Il 47% dei giovani italiani è insoddisfatto della formazione che sta ricevendo considerata troppo teorica e poco pratica. Il 43% ritiene non prepari al mondo del lavoro. I risultati della ricerca Generationship 2024 di Unipol Changes realizzata da Kkienn su un campione di Millennials e Generazione Z.
Per i giovani italiani acquisire un buon titolo di studio è il viatico oggi più importante per migliorare la propria situazione esistenziale: un’istruzione di qualità è la condicio sine qua per trovare lavoro, fare carriera e raggiungere la serenità economica.
A giudizio dei giovani, l’istruzione che essi hanno ricevuto dalla scuola è mediocre (voto 6.3).
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I difetti sono numerosi e gravi:
è basata su un modello educativo superato: troppa teoria e poca pratica ed esperienza sul campo (47%);
molti insegnanti sono di cattiva qualità (44%);
non prepara per il mondo del lavoro (43%);
mancano attrezzature e strutture adeguate (42%);
non prepara alla vita sociale e civile (40%).
I pregi – relativi alla missione interdisciplinare (umanistica, sociale e scientifica: 29%), a quella educativa (trasmettere il sapere: 27%, dare una buona preparazione generale: 25%) e all’ampia gamma di insegnamenti offerti (22%) – non sono sufficienti a compensare i difetti.
Nell’ultimo anno sono aumentate tutte le criticità da noi misurate, ed in particolare i programmi che non valorizzano le differenze individuali (+6 punti), la scarsa qualità degli insegnanti (+4 punti) e la qualità dell’istruzione variabile da regione a regione (+4).
Viceversa, sui pregi poche novità ma importanti: trasmette conoscenza e cultura (+6) e dà un’ottima preparazione generale (+6). In altre parole, sono in aumento quanti riconoscono come pregio alla scuola italiana la sua vocazione umanistica. Ed è proprio la generazione più giovane, la Gen Z, ancora a scuola o che ne è appena uscita, ad attribuire le valutazioni più positive.
Nel complesso gli aumenti di difetti e di pregi si compensano e la valutazione dell’istruzione ricevuta resta la stessa del 2023 (6.3), non certo eccellente.
Da notare che la valutazione degli adulti sull’istruzione da essi ricevuta nei decenni passati è ben diversa (6.9), a riprova che il gap attuale non è ineluttabile. Senza però una rivoluzione strutturale, che ripensi mission (non solo trasmissione del sapere ma anche preparazione al lavoro), rifondi la didattica (meno teoria e più pratica/esperienza, insegnanti migliori, rapporti diversi con gli studenti) fino agli strumenti (investimenti sulle strutture e le attrezzature), il viaggio delle nuove generazioni nella vita sarà zavorrato in partenza.
Primo laureato in Italia in data analysis applicata alle scienze umane, ha insegnato Tecniche di ricerca psicologica e analisi dei dati presso l’Università di Torino. Ha fondato e attualmente dirige Kkienn Connecting People and Companies, azienda specializzata nella ricerca e consulenza sul cliente. Come direttore di istituti di ricerca, vicepresidente di società di consulenza internazionali (Cap Gemini) e ricercatore ha collaborato con molte delle maggiori imprese del Paese. Scrive per il Corriere della Sera. Per il Gruppo Unipol cura la realizzazione di GenerationShip, l’osservatorio sulle nuove generazioni.
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