e della situazione generale. Ecco, quindi, alcune direttrici di intervento strategico su cui sarà necessario puntare nei prossimi anni:

  • estensione della copertura assicurativa con strumenti chiari e accessibili con piattaforme trasparenti di confronto tra offerte e polizze semplificate e scalabili;
  • incentivazione alla partecipazione al Fondo Agri-CAT con la possibilità di estendere i fondi mutualistici a più colture e territori;
  • diffusione polizze parametriche in agricoltura in grado di garantire indennizzi rapidi e automatici in caso di siccità, grandine o temperature estreme;
  • integrazione tecnologie di prevenzione e IA come la piattaforma IdroGEO, in grado di identificare rischi di frane su base territoriale ma non solo LINK AL PEZZO TECNOLOGIA E ASSICURAZIONI;
  • campagne di alfabetizzazione assicurativa caratterizzate dalla stretta collaborazione tra istituzioni, associazioni di categoria e compagnie.

Fonti principali:

  • Cerved, La transizione climatic, dicembre 2024
  • Germanwatch, Climate Risk Index 2025, febbraio 2025
  • Commissione europea/BEI, Insurance and Risk Management Tools for Agriculture in the EU, maggio 2025

Osservatorio nazionale clima Legamebiente/Unipol, Bilancio 2024, dicembre 2024

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