L’autoproduzione è una moda arrivata per restare

Society 3.0


L’autoproduzione è una moda arrivata per restare

Dal pane in casa al lievito, dalle mascherine all’amuchina. Il 2020 in Italia è stato l’anno del riavvicinamento al “fatto in casa”. E il 2021? Secondo l’ecologista Lucia Cuffaro, sarà il momento del ritorno alla terra, in chiave contemporanea.

Pane fatto in casa, mascherine di tessuto, ma anche lievito madre, igienizzanti naturali, prodotti per la cura di sé. In Italia il 2020 ha visto accendersi un interesse, o un ritorno, all’autoproduzione e alla ricerca online del “come fare”, certificata dai Google Trends. L’insorgere della pandemia, nei primi giorni e settimane di emergenza, ha determinato la carenza di alcuni prodotti, seguita dalla scoperta di poterli replicare facilmente a casa. Una risposta a una situazione di necessità, che però si inserisce in e trae forza da un cambiamento di sensibilità e un’attenzione verso metodi e stili di vita più sostenibili. «Ho la sensazione che l’avvicinamento all’autoproduzione sia stato completamente sdoganato nel 2020 e non solo per mancanza di cose da fare», esordisce Lucia Cuffaro, fondatrice della prima Scuola dell’Autoproduzione online e tra le pioniere e maggiori esperte in Italia di pratiche ecologiche, che diffonde attraverso libri, programmi tv, blog, corsi, eventi. «C’è stata una riflessione sul tema della prevenzione, della cura di sé e della salute. Insieme all’autoproduzione, hanno avuto un boom temi come il biologico, il consumo critico, la filiera corta, i gruppi di acquisto, insieme al ritorno alla terra: declinato anche in chiave cittadina, con le coltivazioni in casa o in balcone. Ma è da anni che si registra un interesse crescente verso questi temi. L’approccio ecologico è diventato di moda, è ispirante».

Lucia Cuffaro ha un percorso di studi legato alla sociologia e si è laureata con una tesi in marketing «che è stata a suo modo fondamentale perché mi ha fatto capire che, nella vita, volevo impegnarmi a fare l’esatto contrario della persuasione all’acquisto», racconta. Inizia a muoversi attivamente verso uno stile di vita più sostenibile nel 2007 come volontaria. Negli anni è poi riuscita a far coincidere passione e lavoro, curiosità personale e formazione altrui. Ha visto e vissuto la trasformazione di mentalità e l’avvicinamento a questi temi – «dieci anni fa chi andava in giro con una borraccia d’acqua in città veniva guardato male, forse anche deriso. Oggi avviene qualcosa di simile con le bottigliette di plastica» – e ha il polso dei trend presenti ed emergenti. 

Il boom della pasta madre

Dal 2012 cura una rubrica fissa di autoproduzione su Rai Uno, all’interno del programma Uno mattina in Famiglia, una prospettiva interessante per osservare, attraverso lo share, come l’autoproduzione e l’attenzione a stili di vita più sostenibili stiano diventando via via sempre più familiari nel nostro Paese. «La scorsa primavera avevamo deciso di lavorare a una serie di puntate sul verde in casa, sul giardinaggio e sull’orto, e sull’autosufficienza legata alla produzione di lieviti naturali. Ricordo che la mia rubrica su come produrre la pasta madre e il lievito per dolci istantaneo con bicarbonato e zucchero ebbe più share della messa del Papa. Credo che le persone abbiano sentito un bisogno forte di alimentare l’anima, anche con un ritorno all’essenza delle cose». Il primo lockdown è stato per tanti l’occasione di riscoperta di pratiche antiche che, con gli strumenti di oggi, sono facilmente replicabili anche da un principiante: dalla coltivazione dei germogli alla produzione del pane o di un deodorante naturale. «Faccio un esempio con un approccio un po’ sociologico. In Puglia manca una generazione di persone che sa fare in casa le orecchiette, ci sono i giovani e i loro nonni, ma i genitori, gli adulti degli anni Ottanta, non hanno mai imparato perché, ai tempi, realizzare la pasta da sé voleva dire automaticamente essere avari o indigenti, quindi la si comprava in negozio». Negli ultimi dieci anni si è recuperato il valore del fatto in casa e, secondo Cuffaro, è cambiata la percezione del “già pronto” del supermercato «in particolare, penso a merendine e bevande zuccherate che si conservano per anni e il cui consumo abituale può determinare nei bambini patologie come il fegato grasso (o steatosi epatica)».  

Oltre alla lievitazione, alla pasta madre e agli igienizzanti naturali, nel 2020 è emerso un quarto tema molto forte: quello dell’orto in casa, legato alla sperimentazione degli ortaggi che ricrescono a partire dai loro stessi scarti, con tre metodi totalmente naturali che richiedono solo acqua e qualche stoviglia. «È uno dei temi che sul blog ha creato più interesse: in questi mesi ho ricevuto migliaia di feedback e foto di persone che hanno provato», continua. Anche questo elemento va nella direzione del crescente impegno contro lo spreco alimentare evidenziato dall’ultimo rapporto di Waste Watcher International Observatory. Nel 2020 in Italia, sono stati infatti sprecati “solo” 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana), l’11,78 per cento in meno rispetto al 2019, equivalenti a 222mila tonnellate di cibo salvato. C’è ancora molto da fare ma il dato è notevole.

I nuovi trend

«Nel 2021 sento crescere l’interesse verso l’alimentazione vegetale e stagionale, con un boom sul tema dei fermentati e della germogliazione, i cosiddetti superfood».  Un altro trend di quest’anno, e del futuro, è il ritorno all’agricoltura e al concetto di comunità come centro di produzione, scambio, confronto e connessione con altre realtà. Declinato sulle città, può assumere i contorni di spazi come orti condivisi, community garden, food forest e CSA, ovvero Comunità supporto all’agricoltura, formate da gruppi di cittadini che decidono di sostenere, anche non solo economicamente, un’attività agricola in cambio di prodotti e formazione (a Milano, la comunità di Cascinet è tra i modelli più interessanti). Uno dei lasciti di questa pandemia è la r​icerca del benessere personale, ambientale e sociale che, secondo Cuffaro, ha finalmente messo radici. Anche le multinazionali si stanno adeguando, proponendo prodotti più sani e avviando la transizione verso la sostenibilità. È da s​egnalare anche il recente interesse della politica. Proprio nel suo discorso di insediamento, il premier Mario Draghi ha confermato il suo impegno a inserire in Costituzione i concetti di ambiente e sviluppo sostenibile. Non è una proposta nuova, il Parlamento ne ha discusso a più riprese per 40 anni (il primo tentativo risale al 1979 senza che le parole avessero mai seguito. Mai come questa volta potrebbe diventare una concreta possibilità.

Giornalista, coordina i contenuti editoriali di How to Spend it, il mensile di lusso e lifestyle del Sole24Ore, edizione italiana del magazine del Financial Times. Scrive di sostenibilità e tecnologia, seguendo le loro ramificazioni nel design, nel food, nell'architettura, nella moda. Ha collaborato con le pagine di cultura e spettacolo de Il Giornale, il magazine della Treccani, Wired Italia, Linkiesta, EconomyUp, Polihub, l'incubatore di startup del Politecnico di Milano. È stata assistente di ricerca all'università IULM per il corso di Comunicazione Multimediale.